In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perchè soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, nè di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perchè ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perchè non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
(dal Vangelo di Luca 16,19-31)
Qualche giorno fa sono stato in visita a Pompei, la famosa città romana sepolta improvvisamente dalla cenere del Vesuvio nell’eruzione nel 79 d.C.
Girare per le strade di Pompei è un’esperienza incredibile pensando soprattutto al fatto che nel tempo di una notte una città ricca e grande è improvvisamente scomparsa con molti anche dei suoi abitanti. Sembra davvero di fare un salto indietro nel tempo entrando in negozi, taverne, luoghi di culto e case di duemila anni fa, che se anche sono state travolti da un cataclisma impressionante, conservano intatto e facilmente comprensibile il loro utilizzo.
Mi hanno colpito soprattutto le case e le ville che si aprono lungo le strade, e che sono riconoscibili dai colonnati interni, le stanze e sale affrescate. Molte delle ville più grandi conservano i segni di una ricchezza che l’eruzione ha fissato per l’eternità . Di molti edifici non si quasi nulla dei loro abitanti, e le case sono spesso indicate non dal nome del proprietario sconosciuto ma da qualche elemento architettonico che gli archeologi hanno trovato e che è singolare e unico (Villa dei Misteri, Casa del Fauno…). I ricchi proprietari della casa sono stati dimenticati, e di loro non rimane che quello che hanno costruito e abitato.
Sembra proprio la stessa sorte riservata al ricco che Gesù mette come protagonista della parabola che racconta ai farisei. Questo uomo è identificato non dal nome proprio, ma dal fatto che banchetta lautamente e veste di porpora (colore preziosissimo all’epoca) e di lino finissimo.
Lazzaro, il povero che sta sotto la mensa del ricco senza nome, non ha altro che la sua povertà e quel nome che indica la persona e non quello che ha o non ha…
Il ricco, pieno di beni ma povero di nome, finisce in un tormento eterno che non viene da quello che aveva, ma dal fatto che non l’ha saluto condividere, ignorando completamente il povero che aveva ai piedi. Le ricchezze sono diventate una prigione per il ricco, e gli hanno impedito di vedere la ricchezza vera che aveva sotto il naso, cioè l’uomo Lazzaro, nel quale Gesù si identifica.
Infatti è proprio Gesù quel povero. Il Maestro sta parlando ai farisei, così ricchi di se stessi e delle loro sicurezze da non accorgersi di chi hanno davanti, cioè Gesù, il Figlio di Dio che da ricco che era in modo infinito, si è fatto povero per i poveri, ricco solamente di un amore infinito.
Io che leggo e medito questa parabola, la sento davvero una provocazione per me. Sento che è un forte avvertimento a stare attento alle ricchezze di cui mi circondo come sicurezza ma che posso diventare come una muraglia, che non solo mi identifica e mi toglie la mia identità vera, ma mi impedisce anche di vedere e incontrare il povero che mi sta accanto. Le ricchezze rischiano alla fin fine di impedirmi di vedere e incontrare anche Gesù stesso.
Pompei è davvero unica e affascinante, ma rimane comunque sempre una città morta con i riflessi di una ricchezza antica. La comunità cristiana è chiamata invece a diventare una città viva, dove le opere per cui essere ricordati nel tempo non possono essere i monumenti e le grandi costruzioni, ma la carità e la condivisione.
Nei secoli come cristiani abbiamo edificato cose meravigliose, capolavori di architettura e arte che superano i secoli. Ma non sono queste le cose per cui siamo nati e che rendono vera testimonianza. I veri capolavori immortali della fede sono per esempio i tanti santi che nei secoli hanno lasciato segni indistruttibili di Vangelo vissuto.
Vorrei anche io essere come loro, ricordato non per quel poco o tanto che possiedo materialmente, ma per l’amore e la fedeltà al Vangelo che sono capace di vivere.
Giovanni don
Ciò che mi colpisce del Papa Francesco il suo “guardare” e chi si sente guardato non si sente più solo e si sente amato e vivo.Guardare è fare entrare nel proprio cuore l’altro costruendo un rapporto amorevole. L’uomo ricco della parabola nella sua vita non si è accorto mai delle persone che gli stavano accanto, ha guardato solo se stesso,non ha tessuto rapporti di ammicizia e di condivisione.Gesù aiutami ad aprire il mio cuore.
