amare i nemici sembra una fiaba, a volte crudele se si pensa a quanto male ci fanno i nemici. Ma Gesù crede in queste fiabe che vogliono cambiare il mondo e invita a noi a crederci. Ci vorrà tutta la vita forse, e spesso ci sembrerà impossibile, ma possiamo davvero cambiare il corso della nostra storia e della Storia umana. Ci crediamo? (DOMENICA 23 febbraio 2025 – VII anno C)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
(dal Vangelo di 6,27-38)
Per iniziare con i bambini l’incontro di catechismo sul Vangelo di questa domenica, ho cercato sul motore di ricerca di internet alcune immagini. Ho messo nello spazio della ricerca una delle espressioni centrali del discorso di Gesù: “amate i vostri nemici”, e mi sono uscite diverse immagini, le più diverse, prese dai vari siti parrocchiali, pagine di studio biblico, e anche fumetti. Tra le tante immagini ne ho scelte due: la prima era un disegno molto carino e fumettoso, nel quale si vede una pecora sorridente che offre un fiore a forma di cuore ad un lupo che rimane fermo, stupito e quasi imbarazzato da quel dono così particolare. La seconda immagine non è un disegno ma una foto che vede di spalle due bambini che camminano insieme abbracciati, uno indossa lo zucchetto rituale ebraico, la kippah, e l’altro invece la kefiah, il copricapo arabo palestinese. Ho chiesto ai bambini di dire quello che pensavano delle due scelte, del fumetto e della foto, e quale messaggio potevano contenere.
Una pecora che offre un fiore ad un lupo è certamente l’immagine più assurda, fa sorridere perché simpatica e impossibile come lo sono le fiabe, dove l’impossibile diventa magicamente possibile e a crederci per primi sono i bambini. Ma anche la foto dei due bambini, uno israeliano e l’altro palestinese, che si abbracciano come amici inseparabili, sembra quella di un racconto fiabesco, che sembra però impossibile anche da narrare. Anzi se guardiamo alla realtà di questi ultimi tempi, con la guerra tra Israele e Gaza, e con le tensioni nel Medioriente, nessuna fiaba di pace sembra possibile, nemmeno nella mente più disincantata. Gli stessi bambini che vivono in quelle guerre, come in tutte le guerre del mondo, pensano che sia sbagliato anche il solo fantasticare di una amicizia tra irriducibili nemici. Quando Gesù dice ai suoi discepoli “amate i vostri nemici”, sembra dare una direzione impossibile alla vita, sembra quasi una presa in giro per tutti coloro che soffrono a causa dei propri nemici. Amare i nostri nemici, fare del bene a chi ci odia, benedire chi ci maledice, suonano come note stonate nella nostra mente e nel cuore, e non sembrano affatto una bella fiaba. In altre parole la pecora invece di offrire un fiore al lupo dovrebbe scappare e, se ne ha l’occasione, dovrebbe far fuori il lupo che se lo merita, così non potrà più far del male a lei e alle altre pecore del gregge. E la foto di quell’abbraccio tra d due bambini “nemici” è frutto della più sarcastica intelligenza artificiale che crea immagini il più lontano possibile dalla realtà.
Ma Gesù insiste con i suoi discepoli di allora e anche con me oggi. Continua a dirmi che non solo “devo” ma “posso” amare il mio nemico. Lui lo ha fatto, lo hanno fatto in tanti lungo la Storia della Chiesa e anche lungo la Storia umana, facendo vedere che per quanto possa sembrare impossibile, è possibile non farsi vincere dalla vendetta, che è possibile agire bene indipendentemente se viene riconosciuto e si ha il contraccambio e si può amare più dell’odio si riceve.
Amare i nemici, non è certo una cosa di un momento, ma richiede un lungo cammino, che però nasce da un primo passo. Il primo passo è considerare colui che considero nemico, colui che mi fa del male, ha dentro di sé la ricerca della pace e il mio stesso desiderio di bene. Amare il nemico ci rende davvero come Dio, perché Dio ha messo dentro ogni essere umano una capacità di amare che davvero è più grande di quello che pensiamo, e quindi ha messo il suo amore anche dentro il mio nemico. Invece di combatterci sarebbe bello aiutarci a riscoprire dentro l’amore di Dio, il desiderio di pace la fraternità universale.
Forse non vedremo mai una pecora che dona un fiore al lupo che se la vuole mangiare, ma possiamo iniziare a crederci un po’ di più, invertendo il corso delle relazioni umani nella direzione dell’amore e non nella direzione dell’odio e dello scontro.
Proviamo a mettere dentro la nostra mente quell’invito apparentemente impossibile di “amare i nemici”. Quali immagini di persone, situazioni, fatti concreti della nostra vita ci appaiono? Iniziamo da lì… anche se sembra incredibile come la pecora che regala un fiore al lupo. Dio che è infinita misericordia, ci crede…
Giovanni don