domenica 11 gennaio 2009
BATTESIMO di Gesù
In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nà zaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
(dal Vangelo di Marco 1,7-11)
Con questo rito di purificazione nel fiume Giordano, Gesù inizia il suo ministero di Messia, nel quale farà conoscere Dio Padre e il Suo Regno, che è presente già sulla terra, con la predicazione e soprattutto con la stessa sua vita.
Anche noi con il Battesimo abbiamo iniziato il cammino di vita e di testimonianza cristiana. Il Battesimo ci rende infatti come Gesù… anzi, ci fa diventare parte di Lui, un “pezzetto” di Gesù che messo insieme a tutti gli altri (gli altri cristiani) formamo il Corpo di Cristo. Lui è vivente ancora oggi perchè noi tutti come cristiani messi insieme siamo vivi, e continuiamo quello che Lui ha fatto, portiamo avanti il suo messaggio secondo il suo stesso stile di vita.
Problema numero uno: io non ho scelto di essere e di fare tutto questo! Non ricordo di aver dato il mio consenso ai miei genitori di farmi diventare cristiano…
Problema numero due: dove sta per me quella libertà dei figli di Dio se oramai sono “inserito a forza” nella Chiesa?
Molti vivono il Battesimo ricevuto come una sorta di “violenza” spirituale che li ha inseriti in una realtà che sentono imposta. Molti altri (forse la maggioranza?) non dicono nulla e semplicemente non ci pensano; vivono l’appartenenza cristiana come una sorta di “fatalismo” che però li lascia liberi di aderire o meno, in parte o al tutto… tanto “non l’ho scelto io…” Essere cristiani si riduce quindi ad una appartenenza molto cultural-folcloristica. Ci si sente cristiani come ci si sente italiani.
A mio avviso tra queste due posizioni trovo più interessante la prima. In questa “ribellione” all’imposizione del Battesimo c’è la convinzione che la fede non può che essere che una scelta libera e consapevole.
Io sono quel che scelgo di essere, e devo scegliere quello che vivo, specialmente se si tratta di qualcosa di fondamentale come la vita interiore da dove ha inizio la mia vita di ogni giorno.
La fede non va subìta o sopportata, va scelta.
Credo davvero che per una buona crescita di fede cristiana si debba passare necessariamente da un rifiuto di questa, se vissuta come imposizione e fatalismo.
E’ tipico dell’età dell’adolescenza rifiutare le regole degli adulti e “trasgredire”. E’ una fase necessaria che dà l’occasione di riscegliere personalmente e in modo adulto i valori che stanno dietro le regole. All’adolescente non basta come motivazione di una regola il “si è sempre fatto così” e il “perchè di si…e basta”.
Così è anche per chi vuole crescere nella fede, nell’essere “di Cristo” con il Battesimo.
Io non ho scelto il Battesimo, quando i miei genitori da piccolo mi hanno portato in Chiesa, ma lo scelgo ora, e lo voglio scegliere anche domani. Non ho paura delle crisi e dei dubbi che mi possono assalire. Non mi accontento di “eseguire” il minimo delle regole senza ragionare, e in una infantile e de-responsabilizzante obbedienza cieca. Non mi basta che le cose della fede “le abbia dette il prete in chiesa”. Voglio capire anch’io, voglio andare in fondo e discutere.
Penso che i dialoghi più fecondi li ho avuti proprio con chi contestava la fede, la Chiesa, le regole e anche il Vangelo. Ho avuto occasioni preziose per uscire dai “luoghi comuni” che rischiano di non farmi ragionare, e sono stato “costretto” a ri-motivare le cose che dico e che vivo.
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Gesù quel giorno nel fiume Giordano non ha compiuto solo un formale rito esteriore. Quel giorno i cieli si sono aperti per lui e Gesù Figlio ha sentito con le sue orecchie umane la voce di Dio Padre che gli diceva “…sei l’amato…”.
E’ con questa consapevolezza profonda di amore vero che Gesù allora si è mosso.
La fede ci deve colpire al cuore perchè non basta che sia una adesione formale. Il nostro Battesimo non deve avere la sua unica prova nel registro parrocchiale custodito gelosamente negli archivi del prete. Il nostro Battesimo si deve vedere nel nostro agire quotidiano convinto e sereno. Si deve vedere anche nei nostri occhi!
