In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perchè ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perchè nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perchè io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
(dal Vangelo di Matteo 20,1-16)
Quante volte durante il giorno sentiamo questa esclamazione: “Dio buono”? E’ vero, ne sentiamo tante altre di simili e purtroppo non sempre piacevolissime. Tante volte mi viene chiesto quando una esclamazione con “Dio”, come prima parola, diventa una vera e propria bestemmia. E’ difficile dare una risposta precisa, e parlare di bestemmie oggi sembra un discorso di altri tempi.
La Bibbia, nell’Antico Testamento, espressamente vieta di nominare il nome di Dio direttamente, come segno di rispetto e per rimarcare la distanza tra l’uomo e il suo Creatore e Signore. Mosè addirittura si copre il volto quando gli appare Dio, sapendo che anche il solo guardare Dio per l’uomo è fatale. Nella morale cristiana è rimasta questa legge del “non nominare il nome di Dio invano”, come chiaro invito a non bestemmiare. Mi chiedo se non sia una bestemmia anche dire con superficialità “Dio mio”, oppure “Dio santo, o anche “oh mio Dio”. Anche in questi casi si nomina in modo inutile Dio come fosse un semplice intercalare… Ma non voglio addentrarmi in questioni di parole, ma cogliere il messaggio della pagina del Vangelo di questa domenica.
Gesù, attraverso la parabola di questo padrone che chiama a diversi orari gli operai, parla di Dio e del suo rapporto con gli uomini. E’ lo stesso padrone che alla fine riassume il suo comportamento nell’espressione “…io sono buono”. E’ questa bontà di fondo che può spiegare da sola tutto quello che fa il padrone. Sembra che le questioni della vigna e del guadagno siano davvero secondarie rispetto al desiderio di dare a tutti qualcosa e di non lasciare nessuno escluso e povero.
Se fosse un padrone attento all’economia della sua azienda non darebbe a tutti la stessa paga e forse non chiamerebbe quelli dell’ultima ora, che in fondo fanno solamente un lavoro simbolico. Non si metterebbe a cercare i lavoratori quasi fosse un assistente sociale e non uno che vuole guadagno. Se fosse un padrone “normale” darebbe ragione a chi gli contesta che la paga dei primi non può essere come quella degli ultimi: ci perde lui in fondo per primo.
Come sempre accade la parabola vuole sconcertare chi l’ascolta e forse sollevare qualche protesta (magari avvenisse anche nelle nostre spesso sonnecchianti assemblee…!!). Gesù ci parla di Dio, e vuole convertire il nostro modo di pensarlo e di rapportarci a lui.
Se è una bestemmia nominarlo invano e magari accostare al suo nome espressioni volgari, forse è una bestemmia ancor più grave non conoscerlo e continuare a considerarlo come giudice implacabile e padrone esigente di risultati concreti. In fondo in fondo, è più facile per noi pensare a Dio come uno che dà a chi si merita e punisce chi è stato pigro e mancante nell’eseguire i suoi ordini. E c’è sempre qualcuno che sa esattamente cosa vuole Dio e ce lo ricorda, minacciando castighi e punizioni.
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Ma Dio è buono. Lo è in modo a volte incomprensibile e disarmante. Lui è buono e lo siamo in fondo anche noi. Noi siamo fatti a sua immagine, e Gesù ce lo ha riproposto con la sua bontà e il suo stile di vita.
E’ la bontà di dare sempre opportunità anche a chi arriva ultimo. E’ la bontà di non cedere alla logica del guadagno nelle relazioni umane (“io ti do se tu mi dai”). E’ la bontà di chi crede che tutti possono dare qualcosa e fare qualcosa di positivo, disinnescando le invidie e le lotte tra persone che portano a divisioni e contrapposizioni violente.
Quando qualcuno dice “Dio buono” come esclamazione ( e spero sempre che non scappi anche a me) vorrei tanto che dalle labbra scendesse nel cuore, perchè non rimanga una vuota espressione ma un dato di fede e di forza interiore.
Giovanni don
Ciao a tutti,
continuo qui la nostra discussione dall’altro post, essendo questa pagina del vangelo sconcertante e stimolante.
Francesco, ho già detto che il mio obbiettivo non è di essere un buon cattolico, ma un buon cristiano. Il mio approccio alla religiosità non è istintivo e aprioristico, ma ho la necessità di conoscere il terreno in cui mi muovo e di essere convinto di ciò che faccio. Il mio credo è parte della mia coscienza, la proposta a cui aderisco DEVE ESSERE CONVINCENTE proprio perchè richiede la mia fede, la mia fiducia.
Ecco che ho trovato nel cristianesimo una proposta convincente, avvincente, e in Gesù una persona decisamente seducente. Eppure oggi molte persone la rifiutano, o gli lasciano nella vita un posto decisamente marginale. Come è possibile, perchè il vangelo non è felicemente accolto come nella primitiva comunità di Antiochia? La risposta che io mi sono dato è questa: perchè oggi il vangelo che la chiesa propone non è più il limpido e semplice annuncio dell’amore misericordioso di Dio verso TUTTI gli uomini, ma un “giogo più leggero di quello di prima, ma pur sempre un “giogo .
