In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finchè non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà , sarà considerato grande nel regno dei cieli.
Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perchè l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finchè non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!
Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, nè per il cielo, perchè è il trono di Dio, nè per la terra, perchè è lo sgabello dei suoi piedi, nè per Gerusalemme, perchè è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perchè non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».
(dal Vangelo di Matteo 5,17-37)
Qualche giorno fa un papà della parrocchia mi ha fermato per strada per parlarmi del figlio adolescente.
Questo ragazzo da un po’ di tempo manifesta una grande insofferenza nei riguardi della messa domenicale alla quale tutta la famiglia partecipa settimanalmente. In poche parole, l’adolescente non vuole può venire a messa, motivando la cosa con il fatto che non ci crede e non vuole essere obbligato. Cosa fare? Questo papà mi chiedeva un consiglio concreto: lo devo obbligare finchè raggiunge la maggiore età o lasciarlo libero?
Io immediatamente gli ho detto che la strada dell’obbligo non porta da nessuna parte se non al radicamento interiore del rifiuto che alla lunga è assai più negativo. Nella richiesta di consiglio leggevo dietro un’altra domanda più personale e profonda: ma ci si allontana da Dio non obbedendo a questa legge del santificare la festa? Se c’è questa legge significa che va obbedita, pena la perdita della fede…
Il brano di Vangelo di questa domenica è molto lungo e complesso, ed è ovviamente da contestualizzare. Non ci si deve infatti dimenticare che siamo all’interno del capitolo 5 del Vangelo di Matteo, che inizia con la proclamazione delle Beatitudini, che sono la sintesi più potente del nuovo corso che Gesù sta dando alla fede nel Dio dei Padri e di Mosè…
Gesù non è venuto per cambiare fede ma per portarla alla sua vera realizzazione. Se si legge attentamente tutta la storia prima di Gesù raccontata nella Bibbia, si nota questo continuo conflitto tra una visione legalistica del rapporto con Dio, nell’esecuzione dettagliata della sua legge, e la visione dei profeti che continuamente ricordano al popolo che il fine ultimo è l’amore di Dio e il servizio dell’uomo. Il Regno di Dio (che non è da intendersi principalmente con l’aldilà dopo la morte) si realizza pian piano nella storia umana proprio nell’ascolto e nel mettere in pratica gli insegnamenti di Dio.
Gesù è venuto a indicare la strada più diretta per questa realizzazione del Regno di amore, che è nei piani di Dio fin dalla fondazione del mondo, e che tante volte l’uomo ha rallentato e portato fuori strada.
E paradossalmente sono spesso i più pii e scrupolosi alle regole religiose a portare fuori strada l’uomo nella realizzazione del progetto di Dio. Gli scribi (gli esperti della legge e delle Scritture) e i farisei (coloro che osservavano tutte le regole religiose) sono i principali nemici di Gesù, e proprio in riferimento a loro Gesù indica la strada ai suoi discepoli: li dovete superare, altrimenti rimanete fuori da questo progetto di Dio di realizzare nel mondo il suo Regno.
In questo passo di Vangelo ci sono alcuni esempi di come Gesù intende portare a compimento il Regno, superando il legalismo cieco e statico di scribi e farisei. Il Mastro dice ai suoi che non basta il “non uccidere”, per sentirsi apposto, ma “io vi dico” (espressione che torna più volte e indica Gesù come vero maestro e vero interprete della Scrittura antica) che basta l’odio che si trasforma in insulto e rifiuto per arrivare ad “uccidere” una persona anche senza toglierle le funzioni vitali. E anche nel campo delle relazioni di coppia per Gesù l’adulterio nasce dal cuore e non si misura solo dalle azioni esteriori. Quando nella vita di coppia si smette di prendersi cura dell’altro e si dirige il proprio desiderio e attenzione ad altre persone o cose, già lì nasce la base dell’adulterio.
