Pasqua terremotata

domenica 12 aprile 2009
PASQUA del Signore

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GIOVEDàŒ SANTO…
Durante la cena, quando il diavolo aveva già  messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perchè lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perchè anche voi facciate come io ho fatto a voi»
(dal Vangelo di Giovanni 13, 1-15)

VENERDàŒ SANTO
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinchè si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «E’ compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
(dal Vangelo di Giovanni capitoli 18-19)

DOMENICA DI PASQUA
Passato il sabato, Maria di Mà gdala, Maria madre di Giacomo e Salòme comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole.
Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. E’ risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea. Là  lo vedrete, come vi ha detto”».
(dal Vangelo di Marco 16,1-7)

Per una strana e terribile coincidenza, la settimana che per noi cristiani ricorda e celebra la Passione di Gesù, è iniziata con la via crucis del popolo abruzzese colpito dal terremoto nella notte tra la Domenica delle Palme e il Lunedì Santo.
In questi giorni in tutte le chiese (ma purtroppo non in quelle delle zone terremotate, distrutte dal sisma) si rievocano con riti antichi gli ultimi giorni della vita di Gesù. Si ricorda l’ultima cena, nella quale il Maestro insieme ai suoi discepoli, spezza il pane e distribuisce il vino, segni della sua vita spezzata e donata, e compie il gesto della lavanda dei piedi, con la quale insegna lo stile del cristiano che è il servizio.
Il venerdì santo ricordiamo la morte in croce, con la quale il Figlio di Dio compie l’estremo abbassamento compiuto per amore di tutti. E infine domenica, ad iniziare dalla veglia notturna e poi in tutte le messe, celebriamo il centro della nostra fede, cioè Gesù risorto da morte, sapendo che questo annuncio della resurrezione da quel giorno non si è più fermato, ed è stato portato avanti da generazioni di credenti in ogni luogo e in ogni tempo.
E’ davvero terribile questa coincidenza tra Pasqua e Terremoto, e personalmente non riesco a vivere questi giorni e tutte le celebrazioni senza sentirmi coinvolto e con il pensiero a quel che è successo (e che sta succedendo) in Abruzzo. Ammetto di avvertire dentro quasi un senso di colpa mentre preparo i vari riti del Triduo Pasquale nella mia chiesa nuova e tranquilla. Mentre io mi preoccupo di quel candelabro da posizionare o di quel drappo, mentre sistemo le letture e organizzo la veglia di sabato sera, nello stesso momento migliaia di persone e anche tanti miei confratelli preti hanno chiese e case sventrate, piangono persone care scomparse e non possono a malapena recuperare che qualche vestito dalle case pericolanti.
Penso che mentre io compio dei riti che ricordano la Passione di Gesù, in altri luoghi del dolore vero e attuale, come in Abruzzo, la Passione di Gesù è ricordata in modo più vero e attuale.
Nel giovedì santo, con la lavanda dei piedi, ricordiamo la centralità  del servizio nella vita cristiana: in Abruzzo abbiamo visto questo servizio nelle migliaia di persone che si sono date da fare per soccorrere i terremotati fin dai primi istanti. Nelle mani nude che toglievano le pietre polverose delle macerie e soccorrevano le persone, ho visto le mani di Gesù che piegandosi come il più umile dei servi, si prende cura dei piedi impolverati e stanchi dei suoi discepoli.
Il venerdì santo viene ricordata la morte di Gesù in croce: proprio questo venerdì santo le quasi 300 vittime ricevono il saluto cristiano e civile dell’intera nazione. Ogni famiglia di quelle terre ha il suo monte calvario reale, e proprio come Gesù sulla croce possono gridare “Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato?”

    Rimane la Pasqua come ultimo atto di questa Passione.
    Dopo tre giorni il Signore fa rotolare via la pesante pietra che lo tiene prigioniero nel sepolcro, ed esce vivo. Noi cristiani lo annunciamo e lo celebriamo. In Abruzzo penso che ci vorranno molto più di tre giorni per poter far risorgere quel che il terremoto ha distrutto. Non penso solo alle case e ai monumenti, ma penso prima di tutto alla speranza e alla vita normale delle persone.
    Quando la morte ci colpisce, noi esseri umani abbiamo bisogno di molto più tempo per ritornare a sperare nella vita.
    Credo che proprio per questo il Signore è risorto. Non ci fa una colpa se per noi uscire dai sepolcri è più difficile e ci mettiamo più tempo. Ma proprio in questo momento è fondamentale non fermare quell’annuncio di Pasqua che le donne del vangelo hanno iniziando la mattina del giorno dopo il sabato.
    C’è davvero bisogno di annunciare la vittoria della vita sulla morte. E lo possiamo annunciare con i riti pasquali e con la vita. Annunciamo che Cristo è risorto con la preghiera di questi giorni (più difficile ma non meno vera e necessaria) e lo annunciamo con i gesti d’amore che fanno risorgere la speranza e la voglia di vivere.