No comment.
Al momento sono il primo commentatore, ma vorrei lasciare la scritta “no comment” accanto ad una vignetta che indica San Pietro come il ricco che non si cura dei poveri … (evidentemente la Caritas o i CAV non sono pervenuti all’autore).
Ma andiamo oltre!
Vediamo se il Papa ha da dire 2 parole su ciò:
«mondanità spirituale». Si tratta, secondo il Pontefice, del rischio più grave che corre la Chiesa.
Ma che cos’è la mondanità spirituale?
Si tratta di una categoria che origina da un teologo confratello gesuita di Papa Francesco, il cardinale Henri de Lubac (1896-1991). E in effetti de Lubac nel suo libro «Meditazioni sulla Chiesa», del 1953, definisce la mondanità spirituale come «il pericolo più grande per la Chiesa – per noi, che siamo Chiesa – la tentazione più perfida, quella che sempre rinasce, insidiosamente, allorchè tutte le altre sono vinte, alimentata anzi da queste vittorie».
Spesso intendiamo per mondanità della Chiesa «l’amore della ricchezza e del lusso di certi suoi dignitari»: questo è male, certo, «ma non è il male principale». La Chiesa ha sempre trovato forze per superare abbastanza rapidamente le crisi di mondanità materiale. Ha avuto molte più difficoltà con la mondanità spirituale.
Non senza l’intervento del Demonio, la mondanità spirituale parte da un rifiuto ostentato – talora, peraltro, anche sincero – della mondanità materiale. L’uomo di Chiesa che è vittima della mondanità spirituale non si compiace di lussi e di ricchezze. Può anche vivere in estrema povertà , e convincersi di stare dando l’esempio di una morale particolarmente elevata. In realtà , sta preparando qualcosa che dom Vonier definisce «disastroso» per la Chiesa. Può darsi che la moralità del mondano spirituale sia davvero elevata. Ma i suoi «standard morali sono fondati non sulla gloria di Dio ma sul profitto dell’uomo: uno sguardo completamente antropocentrico sarebbe esattamente quello che intendiamo per mondanità . Anche se gli uomini fossero pieni di ogni perfezione spirituale, ma queste perfezioni non fossero riferite a Dio (supponendo che questa ipotesi sia possibile), si tratterebbe di una mondanità incapace di redenzione». Si tratta, ancora, di mondanità «spirituale» e non solo morale, perchè alla fine la stessa spiritualità si corrompe, trasformata dalla «mondanità della mente» in una spiritualità dell’uomo e non più di Dio.
Oggi lo insegna il Papa. Cediamo alla mondanità spirituale tutte le volte che facciamo il bene, compiamo scelte che ci sembrano morali – e talora lo sono davvero, almeno in parte – , rifiutiamo la ricchezza, il lusso e la mondanità materiale ma lo facciamo per umanitarismo, per moralismo, per una religione dell’uomo che sembra avere accenti nobili, ma che non è la religione di Dio e di Gesù Cristo.
La Chiesa così, ha detto Papa Francesco, diventa «una ONG [organizzazione non governativa] pietosa».
“I veri capolavori immortali della fede sono per esempio i tanti santi che nei secoli hanno lasciato segni indistruttibili di Vangelo vissuto.
Vorrei anche io essere come loro, ricordato non per quel poco o tanto che possiedo materialmente, ma per l’amore e la fedeltà al Vangelo che sono capace di vivere.
Giovanni don”
Bellissimo desiderio Don!
Esser Santo!
Non tanto per essere “ricordati”, ma per vivere in pienezza!
Un desiderio comune, … aiutiamoci a vicenda!
🙂
Veniamo agli atri 2 soggetti: USA e Italia.
L’aborto di stato non è forse un finanziare (con le nostre tasche!) l’UCCISIONE del povero ed innocente?
Anche per questo l’accostamento con San Pietro proprio non fa onore alla verità .