Gesù fa altri esempi e dà altre indicazioni (sicuramente non tutte ricordate e riportate da Matteo) che indicano uno stile di fede che siamo chiamati ad imparare. La legge e le regole sono una strada e non una meta. La meta è Dio e l’amore tra fratelli in un Regno umano abitato dall’amore di Dio. Questa è la meta per noi cristiani, che a volte siamo invece piegati a giudicare la singola trasgressione alla regola e perdiamo di vista l’orizzonte.
Mi sono sentito di consigliare a quel papà di non vedere la singola trasgressione alla messa domenicale, ma di preoccuparsi che il figlio cresca come uomo libero di scegliere nella vita e nella relazione con Dio. E se per fare questo, vista anche l’età adolescenziale che si nutre di conflitto e confronto, deve lasciare che il figlio non venga a messa, è bene e giusto così. Questa è la sua strada!
E la nostra quale è? Quale è il nostro orizzonte di fede? Abbiamo davanti il Dio delle regole o il Padre di Gesù?
Giovanni don
Ogni comandamento del Signore ci aiuta a rimanere nell’amore e in comunione con lui e con il prossimo. La radice della legge divina è l’amore. Vieni ,Spirito Santo, a rinnovare il mio cuore, bruciando tutto ciò che non è amore.
“E la nostra quale è? Quale è il nostro orizzonte di fede? Abbiamo davanti il Dio delle regole o il Padre di Gesù?”. Bella domanda, don Giovanni. E’chiaro che tutti noi risponderemmo con la seconda opzione, ma, purtroppo, spesso e volentieri,ci comportiamo seguendo la prima. Pensiamo ancora a un Dio più padrone che Padre e ci fossilizziamo sulle formalità dei riti, trascurandone l’essenza. Nulla di più errato. Che il Signore ci faccia capire come invece l’unica vera Legge da seguire alla lettera sia la Legge dell’Amore. Il Signore vuole che noi diventiamo sia ricettori che trasmettitori di Amore. Le “intemperie” della fragilità umana disturberanno spesso la rice-trasmissione. Ma, se siamo fatti di un materiale buono, l’antenna resisterà . E il Signore ci ha fatti a Sua immagine e somiglianza. Esiste un materiale migliore?
“L’evento dell’incarnazione […] appare come un processo storico che abbraccia il divenire della Chiesa stessa nella sua missione di crescita nella evangelizzazione del mondo. In realtà , se in ceri periodi storici si è verificata una certa disaffezione e distacco degli uomini del nostro tempo dal cristianesimo negli ambienti tradizionali di fede, ciò è dovuto proprio alla ragione dello stato disincarnato di questa fede. Una esigenza di nuova incarnazione’ in quello che Teilhard chiamava il ‘fronte umano’ è stata riproposta al centro dei piani di rinnovamento missionario e pastorale. Esso è stato condotto sotto la spinta di un maggiore legame tra la teologia della creazione e della redenzione, tendente a superare ogni loro divaricazione che aveva pesato negativamente nel passato. Spesso però questa legittima esigenza di ‘incarnazione’ è andata soggetta a delle ambiguità di linguaggio che hanno impoverito la ricchezza del suo significato cristiano originario. Il programma di incarnazione è stato così regolato piuttosto dal suo riferimento alla istanza moderna di rivalutazione del mondo, dei valori della corporeità ed integralità umana, delle realtà terrestri. In questo caso ‘incarnare la fede’ esprimerebbe piuttosto una usa esigenza di totalità che respinge tutte le forme di dualismo antropologico che hanno depauperato la dimensione umana della fede.