Chi mi incontra possa sempre vedere in me un individuo che proprio in quel momento (con la parola e i fatti) sceglie di esser cristiano. Chi mi incontra possa sempre vedere in me uno che sceglie di essere “Cristo”, per lui.
Giovanni don
grazie don Giovanni! ciao
Una domanda: allora perchè ci si battezza da piccoli ? Avevano ragione gli Anabattisti che battezzavano solo da adulti ?
Attendo chiarimenti don: grazie
questo commento può aiutare soprattutto i genitori nel momento in cui i figli adolescenti si “ribellano”, e ci si chiede “dove ho sbagliato”, prendiamolo veramente come momento di crescita e maturità e nel rispetto dei nostri figli cresceremo anche noi nella fede, se veramente li affidiamo a Lui
Spettacolare la vignetta!!!
interessante
Il battesimo, è comunque un dono che mi è stato dato! A me, a noi, dopo tocca valorizzarlo. Il dono all’inizio posso anche non comprenderlo nel suo valore ma è ugualmente positivo. Anche la vita, del resto, non l’ho scelta volontariamente e liberamente. Posso pienamente realizzarla oppure no! Perchè dunque radicalizzare il problema? Lasciamo che la grazia sacramentale, conferita nel battesimo produca i suoi frutti nei modi e nei tempi stabiliti dal Signore Gesù e non semplicemente con il nostro modo di risolvere e trattare in modo troppo umano e razionalistico il grande mistero dell’Amore di Dio.
Saluti! Comunque ti ringrazio tanto per il servizio della Parola che settimanalmente offri a tutti noi.
Da genitore posso anch’io aggiungere qualcosa? Se noi genitori desideriamo “il meglio” per i nostri figli e siamo coscienti che essere figli di Dio sia il meglio, facciamo loro anche questo dono perchè lo riteniamo indispensabile per la loro felicità . D’altra parte non aspettiamo che prendano coscienza del valore dello studio per mandarli a scuola.
Da “cercatrice di Dio” aggiungo ancora qualcosa. La riscoperta del proprio Battesimo. o meglio, il riappropriarsi della propria dignità di figlio, non è solo prerogativa degli adolescenti, ma di ogni persona che, vivendo, si accorge di non conoscere mai abbastanza Gesù.
Non ho stufato?
Buona vita a tutti!
Grazie don giovanni per lo spunto e…la vignetta oggi pomeriggio c’è stata una bella lezione di catechismo(San Biagio Forlì 5^ elem) mi è dispiaciuto leggere solo adesso (0.11 dell’11) i commenti che… aiutano e come se aiutano!!!
Capiterò nel suo blog non più per caso…
Zino Tamburrino (genitore-catechista).
Commento molto interessante! In effetti conosco delle persone che non hanno fatto battezzare i loro figli per lasciare loro,senza ostacolarli, la libertà di farlo consapevolmente,se lo vorranno,quando saranno grandi e in grado di capire il significato del battesimo e di aderire alla religione cristiana.Mi sembra di grande significato,nel commento,anche il passo in cui si sottolinea che la fede religiosa nella quale ognuno si viene a trovare quasi senza volerlo,per tradizione,debba essere “riscoperta” con la consapevolezza degli adulti che ragionano con la propria testa(e non con quella dei genitori o di altri)sia pure fra contestazioni e critiche.Io penso che una buona parte dei cosiddetti cristiani siano tali più che per intimo convincimento,per una “adesione formale”,quasi per una abitudine familiare.
Oggi durante l’omelia il sacerdote ha detto,fra le altre cose,che bisognerebbe essere “piccoli”,”umili”,non ragionare tanto,accettare umilmente certe verità di fede.Mi trovo d’accordo solo in parte;io,anche umilmente,pongo tutto al vaglio della ragione e se questa ad un certo momento mi convince che non si può andare oltre un certo limite,mi abbandono alla pura fede.
Grazie,don Giovanni,per la bella e schietta omelia.
L`iniziazione cristiana e` x adulti non x bambini. C`e`un incontro, l`ascolta di un messaggio, una chiamata, dopo c`e` il battesimo di fuoco e la grande tribolazione, come la chiama Giovanni nel suo vangelo e solo dopo c`e` il battesimo di acqua che significa l`inizio di un cammino, di un esperienza storica, esistenziale, in una comunita`.