“Io che leggo e medito questa parabola, la sento davvero una provocazione per me. Sento che è un forte avvertimento a stare attento alle ricchezze di cui mi circondo come sicurezza ma che posso diventare come una muraglia, che non solo mi identifica e mi toglie la mia identità vera, ma mi impedisce anche di vedere e incontrare il povero che mi sta accanto. Le ricchezze rischiano alla fin fine di impedirmi di vedere e incontrare anche Gesù stesso”. E’ verissimo, don Giovanni. Meditando questa parabola corriamo contemporaneamente due rischi: il primo è quello di banalizzarla, pensando “ok, chi è ricco è automaticamente condannato”, quando invece Gesù non condanna la ricchezza in sè (perchè questa può essere anche frutto di lavori e sacrifici), ma condanna la “promozione” che noi facciamo della ricchezza, da mezzo materiale a guida della nostra vita. E questo apre al secondo rischio: quello di attuare e consolidare questa “promozione”. Facciamo “retrocedere” la ricchezza in Serie B, in Lega Pro, in serie D, ovunque insomma, ma facciamo sì che nella Serie A del nostro cuore ci sia sempre il Signore. Facciamo sì che queste parabole di queste domeniche ci aiutino in tal senso.
Anche oggi che è SAN FRANCESCO, il Papa torna sul discorso della mondanità :
“Ha detto il mio fratello Vescovo che è la prima volta, in 800 anni, che un Papa viene qui. In questi giorni, sui giornali, sui mezzi di comunicazione, si facevano fantasie. “Il Papa andrà a spogliare la Chiesa, lì! . “Di che cosa spoglierà la Chiesa? . “Spoglierà gli abiti dei Vescovi, dei Cardinali; spoglierà se stesso . Questa è una buona occasione per fare un invito alla Chiesa a spogliarsi. Ma la Chiesa siamo tutti! Tutti! Dal primo battezzato, tutti siamo Chiesa, e tutti dobbiamo andare per la strada di Gesù, che ha percorso una strada di spogliazione, Lui stesso. E’ diventato servo, servitore; ha voluto essere umiliato fino alla Croce. E se noi vogliamo essere cristiani, non c’è un’altra strada. Ma non possiamo fare un cristianesimo un po’ più umano – dicono – senza croce, senza Gesù, senza spogliazione? In questo modo diventeremo cristiani di pasticceria, come belle torte, come belle cose dolci! Bellissimo, ma non cristiani davvero! Qualcuno dirà : “Ma di che cosa deve spogliarsi la Chiesa? .
Deve spogliarsi oggi di un pericolo gravissimo, che minaccia ogni persona nella Chiesa, tutti: il pericolo della mondanità .
Il cristiano non può convivere con lo spirito del mondo.”
http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/october/documents/papa-francesco_20131004_poveri-assisi_it.html
MA poi prosegue per i duri di orecchio:
“Con quanto dolore, tante volte, vediamo che trovano la morte, come è successo ieri a Lampedusa: oggi è un giorno di pianto! Queste cose le fa lo spirito del mondo. È proprio ridicolo che un cristiano – un cristiano vero – che un prete, che una suora, che un Vescovo, che un Cardinale, che un Papa vogliano andare sulla strada di questa mondanità , che è un atteggiamento omicida.
La mondanità spirituale uccide!
Uccide l’anima! Uccide le persone! Uccide la Chiesa! “
A Lampedusa è un disastro, il centro di accoglienza che può ospitare 200 persone ne ammassa oltre 1000….in un’intervista un prete lamenta la terribile situazione. Mi domando, ma perchè la chiesa non ospita questi disgraziati nei suoi conventi? Centinaia di conventi, abbazie, monasteri…palazzi, in tutta Italia, praticamente vuoti, che possono ospitare 40-50 persone e sono abitati da comunità di 2, 3 o 5 frati o suore…. Ma come, come conciliare la missione della chiesa con questo stato di cose….una chiesa ricca che non si spezza per i piccoli, non accenna neanche a farlo arroccata nella sua “istituzionalità “, ma vive dell’eucarestia?!?!?!?!?!?!
@dele
Perchè prendersela sempre (e solo) con la Chiesa che con la caritas è quella che fa più di tutti?
Non siamo mica manicheri che le regole valgono di più per i sacerdoti che per i non consacrati.
Quante seconde case sfitte di cristiani ci sono?