Gli uomini, dimora dello Spirito di Dio, rifiutano una proposta del genere, è insito alla natura dell’uomo anelare alla libertà .
Ecco in cosa un cattolico eretico come me pone la sua fiducia: io
CREDO in un DIO BUONO, che opera in mezzo a noi redimendo, giustificando, liberando l’uomo per mezzo di Gesù, nel loro Spirito. Lo specifico cristiano è Gesù Cristo stesso, che si deve seguire sulla strada che conduce a Dio, suo Padre, sotto la guida dello Spirito Santo.
CREDO nella santa chiesa cattolica come sacramento di Gesù, e per cattolicità intendo l’unità della chiesa al vescovo e l’unità dei vescovi tra loro. Il simbolo apostolico non contiene alcuna allusione alla cristallizzazione di quest’unità nella sede episcopale di Roma, ma sarebbe senz’altro sbagliato dedurne che un tale orientamento sia sbagliato. Esatto è, però, che questa affermazione non và annoverata fra gli elementi primari del concetto di chiesa e non può nemmeno pretendere di rappresentare la sua genuina base di costruzione. Elementi fondamentali della chiesa cattolica appaiono piuttosto il perdono, la conversione, la comunione eucaristica e, a partire da questa, la pluralità nell’unità . Un’altra cosa devo assolutamente sottolineare: la chiesa non và pensata partendo dalla sua organizzazione, ma è l’organizzazione che và compresa partendo dalla chiesa. La costituzione episcopale compare sullo sfondo come mezzo per portare all’unità , serve alla realizzazione dell’unità delle chiese locali; un ulteriore stadio, sempre nell’ordine dei mezzi, sarà poi costituito dal servizio del vescovo di Roma.
Solo in quanto cattolica, ossia visibilmente UNA PUR NELLA MOLTEPLICITA, essa corrisponde a ciò che richiede il Simbolo. Nel mondo dilaniato e diviso la chiesa deve essere segno e strumento di unità , deve superare barriere e riunire nazioni, razze e classi, nel nome di un DIO BUONO.
CREDO nella risurrezione e nella vita eterna, nei tempi e modi di cui abbiamo già avuto modo di discutere.
CREDO che nei sacramenti vi sia la presenza reale di Gesù, in una dimensione simbolica. Ogni altro modo di pensare ai sacramenti al di fuori del linguaggio dei simboli porta a mentalià magiche, ben lontane da ciò che i sacramenti vogliono essere.
CREDO infine che la chiesa popolo di Dio abbia il diritto e il dovere di fare sentire la sua voce, che l’episcopato torni dietro a Gesù a servire nell’umiltà , suo compito originario.
Aiuto per maturare queste mie convinzioni il libro + volte da me menzionato di Ratzingher.
un saluto a tutti
PS
ringrazio Dio di essere un eretico del XXI secolo, se fossi nato 300 anni fà la santa chiesa cattolica mi avrebbe bruciato vivo. Grazie ancora Signore!!!
A mio avviso Dio è più che buono, e lo dico per esperienza personale!
Dio è Amore!
L’Amore o carità è il principale attributo di Dio. L’Apostolo ed evangelista Giovanni dice testualmente che “Dio è Amore” (1Gv 4,16 ). L’Amore di Dio è, in particolare, Amore Misericordioso.
Nel Magistero:
Papa Benedetto XVI, nella sua prima enciclica, Deus caritas est, interamente dedicata all’amore cristiano, afferma che l’amore cristiano è unione di eros e agape, ed è diretto verso Dio e verso i fratelli. Eros senza agape sarebbe puro istinto sessuale, agape senza eros toglierebbe alla carità quella spinta impulsiva di carità verso gli altri.
Per quanto riguarda il credo abbiamo che l’attuale papa ha definito “Il «Credo» di Paolo VI, un dono da riscoprire”.
Il testo della Professione di Fede che Paolo VI pronunciò il 30 giugno 1968, al termine dell’Anno della fede indetto per il XIX centenario del martirio degli apostoli Pietro e Paolo a Roma.
Leggiamolo dunque (consiglio di leggerlo facendoci piccoli ed avere così gli occhi dei bambini, di figli, ovvero con stupore ed ammirazione di tal bellezza):
Papa Paolo VI “Il Credo del popolo di Dio”
Noi crediamo in un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, creatore delle cose visibili, come questo mondo ove trascorre la nostra vita fuggevole, delle cose invisibili quali sono i puri spiriti, chiamati altresì angeli, e Creatore in ciascun uomo dell’anima spirituale e immortale.