L’assenza di una approfondita ermeneutica del significato nuovo del linguaggio cristiano di incarnazione ha portato così in un momento particolare dello sviluppo di questo programma di evangelizzazione, al predominio di un processo all’insegna di ‘incorporare’, di ‘assumere’, di ‘consacrare’ l’umano in un clima euforico di incontro con il mondo. Questo movimento spirituale-missionario che reagiva all’esagerato pessimismo di un tempo denunciava ben presto il suo miraggio fallace. Le ragioni dell’insuccesso di tale missione pastorale sono state attribuite alla precaria concezione stesa dell’incarnazione che ne guidava il processo. L’incarnazione appariva un polo salvifico a se stante che non rispettava la sua intrinseca struttura redentiva in riferimento realistico anche ad una ‘toria del peccato’ e ad un mondo contaminato dall’errore e dalle tenebre. La strategia di una missione in forme trionfalistiche che presumono il raggiungimento quasi automatico del successo attraverso un incontro del tutto pacifico tra mondo e vangelo si rivelava inefficace. Per un importante recupero della legge della incarnazione nella missione della Chiesa appare pertanto necessario avere presenti alcune imprescindibili componenti teologiche. (Marcello Bordoni†, ‘Gesù di Nazaret. Presenza, memoria, attesa’ VII ed. Queriniana,Brescia – Pag 439-440).
Nelle componenti teologiche che seguono Mons. Bordoni†c’è la risposta al padre di quel figlio che non crede più nella Messa e perciò si sente obbligato ad andarci.
Sono altre due paginette come questa: se interessa le trascrivo, altrimenti vi risparmierei volentieri la fatica.
Dario
@Dario
riassumerle?
@Dele
Non sono bravo!
@Dario
MI trovo d’accordo con Dele
🙂
Il tema interessa sicuramente.
Vedi tu cosa ti costa meno fatica tra riportarcele o riassumerle.
Grazie
Ciao
Francesco
“1. Anzitutto si deve liberare il linguaggio cristiano di incarnazione da ogni predominio di concezioni che lo riducono ad un mero connubio metafisico tra eterno e temporale, divino e umano, tra vangelo e mondo, riportandolo nel contesto di una visione storico-salvifica in cui la prima e la nuova creazione si corrispondono. Nella prima creazione, infatti, già è all’opera la parola di Dio ed essa viene non solo come esemplare creativo, ma in vista del dialogo della alleanza. Così, nella incarnazione, Dio porta a termine il suo progetto originario (mysterium) di ricapitolare in Cristo tutte le cose (Ef 1,10). Essa adempie quindi la stessa prima opera creativa di Dio. E’ in questo senso che la missione della Chiesa nel mondo, come proseguimento della incarnazione testimonia quel fondamentale ottimismo cristiano che ‘consente’ all’uomo ed al mondo, cosciente della unità del piano storico di Dio. L’amore alla terra ed all’uomo si esprime appunto nella incarnazione della fede che tende ad abbracciare l’integralità dell’umano, individuo e comunità , nella sua presenza al cosmo, (ominizzazione). Sotto questo profilo, la missione cristiana tende a prolungare la stessa opera creativa di Dio, offrendo un apporto essenziale per la costruzione della terra dal volto più umano.” (Marcello Bordoni†, ‘Gesù di Nazaret. Presenza, memoria, attesa’ VII ed. Queriniana,Brescia – Pag 440-441).
“2. In questo compito, però, la missione della incarnazione della Chiesa deve restare fedele alla propria struttura originariamente cristiana, espressa nell’ora pasquale: è solo nel passaggio pasquale che è possibile operare la congiunzione tra la prima e la nova creazione nell’unico progetto gratuito divino. La legge della incarnazione deve tener conto infatti non solo della ontologia, ma anche della condizione storica dell’uomo, soggetto per la propria fragilità al dramma del peccato. La discesa (katabasis) del Logos divino divenuto carne (sarx e non anthropos) esprime proprio questo suo assoggettarsi ad una esistenza umana concreta nella povertà , fino alla morte (Fil 2,7-8). Sotto la norma pasquale, la missione di incarnazione deve rispecchiare la caratteristica di questo ‘divenire carne’ condiscendendo, per amore, all’ingresso nella povertà e miseria dell’uomo, nella sequela di Cristo, per