DOMENICA 16 ottobre 2016
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio nè aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sè: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perchè non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà , troverà la fede sulla terra?».(dal Vangelo di Luca 18,1-8)
Un mio carissimo amico prete, don Emanuele Previdi, ha scritto qualche tempo fa un libro sulla preghiera, dal titolo provocatorio: “Dalle preghiere inutili all’amicizia con Dio”.
Ma esistono le preghiere inutili? Quelle che Dio non ascolta e addirittura portano lontano da Lui?
Nella prefazione al testo, monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, scrive che le preghiere inutili sono proprio quelle “di chi si sente giusto, di chi si mette in mostra, del mafioso, di chi si affida a molte parole, di chi vuol forzare Dio, di chi non si apre alla carità .”
La preghiera è come il respirare, diceva papa Francesco in un Angelus all’inizio del suo pontificato, ed è quindi una necessità profonda che mantiene in vita la nostra fede, così come il respiro polmonare mantiene in vita il corpo. Ma se si respira per vivere e non per respirare, così si prega per vivere la fede, e non si prega per pregare e basta.
Gesù insegna proprio questo ai suoi discepoli. Insegna non una formula o un “trucco” per farsi ascoltare da Dio in modo che realizzi i loro desideri, ma insegna che Dio è vicino e per che primo vuole dire qualcosa a loro. Dio è la risposta all’uomo, alle sue attese più profonde. Dio è la risposta al grido dei poveri che sembrano condannati dalle ingiustizie del mondo. Questa risposta tanto attesa e necessaria è proprio l’uomo Gesù, le sue parole e gesti, il suo Vangelo.
La preghiera ci mette in comunicazione con questa risposta di Dio all’umanità , facendoci incontrare Gesù come vivente ancora oggi, per me e per il mondo.
Al centro della parabola del giudice disonesto, senza Dio e senza pietà , e la povera vedova, ci sta proprio quest’ultima che alla fine viene ascoltata e accolta. Questa povera vedova ha un coraggio immenso e una fiducia nella risposta che la porta a insistere anche se tutto rema contro di lei. Davvero questa donna ha una fede enorme che la porta a non stancarsi difronte all’iniziale sordità del giudice.
Gesù, che nel Vangelo sempre si identifica con i poveri, è dentro questa vedova che insiste nel comunicare e farsi ascoltare. Gesù insiste nel bussare alla porta del nostro cuore, anche se sembriamo sordi, disonesti e senza tempo per Dio. E noi siamo come questo giudice che alla fine proprio per l’insistenza di Dio, e non certo per nostro merito, abbiamo la possibilità di ascoltare Gesù e di fare quello che lui ci chiede.
La domanda posta da Gesù alla fine è uno stimolo profondo che non ci deve lasciare tranquilli: “…ma il Figlio dell’uomo, quando verrà , troverà la fede sulla terra?”
Ci crediamo veramente in questa presenza di Dio nella vita?
Ci siamo accorti che Gesù è presente non tanto in luoghi sacri o immagini sacre, ma nel prossimo e specialmente nei più poveri? Siamo convinti che il Regno di Dio, così come è descritto nel Vangelo, è possibile realizzarlo nel mondo, oppure siamo sfiduciati e pessimisti così da non credere più nel bene?
La preghiera, fatta di momenti particolari, di tempi e riti, di formule e gesti, alla fine ha lo scopo di risvegliare in noi la fiducia in Dio, la speranza nel Vangelo, la capacità di vivere secondo il Vangelo.
La preghiera ci fa respirare l’ossigeno buono di Gesù per vivere come Lui ed essere come Lui.
Per questo la preghiera parte dalla vita e ritorna alla vita, là dove siamo, là dove ci sono i nostri fratelli, là dove ci sono i poveri e coloro che soffrono.
Il sottotitolo del libro del mio amico don Emanuele è significativo: “o la preghiera trasforma la vita, o la vita eliminerà la preghiera”
Vita e preghiera sono unite in modo inscindibile, la vita stessa diventa preghiera quando è piena delle parole e Gesti di Gesù, e la preghiera che in modo insistente è riempita di Vangelo, diventa vita.
Giovanni don
Questa omelia è molto bella, suscita speranza.
La preghiera è un dialogo con Dio; per questo è preferibile, a mio modo di vedere, una preghiera spontanea, con parole proprie. Allora Dio lo si sente più vicino, più coinvolto nella propria vita.
Allora ci si può rivolgere a Lui anche per litigare quando ci sembra assente dal mondo.E non si tratta di irriverenza ma di considerarlo una Persona con cui esprimersi a seconda delle emozioni immediate.
Il fatto è però che troppe distrazioni si frappongono fra Lui e noi al mondo d’oggi. Siamo frastornati da troppi eventi perchè ci ricordiamo di parlare con Lui. Dunque, si prega poco. È una colpa? Non credo. Ma siamo impoveriti noi stessi nello spirito.