la parabola rovesciata di Gesù

domenica 16 marzo 2008
domenica delle Palme

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Cristo Gesù,
pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.

Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perchè nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.
(dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippèsi 2,6-11)

Qualche giorno fa un amico mi ha mandato via internet un filmato molto divertente che faceva il collage di una serie di “prime apparizioni” sugli schermi televisivi e cinematografici di stars di Hollywood. Erano piccolissimi spezzoni dove si vedevano i primi passi spesso disastrosi e divertenti di una carriera che poi sarebbe salita di gradino in gradino fino a far diventare quello sconosciuto attore o attrice un divo di oggi. In alcuni di questi filmati si vedevano anche divi che dopo aver risalito la parabola della notorietà  oggi la stanno discendendo di nuovo o sono addirittura scomparsi del tutto.
Ho pensato che se dovessimo rappresentare con una semplice linea la vita umana la potremmo davvero rappresentare con una parabola. Si nasce e si cerca di elevarsi in cultura, fama, soldi e potere. Raggiunto il vertice ad un certo punto si ridiscende, a volte velocemente a volte lentamente. La discesa è inevitabile, lo sappiamo bene. Semmai cerchiamo di rallentarla il più possibile. Ci sono purtroppo tantissimi uomini e donne nel mondo che questa parabola di crescita non riescono nemmeno a iniziarla e sembrano condannati a vivere solo in basso e tutto questo a noi fa una immensa paura. Guardando come modello a chi fa successo nel campo dei soldi, della fama, del potere tutti noi in fondo cerchiamo di puntare in alto e salire almeno un po’ questa parabola, cercando poi di non ridiscenderla troppo in fretta. Un adolescente proprio ieri in confessione mi ha fatto la domanda delle domande: “perchè sono nel mondo? Che cosa ci faccio io qui?”. Sembra proprio che la risposta più ovvia sia quella di salire più in alto possibile e ridiscendere il meno rapidamente possibile, nel lavoro, nella salute fisica, nelle possibilità  economiche… e sembra che valga anche nella religiosità . Anche qui sembra funzionare la stessa impostazione di una parabola che sale e poi scende: la fede deve sempre più salire in pensieri opere e parole, evitando le cadute del peccato e del dubbio su Dio… la discesa non ci deve esser mai e se accadde bisogna risalire subito per esser vicini a Dio.

    Siamo vicini alle celebrazioni Pasquali. In questa domenica verrà  letto il lungo racconto della passione di Gesù. Sentiremo il dettagliato racconto dei suoi ultimi giorni, dalla cena con i suoi discepoli, all’arresto e processo fino alla sua morte in croce. Nei Vangeli questi momenti della storia di Gesù occupano un posto davvero importante. Si può dire che tutto il racconto della vita del Signore sia teso a questo punto finale. E’ il punto d’arrivo e insieme il vertice della missione di Cristo.
    Ma ecco qui la “stranezza” di tutta la vicenda. Il vertice di Gesù non sta in alto ma in basso. La rivelazione più alta dell’identità  di Gesù è sulla croce, quando muore impotente, solo e fallito. Ed è questa croce che noi cristiani abbiamo come punto di riferimento. Il brano bellissimo di San Paolo ai Filippesi (2,6-11) è la descrizione perfetta della parabola di Gesù. Ma è una parabola rovesciata rispetto a quella che fa da riferimento alla nostra vita. Gesù parte dall’alto, dal suo essere uguale a Dio e ridiscende fino a diventare uomo e morire come il peggiore dei condannati. Al punto più basso della sua parabola sta la croce. Ma poi con la resurrezione la sua parabola risale in modo definitivo ed eterno.
    Gesù traccia questo percorso con la sua vita e ce lo mette davanti come messaggio di speranza per noi che siamo sempre in ansia di salire le nostre parabole di successo, salute e potere che poi cerchiamo a tutti i costi di non discendere anche se è umanamente inevitabile.
    Gesù traccia una parabola rovesciata rispetto alla nostra perchè è guidato da un’unica e fondamentale ragione che è l’amore. Una vita che ha come obiettivo l’amore non può che avere questo percorso di discesa che poi risale. Amando si scende in basso verso l’altro pronti fino a morire. Ma questa discesa non è mai invano e rigenera vita, vita eterna che non ha poi altre discese.

Giovannidon

5 comments

  1. Come non lasciarci amare da Chi è l’unico fedele, l’unico misericordioso, che scende per poi portarci in alto con Lui?
    Grazie per questo nuovo messaggio di speranza, sforziamoci dunque di portarlo agli altri.
    Buona settimana santa.

  2. La mia vita la sto passando sui libri, e sul lavoro di miglioramento di me perchè possa dare agli altri una storia autentica di me stessa, non sono riuscita in questo ad essere famosa, pur essendola per me stessa, nella fede che tutto ciò che Dio mi ha dato, ritorni a Lui moltiplicato, non per me ma per gli altri. e quanto ho detto posso ora di nuovo negarlo, per riniziare da capo, con umiltà forse, perchè tutto ciò che sono non è merito se non Suo, di elargizione di doni alla mia nascita, è Lui che ha voluto che io fossi, e farà che io sia, se a Lui piacerà che io sarò.

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