condurre, attraverso la croce, la carne umana verso la sua trasfigurazione. Incarnarsi è allora, collocarsi «nell’asse di miseria del mondo; un andare verso la povertà dell’uomo, un sentire sulle spalle il peso di questa terra dolorosa. Sentire il peso della sofferenza umana, soffrire in se stessi della sofferenza degli altri». Alla concezione troppo ontologizzata di un incarnazionismo alla prima maniera dedito alla salvezza dell’umano per sola assunzione viene a mancare il senso cristiano della kenosi della croce come momento fondamentale che insieme alla risurrezione conduce alla redenzione dei valori della carne e del mondo, alla loro trasfigurazione nella esistenza ‘econdo lo Spirito’ che apre la creazione verso cieli nuovi e terra nuova (escatologia). La norma pasquale non è però solo il correttivo di un esagerato ottimismo terrestre, tendente a consacrare forme di esaltazione mistica senza ascesi. Alla luce della pasqua il processo incarnatorio costituisce il luogo per eccellenza, come abbiamo potuto vedere anteriormente, della rivelazione dell’amore trinitario di Dio. La missione di incarnazione, allora, sotto la norma pasquale, tende non solo a riscattare il mondo della prima creazione liberandolo dalle ombre del male e purificandolo, ma tende ancor di più positivamente a realizzare in esso il piano divino di una elevazione dell’uomo e della sua terra alla condizione di esistenza nuova nell’amore trinitario. Questo processo segue la logica diversa da quella dell’efficientismo mondano: mentre il successo del messianismo terreno avviene nella apoteosi trionfale di un potere che stravolge ogni resistenza sotto il rullo compressore della legge della evoluzione che dissemina così la storia di relitti umani, la missione della Chiesa la porta ad avanzare nel mondo proprio attraverso quel suo insuccesso che ella sa accogliere nel segno del martirio della croce in comunione con Cristo risorto, Signore della storia.” (Marcello Bordoni†, ‘Gesù di Nazaret. Presenza, memoria, attesa’ VII ed. Queriniana,Brescia – Pag 441-442).
“3. Se dunque, il misconoscere il verbum cricis conduce la legge della incarnazione ad un prometeismo superficiale, ad una pagana apoteosi dell’umano, è anche vero che l’incarnazione non può essere separata dalla prospettiva della ‘gloria’ come momento interiore allo stesso processo pasquale: la venuta del Verbo nella carne è veduta nel quarto evangelo sotto il segno della doxa. Questo vuol dire, per la missione della Chiesa, che l’escatologico dà il giusto valore alla discesa verso l’umano ed all’impegno temporale del cristiano, in quanto in forza di questa ‘riserva escatologica’ egli è protetto dalle tentazioni integraliste, dalla assolutizzazione dei modelli temporali, dalla ottusa attitudine conservatrice che rinnova nella storia il peccato anacronistico consistente nel rifiuto di crescere. Ogni incarnazione sotto il segno della provvisorietà terrestre deve tendere verso quel suo compimento che spinge in avanti verso l’avvenire assoluto di Dio come avvenire tutto novo dell’uomo.” (Marcello Bordoni†, ‘Gesù di Nazaret. Presenza, memoria, attesa’ VII ed. Queriniana,Brescia – Pag 442).
Le paginette erano tre!
Col cuore, Dario
Ho appena letto questa pagina di commento al Santo Vangelo.
Interessante esempio quello dell’adolescente che rinuncia alla Messa.Posso capirlo,perchè anch’io smisi di andarci a quell’etá,adesso ho 57 anni…
Ed ero corista e chierichetto,studiando in una scuola media di Gesuiti.
Bei ricordi,peró io preferivo andarè a sciare,a divertirmi con gente,quello che poi succede a tutti noi crescendo quando il mondo ci atrae.
Anche il figliuol prodigo di cui parla Gesú ha dovuto passare per l’inferno per arrivare al paradiso,come Dante Alighieri nel suo divino cammino.
Mi sembra ottima la risposta di GIOBA(in modo speciale perchè prete,e si sa che ognuno vuole gente nel suo negozio) che fa pensare a tutti noi cosa ci spinge o ci atrae quando andiamo a Messa???
La motivazione che ci fa fare o no una cosa è personale,segreta. Nella medesima azione si nasconde il santo o il peccatore,cosà ci insegnano i Proverbi biblici.
