In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perchè o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, nè per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non sèminano e non mietono, nè raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
E per il vestito, perchè vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?
Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perchè il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».
(dal Vangelo di Matteo 6,24-34)
Ricordo ancora le forti emozioni e sensazioni che ho provato visitando la missione in Guinea Bissau, piccolo e poverissimo stato africano, dove sono stato l’ultima volta 13 anni fa.
Ci sono stato nel giro di alcuni anni per ben 3 volte, con gruppi di giovani, in visita ai missionari veronesi che spendono in terra d’Africa alcuni anni della loro vita, e ogni volta sono tornato con un bagaglio di esperienze fortissime sia per la mente che per il cuore.
Ho portato a casa non solo una conoscenza più concreta e diretta delle problematiche di un paese così povero e del lavoro molto impegnativo e a tratti durissimo dei missionari, ma ho portato a casa anche una profonda pace e senso di libertà .
Il contatto diretto con le popolazioni guineane, specialmente nei villaggi più sperduti, mi ha provocato a ripensare a come noi viviamo qui da noi, come io stesso affronto la mia vita quotidiana con quello che posseggo e che regola la mia giornata.
Non voglio cedere a facili e banali schematismi, ma qui da noi il sentimento prevalente è proprio l’ansia del possedere, mentre in quei luoghi mi sembrava di respirare la serenità della povertà . Pur mancando di tutto, anche di cose che qui nemmeno ci possiamo immaginare di non avere (un tetto, la corrente elettrica, l’acqua in casa…), e pur vivendo con grandissime limitatezze, tutto questo non spegneva mai un sorriso diffuso e la capacità di fare festa e di accogliere anche me che venivo da lontano. Qui da noi invece è assai facile trovare la scusa dei problemi per chiuderci a riccio, personalmente o come famiglie: finchè non ho tutto quel che mi serve non posso pensare agli altri, non posso aprirmi, non sono felice… non posso fare felici gli altri.
Ripeto, forse sono troppo schematico e semplicistico, ma forse nemmeno tanto lontano dalla realtà .
Sono le parole di Gesù in questo brano del Vangelo a provocare quei ricordi legati ai viaggi in Africa.
Per ben tre volte Gesù dice “non preoccupatevi…” invitando a liberare il cuore e la vita dagli affanni del possedere e del controllare, per una vita fatta di fiducia in Dio e nella vita che è sempre piena della sua presenza. A noi uomini occidentali preoccupati delle cose, specialmente oggi che la crisi economica ce le strappa via di mano brutalmente, Gesù ci ricorda che Dio non è racchiuso indifferente nei cieli e nemmeno in qualche privilegiato angolo sacro, ma pervade tutta l’esistenza umana. Non siamo soli e non siamo condannati ad una povertà distruttiva, anche se perdessimo tutti i nostri averi.
Dio si prende cura anche di inutili uccelli del cielo e veste l’erba del campo che dura un giorno, quindi non può non prendersi cura di noi, di me. Questo è il messaggio affidato al nostro cuore preoccupato di oggi.
Gesù non ce l’ha con la ricchezza e con i beni materiali in se stessi, ma richiama ad una libertà verso di essi. Essere liberi significa pensare noi stessi non in base a quel che abbiamo, ma in quando amiamo Dio e coloro che Dio ci mette accanto, credendo che questo amore divino e umano ritorna a noi moltiplicato. Siamo chiamati a servire l’amore e non le cose.
“Non preoccuparti, non preoccuparti, non preoccuparti”… Voglio trasformare questo ritornello evangelico in una preghiera interiore che pian piano si trasforma in “fidati, fidati, fidati”… di Dio. E la mia vita anche se povera (o forse proprio perchè più povera) diventa improvvisamente ricchissima.
Giovanni don
Ci sono momenti in cui una persona si sente impotente, limitata e incapace di controllare gli eventi e rischia di cadere nello scoraggiamento e nell’immobilità se non ascolta la voce del Signore che amorevolmente sussurra:-Non preoccuparti ,fidati ancora, mettiti nelle mie mani. Posso non avere cura dei miei FIGLI? Non vedi come mi prendo cura degli uccelli e dell’erba di campo? Abbi fede nell’AMORE.Il pericolo maggiore per chi non si abbandona nelle mani del Signore è di sprofondare nella MISERIA .Papa Francesco in un messaggio dice che la miseria non coincide con la povertà .;la MISERIA è la povertà senza fiducia, senza solidarietà , senza speranza.Gesù alzami dalla mia miseria e rendimi attenta della miseria altrui e fammi testimone di te che ti sei fatto povero per arricchirci.
Tanto importante è questo brano di Matteo,
che la Madonna di Medjugorie ha suggerito ai suoi figli di leggerlo tutti i giorni.
“Per ben tre volte Gesù dice “non preoccupatevi… invitando a liberare il cuore e la vita dagli affanni del possedere e del controllare, per una vita fatta di fiducia in Dio e nella vita che è sempre piena della sua presenza”. Vero, don Giovanni. Gli affanni del possedere e del controllare ci hanno resi veri e propri schiavi. Sulla carta siamo liberi, invece, siccome la società (specialmente quella occidentale) classifica le persone in base agli averi che si hanno, facciamo a gara a mettere nel carniere beni e ricchezze di ogni tipo. E, se non li raggiungiamo, ci deprimiamo. Siamo schiavi. L’unica fonte di autentica libertà è il Signore. Speriamo di riuscire a capirlo.
Apprezzo moltissimo le vignette e i commenti che utilizzo sul nostro foglietto parrocchiale. peccato che vengono pubblicate un po’ tardi ultimamente e la mia comunità viene privata di questi messaggi molto incisivi e che lasciano il segno! Grazie moltissime