Giovanni don

11 comments

  1. Grazie, ho condiviso il link del commento sul mio facebook, così da poter diffondere i bellissimi pensieri che scrivi sul tuo sito con tutti i miei amici. Buona Pasqua!

  2. Grazie!
    I tuoi pensieri accompagnano ogni mia domenica e celebrazione.
    L’attualità e la profondità nell’interpretazione della Parola mi aiutano a vivere in un modo migliore la mia Fede.
    Spesso inoltro i tuoi commenti a tanti giovani assetati di Dio.
    Continua cosi.
    Guido, Chiampo

  3. Don Gio, sei sempre stato un grande. per me oggi lo sei ancora di piu’. sono fiera di averti conosciuto e ringrazio Gesù perchè tu esista. le tue parole sono molto belle e mi fanno sempre riflettere, grazie per quello che fai!
    Janan

  4. Pasqua 2009
    Questa nostra notte
    assente di senso
    ha creato sepolcri
    e rovine
    e ammassato pietre.

    Esistenze finite
    e chi resta
    colpito e ferito
    ricorda
    abitudini morte.
    Tu non sei più qui!

    Continuare la vita, dove?
    Tra i poveri resti
    del nostro vissuto
    o nel gesto nuovo,
    che inventa costruisce
    riannoda le vite.

    Rassicuraci,
    tu che fai nuove tutte le cose
    fatti incontrare
    – toccare-
    Risorto.

  5. ciao don Giovanni, la vita va avanti sempre e comunque .Oggi stavo piantando dei fiori con mia moglie e assieme dicevamo:noi stiamo abbellendo il giardino e giù in Abruzzo non hanno nemmeno le case….ci piacerebbe fare qualcosa. Buona Pasqua

  6. don giovanni
    io non credo che Dio ci abbandoni,mai!!! … piuttosto sono sempre più convinto che Caino non morirà mai.Cosa urlano a fare “nessuno tocchi Caino” si difendono benissimo da soli,anzi si spalleggiano e si proteggono…

  7. la chiesa dove ho vissuto la Pasqua ha letto Marco 16,8
    “Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro perchè erano piene di spavento e di stupore.E non dissero niente a nessuno perchè erano impaurite”ecco don ho amato molto questa parola perchè ero tentata d tacere temevo le accuse di essere una che fa festa mentre i suoi fratelli muoiono.Una che adora una statua mentre si celebrano funerali a salme di carne…e invece anche la Parola nn sta fuori dalla storia non abbandona nn cambia binario ma e’rispettosa la Parola si lascia coinvolgere, coinvolge sta vicino rispetta i tempi comprende come stai messa.Quando son tentata di pensare che voi preti vi vestite di bianco e oro quando son tentata di pensare che noi laici veniamo profumati di incenso cerco di assumermi la mia piccola responsabilità cerco di dirmi che possiamo agghindarci e profumarci “solo e semplicemente” x gratitudine in Gesù che assume su di se un vestito regale fatto col suo sangue e che questo segno va testimoniato nella cura x chi ci sta accanto nella vita e x i piú deboli
    T pubblico anche io grazie sempre g

  8. Quello che mi rattrista di più è che ci è voluto un evento così drammatico come il terremoto della settimana scorsa per far sentire
    “quasi un senso di colpa” ad un prete mentre, durante il periodo più intenso dell’anno per un cristiano, dedica il suo tempo a candelabri e drappi…è questa la chiesa che ci ha lasciato Gesù? che cosa altro deve succedere per smuovere almeno la metà dei preti che guidano le nostre comunità ?

  9. Il fatto è, Tommaso, che i preti non devono guidare la comunità , ma farsi compagni di viaggio, usando quei carismi che l’essere presbiteri li caratterizza.
    La comunità è ognuno di noi… quando riusciremo a prenderne coscienza?
    Buona vita!

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