La pagina di Vangelo è cosà ricca di spunti di riflessione,ai quali continuamente il DON ci richiama instancabilmente con i suoi scritti e disegni.Egli fa quello che puó per restare nelle Parole di Gesú,parola di Dio per noi.
“Sarete veri miei discepoli se resterete nelle mie parole…conoscerete la Veritá che vi fará liberi…restate nel mio Amore,dal quale vi riconosceranno.”
La Parola di Dio è per noi un cammino alla vita eterna ci dice Gesú,ma noi stiamo cercando di capire quello che Lui ci sta dicendo?
Come quei discepoli nella barca con Lui sentendo dire “lievito” dei Farisei,si accorgono che non hanno pane per mangiare…
Mangiare.Capire no?
Grazie anche a GIOVANNA per i suoi commenti personali,si vede che salgono da una preghiera.
Chi non posso sopportare nel suo scrivere cosà noioso è quel tal MARCELLO BORDONI.lo dico perchè non è presente nemmeno…
Mi sembra un linguaggio da politici,intendo “parla cosi bene che non si capisce niente”,perchè non è parola di Dio,non vede la luce e “un cieco non puó condurre altri ciechi,che siamo noi.
Da parte mia sto cercando di aiutare GIOBA a lasciar parlare Gesú e lo Spirito delle sue Parole che non torneranno al Cielo senza aver operato effetto nelle nostre vite.
Il nostro rispondere sia SI,SI-NO,NO.Quello che è in piú viene dal maligno.
E IN EFFETTI TUTTA LA NOSTRA VITA SI RIASSUME IN UN SI o un NO…
a DIO
grazie a voi tutti,mi è costato tempo e pensiero scrivere queste poche righe,
ma preferibile a un copia-incolla.
Buona domenica.
@Dario
Grazie Dario, per il tuo lavoro nell’averci condiviso una tale quantità e qualità di riflessioni.
@fran ha faticato a capirle … e da li salta ad una conclusione … diciamo un po’ affrettata su chi è cieco e chi … deve vedere la sua pagliuzza 🙂
Certo Marcello Bordoniâ€
non usa parole semplici (ontologizzata, kenosi, …) ma capisco che occorre anche usare i termini appropriati (visto che ci sono).
Però penso che proprio fran sia l’obiettivo, il pubblico target di questo blog, e sarebbe bello se il Don riuscisse a rendere accessibili a tutti i concetti espressi da Mons. Marcello Bordoni …
Ma qui sta a lui, al nostro grande Don Gioba: mettere la sua arte al servizio di concetti così profondi, e così ricchi.
Ci riuscirà ?
Grazie, fran, per aver condiviso i tuoi pensieri e le tue impressioni con semplicità , col cuore in mano.
Non è facile parlare della propria avventura spirituale, del proprio cammino di fede.
Ognuno di noi ha un contesto di vita, un vissuto, una sensibilità interiore che differisce e condiziona…
E chissà quanti racconti interessanti salterebbero fuori se tirassimo fuori i ricordi dell’adolescenza…
Certo è che non è con la cristologia, di cui era docente mons. Bordoni, che si può parlare ad un quindicenne di Dio, della Messa, della fede, della religione…
Le domande che pone don Giovanni sono:
qual è la tua strada? qual è il tuo orizzonte di fede? in quale Dio credi? nel Dio delle regole o nel Dio Padre Amore e Misericordia di Gesù?
La fede e la religione sono due cose diverse.
Ai nostri figli e nipoti possiamo trasmettere l’esperienza, la motivazione personale, l’esempio, la coerenza;
devono vedere in noi persone sincere, vere, libere da ogni paura;
devono sentire quanto amore ci mettiamo nei nostri rapporti, nelle nostre relazioni;
devono percepire la nostra autenticità in tutto quello che facciamo, nel come lo facciamo, nel perchè lo facciamo…
e seminare, seminare sempre…
Un canto dice: “quanta amore nel seminare, quanta speranza nell’aspettare, quanta fatica nel mietere il grano e vendemmiare…
“Nessuno possiede Dio in modo tale da non doverlo più attendere. Eppure non può attendere Dio chi non sapesse che Dio ha già atteso lungamente lui”.