I sacramenti (segni) tutti- nascono, si celebrano e muoiano dentro la comunita` dei cristiani. Non sono riti magici. Le parrocchie non sono i supermercati del sacro. Il sangue di Cristo e` una cosa seria, prezioso. Il pastorale delle parrocchie deve cambiare CONTENUTI per essere credibile. Dobbiamo tornare a leggere e capire i vangeli.
ho letto più o meno i commenti pubblicati , ed ho capito dalle risposte date, che il battesimo è un dono !! che da grandi i ragazzi ringrazieranno !! che fà parte del cristianesimo !! ecc ecc , ma allora io mi chiedo a chiunque mi possa rispondere ,perchè una coppia non può battezzare un bambino concepito con amore , solo perchè uno di essa è separato ed è in attesa di divorzio ??perchè considerare solo una parte del genitore , e non quella del partner tra virgolette sana secondo la chiesa ?? perchè penalizzare un bambino ,(oltre tutto dovrebbe essere figlio di dio) e vietargli questo dono in cui credono fermamente i genitori ?? perchè condannarlo già ancor prima che nasca ?? io credo che anche se uno dei genitori è separato ,ed il paradosso vuole che non sia dipeso nemmeno da lui \ lei ,quando c’è amore la chiesa dovrebbe appoggiarli . darle motivo è speranza per non perdere la fede ..qui si parla di amore no di burocrazia di stato !!
informati meglio … non è vero ciò che dici tutti i bimbi possono ricevere il battesimo … solamente che un divorziato non può battezzare ma il bimbo certamente può ricevere ils acramente.
Ha ragione butterfly, tutti i bambini possono ricevere il battesimo perchè sono tutti figli di Dio. Così come lo sono anche i bambini morti prima di ricevere il battesimo e i bambini non nati per i quali la Chiesa dice che c’è la speranza che possano comunque godere dell’amore di Dio e della salvezza.
Come ha detto qualcuno prima di me il battesimo è un dono, come è un dono la fede che si riceve per Grazia (e non per meriti intellettuali…altrimenti tutti gli scienziati sarebbero credenti e tutte le persone che non hanno potuto studiare o non molto intelligenti sarebbero atee…e, se mi è permesso, sarebbe una fede elitaria ed ingiusta…ma Dio è misericordioso e si è rivelato ai piccoli e si è nascosto ai sapienti)…Quindi tutto questo discorso sulla presunta “ingiustizia” di somministrare il battesimo ai bambini (di per sè incapaci di intendere e volere) mi sembra un po’ inutile.
Il battesimo è premessa di salvezza ma non è l’unica condizione, quindi, se io raggiunta l’età della ragione (e, come ho detto prima, anche questa espressione è fuori luogo perchè non si tratta di ragione ma di grazia -qualunque sia la via per la quale giungiamo a Dio-) decido che il cristianesimo non fa per me, che è tutta un’accozzaglia di storielle senza senso, e decido, da persona adulta, di non condurre una vita cristiana nessuno mi costringerà ad essere parte di quella Salvezza che, per noi cristiani, solo Cristo porta (battesimo o non battesimo)…nessuno potrà costringermi ad entrare nel Regno dei Cieli contro la mia volontà …
Non servono “sbattezzi” o altre corbellerie simili per smettere di essere cristiani…basta non comportarsi come tali (e anche molti che credono di essere cristiani non sanno di non esserlo e non ricordano che Gesù ci disse “Non chi dice Signore Signore, ma chi fa la volontà del Padre mio entrerà nel Regno dei Cieli”).
E’ chiaro quindi che per dirsi cristiani bisogna passare attraverso un percorso di maturazione…ma questo non toglie il valore del battesimo somministrato ai bambini…anche la vita è un dono: ma forse, solo perchè il bambino al momento di riceverla non ne è cosciente, è il caso di non farlo nascere perchè dopo in seguito potrebbe decidere che nascere è stata una gran fregatura??
E non è vero neanche che per maturare nella fede occorra prima rinnegarla (non in tutti i casi almeno). Sono cresciuta in una famiglia cristiana. Ho 22 anni e ho dubitato di tante cose nella vita. In qualche momento di difficoltà ho dubitato anche della mia fede, ma non l’ho mai rinnegata (e spero che il Signore mi dia la forza per non farlo mai) e conosco persone con storie analoghe alla mia.
Non bisogna cadere in banalizzazioni solo perchè in quella direzione tira la corrente.
@assunta