In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
(dal Vangelo di Luca 14,25-33)
Questa domenica, papa Francesco proclama Santa Madre Teresa di Calcutta. Si compie così il cammino ecclesiale di questa piccola suora albanese che ha vissuto la sua vita nelle zone più povere dell’India. Durante la seconda metà del 900 Madre Teresa ha dedicato le sue energie umane e spirituali totalmente al servizio dei più miseri e abbandonati, diventando modello di carità non solo per i cristiani ma per tutti gli uomini.
Me lo ricordo bene che ancora da viva aveva una fama planetaria per la forza della sua fede che la portava a darsi tutta ai poveri, radunando attorno a sè molte sorelle ma anche migliaia di volontari. Il premio Nobel per la pace che le fu conferito nel 1979 è stato una sorta di anticipazione laica della sua canonizzazione.
Mi ha sempre affascinato questa figura anche se sotto sotto, lo confesso, alla domanda se avessi voluto fare la sua vita, pensavo… anzi penso ancora, decisamente di no.
Ed è qui che riprendo e mi lascio provocare dalle parole dure del Vangelo di questa domenica, parole che per quanto le possa “smorzare” sono inequivocabili: “chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”.
Gesù davvero chiede tanto, e le sue parole sembrano irrealizzabili se non da poche straordinarie persone, proprio come Madre Teresa, che è stata capace di rinunciare a tutto per il Signore, persino ad un posto tranquillo come suora in un ordine che la indirizzava all’insegnamento. Madre Teresa ha rinunciato a sicurezze e protezioni per darsi tutta al Vangelo e a lei guardo come vera discepola con ammirazione, ma anche con la consapevolezza che non sarei capace di fare lo stesso.
Ma come mai mi affascina così tanto e insieme a me affascina ancora oggi, a quasi 20 anni dalla morte, milioni di cristiani e non cristiani?
Nel Vangelo Gesù ai suoi discepoli chiede davvero tanto, forse troppo. In un contesto sociale dove il clan famigliare era tutto, Gesù invita a rinunciarci se davvero si vuole essere discepoli del Vangelo. Rinunciare alla famiglia, significa non mettere interessi personali davanti agli interessi del Vangelo e al suo progetto di amore. Gesù chiede di rinunciare anche alla buona considerazione sociale, proprio come lui, che non ha rifiutato di apparire condannato e disprezzato quando ha preso la sua croce ed è salito sul Calvario, espulso dalla società religiosa del suo tempo. La stessa cosa Gesù la chiede a chi vuole essere suo discepolo, cioè prendere la propria vita e farne dono anche a costo di essere incompresi e rifiutati.
Ma è soprattutto la rinuncia a tutti i beni, sicurezze e protezioni quello che Gesù chiede ai suoi amici, per mettere solo ed esclusivamente il Vangelo come ricchezza e scudo della vita.
Ma Gesù non vuole discepoli poveri e tristi, come immaginiamo sempre la condizione di chi è nella povertà , per situazioni di disastri, guerre e carestie. Gesù non vuole persone povere, ma persone libere.
E’ la libertà quella che propone Gesù ai suoi amici, libertà da tutto, per avere tutto quello che veramente conta, cioè la sua amicizia e la possibilità davvero di cambiare il mondo in bene.
Liberi da condizionamenti dello status economico, liberi dai condizionamenti della società che ci impone schemi, mode e bisogni, liberi dalle ansie di accumulare e mantenere quello che si è accumulato, liberi da muri di beni che ci rendono prigionieri non solo verso Dio ma soprattutto verso chi ci sta accanto.
Ecco allora cosa in fondo mi affascina di Madre Teresa di Calcutta: una totale libertà che l’ha portata ad essere ricchissima di Dio e di umanità .
Forse non riuscirò ad essere così povero e disponibile come lei, ma posso pian piano diventare sempre più libero, imparando a rinunciare alle cose per far spazio a Dio e ai fratelli.
Giovanni don
Madre Teresa di Calcutta è la persona che ,quando ero lontana dal Signore , mi ha attratta fortemente e la guardavo con fascino e ammirazione per la sua straordinarietà nell'AMARE.Uscita dal collegio, cercavo con affanno nelle persone che incrociavo nel mio cammino l'AMORE ,ma non lo trovavo, nascondeva sempre un interesse, un ricambio o un possesso. Non c'era gioia nel mio cuore ,non conoscendo il vero amore . Un giorno ho incontrato il Signore e ho gustato ,'AMORE, Esso è dono gratuito.Poi quando guardavo Madre Teresa dicevo :-In lei c'è Gesù che ama. Ecco il vero AMORE.Santa madre Teresa di Calcutta insegnami ad amare per essere una libera discepola di Gesù.
31 maggio 1992
Cari amici di tutta Italia,
oggi Gesù viene in mezzo a noi ancora una volta come bambino – come il bambino non nato – ed i suoi non lo accolgono. Gesù divenne un fanciullo in Betlemme per insegnarci ad amare il bambino.
Il bambino non nato – il feto umano – è un membro vivente della razza umana – come te e me – creato ad immagine e somiglianza di Dio – per grandissime cose – amare ed essere amato. Perciò non c’è più da scegliere una volta che il bambino è stato concepito. Una seconda vita – un altro essere umano – è già nel grembo della madre. Distruggere questa vita con l’aborto è omicidio, così come un qualunque altro omicidio, anzi peggio di ogni altro assassinio. Poiché non è ancora nato, è il più debole, il più piccolo ed il più misero della razza umana, e la sua stessa vita dipende dalla madre – dipende da te e me – per una vita autentica. Se il bambino non ancora nato dovesse morire per deliberata volontà della madre, che è colei che deve proteggere e nutrire quella vita, chi altri c’è da proteggere? Questa è la ragione per cui io chiamo i bambini non ancora nati “i più poveri tra i poveri”. se una madre può uccidere il suo stesso figlio nel suo grembo, distruggere la carne della sua carne, vita della sua vita e frutto del suo amore, perché ci sorprendiamo della violenza e del terrorismo che si sparge intorno a noi?
L’aborto è il più grande distruttore di pace oggi al mondo – il più grande distruttore d’amore.
È mia preghiera per ciascuno di voi, che voi possiate battervi per Dio, per la vita e per la famiglia, e proteggere il bambino non ancora nato.
Preghiamo.
Dio vi benedica
Madre Teresa