Anch’io ho faticato nella comprensione del testo di Marcello Bordoni .Quando si vive un periodo molto faticoso e la stanchezza fisica e mentale domina è più efficace un linguaggio semplice e chiaro per raccogliersi ,cercare di capire cosa ci vuole dire il Signore e riprendere il cammino quotidiano. Grazie a te Fran delle tue parole.
Leggevo quelle pagine di Mons. Marcello Bordoni, le ultime del libro che ho citato, nello stesso giorno (più o meno) in cui quel padre si rivolgeva a don Giovanni Berti sottoponendogli il problema del figlio che diserta l’Aula della chiesa la domenica.
Non c’è bisogno di conoscerci per sentirci parti della Chiesa Pellegrina, e così, nel mio cammino di lettura, ho sentito “prossimo quel padre nel suo cammino educativo e mi sono rivolto a lui raccontandogli cosa avevo appena letto.
Perchè a pensarci bene il fatto non è solo adolescenziale ma è anche genitoriale. Al ragazzo succede una cosa: prima frequenta, poi non più. Al genitore succede un’altra: posso fare qualcosa, devo fare qualcosa; costringere o non costringere.
Proprio in questo periodo della mia vita sto appunto aprendo gli occhi. E perciò non vedo bene (e perciò leggo) le cose che sono luminose, abbaglianti, chiare, fin troppo chiare, come potrebbe essere il problema del “figlio . Però con gli occhi ancora socchiusi riesco a vedere le cose che stanno dietro quelle sfolgoranti e cioè il problema del “padre .
Allora provo a riassumere quello che ho letto.
Non è questione se sia bene o no costringere il figlio per tenerlo vicino alla fede.
Il problema è (solo per fare qualche esempio): se tu “testimoni quel fondamentale ottimismo cristiano come “proseguimento dell’Incarnazione di Cristo ; se la tua “missione cristiana tende a prolungare la stessa opera creativa di Dio ; se tu ti senti parte della Kenosi della Croce di Cristo e perciò, nella Sua risurrezione, trasfigurato nella esistenza secondo lo Spirito che apre la tua creazione verso cieli nuovi e terra nuova; se il tuo impegno umano utilizza la “riserva escatologica quale tua incarnazione sotto il segno della provvisorietà terrestre che tende però verso il suo compimento e cioè verso l’assoluto di Dio come tuo avvenire tutto nuovo.
Dalla tua partecipazione alla Sacra Liturgia traspare qualcosa di tutto ciò?
Traspare che lì ed in quel momento tu sei Presente al Cristo che si è incarnato?
Si può insegnare la dottrina, il catechismo, ma non si può insegnare la fede. Non puoi educare alla fede, puoi testimoniare la fede. Puoi testimoniare la fede nella presenza di Cristo nella Liturgia come quella cosa immensamente grande e bella che è proprio da stolti perdere.
Per chi avesse difficoltà a individuare il libro di Mons. Bordoni allego questo link.
http://www.queriniana.it/libro/gesu-di-nazaret/194
@Dario
Bellissimo riassunto.
“Dalla tua partecipazione alla Sacra Liturgia traspare qualcosa di tutto ciò?
Traspare che lì ed in quel momento tu sei Presente al Cristo che si è incarnato?
Si può insegnare la dottrina, il catechismo, ma non si può insegnare la fede. Non puoi educare alla fede, puoi testimoniare la fede. Puoi testimoniare la fede nella presenza di Cristo nella Liturgia come quella cosa immensamente grande e bella che è proprio da stolti perdere.”
Grazie per la TUA TESTIMONIANZA.
Siete tutti fermenti cattolici da quando siete bambini o da quando qualcuno ha bussato al vostro cuore? Gesù non dimenticherà di bussare al cuore di un giovane “soltanto” perchè non vuol andare a messa la domenica.