Ed oltre Lampedusa (che sta sotto i riflettori) quante mamme sono tentate dall’aborto e non ricevono un’alternativa?
Quanti morti generano queste conseguenze?
http://veritaevita.blogspot.it/2013/10/la-legge-194-sullaborto-tutela-la-vita.html
Quante donne vengono discriminate al lavoro perchè osano essere aperte alla vita?
E di questo siamo TUTTI responsabili.
Noi abbiamo in custodia i nostri fratelli.
TUTTI, non solo la Chiesa.
Anzi, grazie Chiesa quando ce lo ricordi.
Grazie Chiesa, quando ci indichi con Gesù, cosa fare e perchè, per chi, farlo.
Grazie Chiesa di Dio!
Francesco
Dal vocabolario del Prof. Deleterio!
Alla voce “Eucarestia” si legge: “CARESTIA di interventi EUropei nella vicenda degli immigrati a Lampedusa”.
Vedere uno degli ultimi interventi di Papa Francesco e si trova la risposta della Chiesa.
Per capire mi domando:
quanti conventi, abbazie, monasteri… palazzi della Chiesa ci sono a Lampedusa, per essere utilizzati come prima accoglienza?
Quanti immigrati dopo gli sbarchi sulle coste italiane sono accolti nei conventi, abbazie, monasteri… palazzi della Chiesa?
Quanti immigrati hanno accettato di essere ospitati in strutture della Chiesa?
C’è differenza tra clandestino e rifugiato nella legge italiana?
C’è differenza tra un partito e l’altro nel considerare i clandestini/rifugiati?
IO NON LO SO!
Chi lo sa risponda!
@Francesco B
“cristiani non consacrati”….ma chi sono, quanti ce ne sono di cristiani nella nostra società ….ops, è vero, siamo tutti cristiani perchè battezzati. Ma è proprio così? è così facile essere discepoli di Gesù? Leggendo i vangeli qualche dubbio mi viene. Se penso che il cristiano è colui che mette al centro della sua vita, come punto di riferimento e di discernimento, Gesù Cristo…qualche dubbio mi viene. Mi viene il dubbio… la nostra società non è affatto cristiana, esiste un cristianesimo culturale, convenzionale, che ha decisamente soppiantato il cristianesimo della fede.
Troppo poca gente oggi approfondisce la conoscenza delle scritture, conoscenza di Cristo, in modo da lasciarsi plasmare dallo Spirito…troppo poca gente partecipa all’eucarestia senza avere la ben che minima idea di cosa sta realmente facendo…cristiani con 2 case o condomini interi vuoti? cristiani ricchi che non soccorrono il prossimo? Cristiani, Francesco, che ricorrono all’aborto o più semplicemente divorziano senza pensarci su troppo? E’ corretto parlare di “cristiani”?
Se dubbi ci possono essere per i laici, per i consacrati non è cosi. Loro hanno preso una posizione ben più netta nei confronti di Cristo e non possono permettersi di non essere coerenti.
@Dario
Grazie Dario che sottolinei la risposta di Papa Francesco: la risposta della Chiesa non si è fatta attendere.
Quella dei laici ? …
Se va bene dicono che la Chiesa deve fare … ovvero fanno la carità con i soldi degli altri.
🙂
Eppure la Chiesa, che sempre guida ed illumina ci da, a noi laici, delle linee guida da seguire.
Ad esempio:
Circa l’importanza (anzi il DOVERE) di mobilitarci tutti per trovare un modo concreto per operare:
“Le urgenze attuali del mondo: perchè ve ne state qui tutto il giorno oziosi?
Situazioni nuove, sia ecclesiali sia sociali, economiche, politiche e culturali, reclamano oggi, con una forza del tutto particolare, l’azione dei fedeli laici.
Se il disimpegno è sempre stato inaccettabile, il tempo presente lo rende ancora più colpevole.
Non è lecito a nessuno rimanere in ozio.”
[firmato
SUA SANTITA’
GIOVANNI PAOLO II
SU VOCAZIONE E MISSIONE DEI LAICI
NELLA CHIESA E NEL MONDO]
http://www.vatican.va/holy_father/john_paul_ii/apost_exhortations/documents/hf_jp-ii_exh_30121988_christifideles-laici_it.html