povertà  terrorizzante…

5 agosto 2007
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Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, dì a mio fratello che divida con me l’eredità ». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perchè anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni».
Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sè: Che farò, poichè non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.
Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà  richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà ? Così è di chi accumula tesori per sè, e non arricchisce davanti a Dio».
(dal Vangelo della domenica, Luca 12,13-21)

“…anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni …”
Mentre continuo a ripetermi nella mente questa frase di Gesù, mi guardo attorno e guardo il mio telefonino, il mio computer nuovo, le chiavi della mia auto, il marsupio con dentro il portafogli, i libri, la macchina fotografica… Guardo le mie cose alle quali tengo e che ho molto desiderato prima e che poi ho finalmente acquistato. E mi vengono in mente altre cose che vorrei e che a volte invidio negli altri e che progetto di acquistare.
E arriva per me questa frase di Gesù in questa soleggiata domenica d’agosto, nella quale siamo tutti un po’ distratti dal clima vacanziero.
Questa frase cade su tutti noi e sulla nostra società  che ha fatto della produzione e consumo dei beni la spina dorsale che la tiene in piedi. La nostra società  è sempre più preoccupata (sarebbe meglio dire”in ansia”) per l’economia, per la produzione che deve crescere, per i consumi che non devono stagnare, per le entrate che devono superare le uscite e per tutti quei meccanismi economici che anche senza esser esperti nel settore ormai conosciamo tutti e continuamente ci sono messi davanti. E quest’ansia di crescita economica è poi un riflesso di quella personale… anche mia, nel piccolissimo della mia vita.
Gesù pronuncia questa sua sentenza in risposta ad una questione di giustizia economica che un tale del suo tempo sottopone al suo giudizio («Maestro, dì a mio fratello che divida con me l’eredità »). Gesù vede oltre il problema economico del tizio. Gesù è su un altro piano e vuole che il suo interlocutore salga al suo livello dal quale ogni problema acquista una soluzione diversa e più liberatoria.
Gesù non entra nella questione dell’eredità  contesa. Non giudica nemmeno il problema che può esser risolto anche senza di lui. Gesù invece vede due fratelli che litigano per un eredità  e vede che entrambi sembrano aver dimenticato che l’altro è comunque un fratello. Per Gesù è grave che essi abbiano dimenticato che la loro vita e la loro felicità  non dipendono totalmente da quell’eredità  da dividere. Cosa serve avere tutto se poi non si ha nulla in amore e si perdono i fratelli?
La mia felicità  è direttamente proporzionale al conto in banca e ai beni che le mie mani possono toccare e usare?
Ed ecco allora che la mente del discepolo va a ripensare a tutte le parole di Gesù, che nei suoi insegnamenti non cessa mai di metter al primo posto l’amore fraterno, la scelta del servizio, la semplicità  di vita e di cuore. E viene in mente come Gesù stesso per amore ha saputo rinunciare a tutto, anche alla sua divinità  e infine alla sua vita umana. Dice San Paolo nella lettera ai Filippesi al capitolo 2: “Cristo Gesù, pur essendo di natura divina non considerò un tesoro geloso la sua eguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso…”

    Torno a guardare le mie cose attorno a me e mi sento un po’ in colpa. Sento che le parole di Gesù sono un giudizio e anche una proposta di vita. La mia vita non dipende da tutte queste cose. Sono utili, certo, ma la mia vita dipende da Dio e da coloro che Dio mi ha messo vicino per essere amato e amare. La mia vita dipende dall'”essere” che accumulo e non certo dall'”avere” che ottengo e difendo. Questa proposta un po’ mi terrorizza, lo ammetto… Ma un senso di libertà  profonda mi consola, e mi sprona a prendere sul serio Gesù.

Giovannidon

3 comments

  1. vero… nel nostro piccolo (Io e Ale) decidiamo di chiudere il b&b, quindi di non guadagnare, per dedicare dei giorni al nostro rapporto e alla nostra anima che rischia di rattrappirsi per il poco tempo che dedichiamo a farla crescere, a nutrirla… Che il Signore ci illumini, per riconoscere ciò che davvero vale e ci porti a ri-strutturare la nostra vita quotidiana alla luce di questo…
    Buone vacanze e buona preghiera. Grazie della vignetta e della riflessione!
    Nati e Ale

  2. Carissimo,
    ero assai preoccupato di non trovarti più in internet.
    Le tue riflession i sono slendide e aiutano tanto anche noi poveri preti che dobbiamo preparare l’omelia.
    Ormai leggerti è diventata una dolce abitudine..
    Un caro abbraccio
    Angelo

  3. Ciao Carissiomo,
    Ti scrivo da Genova. Grazie di questo servizio utile a tutti noi.
    I beni possono esssere abondanti o meno, ma il cuore può essre corrotto stesso dal pocco che può rovinare. Può essere una casa, un bicchiere da condividere…Il denaro è un buon servo ma un cattivo maestro.
    Cosa ci può separare dall’amore di Cristo?

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