Dio piccolo e lento

Dio è piccolo e lento, come un semino gettato nei solchi della storia, piena di potenti e ricchi che alla fine hanno portato più distruzione che crescita. Dio è piccolo e lento come un seme, e trova spazio anche dentro di me, dentro le mie lentezze e dentro la mia piccolezza. Ma il seme di Dio ha tutta la forza per crescere e cambiare il mondo nell’amore. Basta crederci…
(DOMENICA 16 giugno 2024 – XI tempo ordinario anno B)

 

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
(dal Vangelo di Marco 4,26-34)

 

“Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente…” dice Maria nella sua preghiera del Magnificat. Eppure se guardiamo bene tutto il Vangelo è fatto di piccole cose, di piccoli fatti con persone piccole, nel contesto di una piccola nazione e di un piccolo popolo. Israele con la sua storia e la sua tradizione religiosa non può certo competere con la grandezza di Roma e del suo impero, e nemmeno con le nazioni e popoli che gli stanno vicini, con tradizioni millenarie e monumenti religiosi ben più imponenti. La stessa storia di Gesù parte da una piccola giovane donna di un villaggio lontano e mai nominato prima, Nazareth. Gesù ha operato alcuni segni miracolosi grandiosi (a dire il vero un po’ enfatizzati dagli evangelisti) ma gran parte di quello che ha fatto è stato per piccoli, poveri ed esclusi, e alla fine lui stesso è diventato piccolo ed escluso. E Dio, nel racconto, non appare così “onnipotente” come nell’Antico Testamento, specialmente quando il suo Figlio viene preso, condannato e crocifisso. E la resurrezione, centro della nostra fede, in fondo è provata solo da una tomba aperta senza il corpo. Niente di più…

Quali grandi cose e quale onnipotenza ci sono nel nostro Dio?

Il Vangelo ci annuncia che Dio è come un uomo che getta un semplice seme, piccolo ma carico di tutta la vita necessaria per crescere. Il Vangelo ci annuncia che Dio è come un semino di senapa piccolo e insignificante ma con la possibilità però di diventare un grande albero.

Dio è tutto nelle piccole cose, nei piccoli gesti, nelle piccole situazioni quotidiane. Dio può tutto, è onnipotente, non con la forza economica dei ricchi e nemmeno con la forza armata dei potenti.

Dio può tutto nell’amore, perché Dio è amore.

La fede è credere in questo, è fidarsi che nell’amore tutto diventa possibile e cresce, nutre e cambia il mondo.

Con l’immagine del seme che gettato a terra pian piano cresce, Gesù vuole dare ai suoi discepoli una lezione di realismo e speranza insieme. Il seme non produce frutto all’istante, perché non è come una buona somma di denaro che compra tutto subito o una bomba che distrugge e uccide all’istante. Il seme nel crescere è lento, addirittura sembra perduto quando scompare nel terreno, ma ha la forza di crescere e moltiplicare la vita.

“…Prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga…”. Con queste parole lente Gesù mi invita a non perdere la speranza nel lasciare che Dio semini nel mio cuore il suo amore, e mi invita a seminare io stesso l’amore di Dio in quello che faccio. Gesù mi invita a non cedere alla tentazione del tutto e subito, di imporre le mie parole e cercare risultati e vittorie facili ed evidenti. Gesù mi invita ad avere la pazienza e la fiducia dell’agricoltore, e a credere che dentro di me è seminato Dio e quel che di buono faccio non andrà perduto, e cresce.

Gesù con queste parabole che esaltano la piccolezza e la lentezza, mi vuole liberare da ogni tentazione di scoraggiamento che sta sempre dietro l’angolo, quando vedo che non ho tutti i mezzi e la potenza dei ricchi e dei forti, e non ho sempre successo in quel che faccio.

Mentre in questi giorni si svolgono in Puglia i riti laici del G7, il meeting dei grandi della terra, impegnati a risolvere i grandi problemi del mondo, io guardo al piccolo campo della mia vita, con le persone che incontro, con i loro piccoli problemi, anche se per alcuni sono grandi come il mondo.

Non ho i mezzi dei grandi della terra, non ho il loro potere, ma ho il seme di Dio dentro di me e sono chiamato solo a non soffocarlo con la sfiducia e la pigrizia.

Questo seme di Dio, piccolo e lento, posso gettarlo già da subito con una semplice parola o un piccolo gesto, sapendo già che non vedrò miracoli immediati. Ma alla fine anch’io potrò dire con Maria “grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente…”

Leave a Reply