Noi crediamo che questo unico Dio è assolutamente uno nella sua essenza infinitamente santa come in tutte le sue perfezioni, nella sua onnipotenza, nella sua scienza infinita, nella sua provvidenza, nella sua volontà e nel suo amore. Egli è Colui che è, come Egli stesso lo ha rivelato a Mosè; ed Egli è Amore, come ce lo insegna l’Apostolo Giovanni: cosicchè questi due nomi, Essere e Amore, esprimono ineffabilmente la stessa realtà divina di Colui che ha voluto darsi a conoscere a noi, e che “abitando in una luce inaccessibile è in Se stesso al di sopra di ogni nome, di tutte le cose e di ogni intelligenza creata. Dio solo può darci la conoscenza giusta e piena di Se stesso, rivelandosi come Padre, Figlio e Spirito Santo, alla cui eterna vita noi siamo chiamati per grazia di Lui a partecipare, quaggiù nell’oscurità della fede e, oltre la morte, nella luce perpetua, l’eterna vita.
I mutui vincoli, che costituiscono eternamente le tre Persone, le quali sono ciascuna l’unico e identico Essere divino, sono la beata vita intima di Dio tre volte santo, infinitamente al di là di tutto ciò che noi possiamo concepire secondo l’umana misura.
Intanto rendiamo grazie alla Bontà divina per il fatto che moltissimi credenti possono attestare con noi, davanti agli uomini, l’Unità di Dio, pur non conoscendo il mistero della Santissima Trinità .
Noi dunque crediamo al Padre che genera eternamente il Figlio; al Figlio, Verbo di Dio, che è eternamente generato; allo Spirito Santo, Persona increata che procede dal Padre e dal Figlio come loro eterno Amore. In tal modo, nelle tre Persone divine, coaeternae sibi et coaequales, sovrabbondano e si consumano, nella sovreccellenza e nella gloria proprie dell’Essere increato, la vita e la beatitudine di Dio perfettamente uno; e sempre “deve essere venerata l’Unità nella Trinità e la Trinità nell’Unità “.
Noi crediamo in Nostro Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio. Egli è il Verbo eterno, nato dal Padre prima di tutti i secoli, e al Padre consustanziale, homoousios to Patri, e per mezzo di Lui tutto è stato fatto. Egli si è incarnato per opera dello Spirito nel seno della Vergine Maria, e si è fatto uomo: eguale , pertanto al Padre secondo la divinità , e inferiore al Padre secondo l’umanità , ed Egli stesso uno, non per una qualche impossibile confusione delle nature, ma per l’unità della persona.
Egli ha dimorato in mezzo a noi, pieno di grazia e di verità . Egli ha annunciato e instaurato il Regno di Dio, e in Se ci ha fatto conoscere il Padre. Egli ci ha dato il suo Comandamento nuovo, di amarci gli altri com’Egli ci ha amato. Ci ha insegnato la via delle Beatitudini del Vangelo: povertà in spirito, mitezza, dolore sopportato nella pazienza, sete della giustizia, misericordia, purezza di cuore, volontà di pace, persecuzione sofferta per la giustizia. Egli ha patito sotto Ponzio Pilato, Agnello di Dio che porta sopra di sè i peccati del mondo, ed è morto per noi sulla Croce, salvandoci col suo Sangue redentore. Egli è stato sepolto e, per suo proprio potere, è risorto nel terzo giorno, elevandoci con la sua Resurrezione alla partecipazione della vita divina, che è la vita della grazia. Egli è salito al Cielo, e verrà nuovamente, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, ciascuno secondo i propri meriti; sicchè andranno alla vita eterna coloro che hanno risposto all’Amore e alla Misericordia di Dio, e andranno nel fuoco inestinguibile coloro che fino all’ultimo vi hanno opposto il loro rifiuto.
E il suo Regno non avrà fine,
Noi crediamo nello Spirito Santo, che è Signore e dona la vita; che è adorato e glorificato col Padre e col Figlio. Egli ci ha parlato per mezzo dei profeti, ci è stato inviato da Cristo dopo la sua Resurrezione e la sua Ascensione al Padre; Egli illumina, vivifica, protegge e guida la Chiesa, ne purifica i membri, purchè non si sottraggano alla sua grazia. La sua azione, che penetra nell’intimo dell’anima, rende l’uomo capace di rispondere all’invito di Gesù: “Siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro celeste”.
Noi crediamo che Maria è la Madre, rimasta sempre Vergine, del Verbo Incarnato, nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo, e che, a motivo di questa singolare elezione, Ella, in considerazione dei meriti di suo Figlio, è stata redenta in modo più eminente, preservata da ogni macchia del peccato originale e colmata del dono della grazia più che tutte le altre creature.
Associata ai Misteri della Incarnazione e della Redenzione con un vincolo stretto e indissolubile, la Vergine Santissima, l’Immacolata, al termine della sua vita terrena è stata elevata in corpo e anima alla gloria celeste e configurata a suo Figlio risorto, anticipando la sorte futura di tutti i giusti: e noi crediamo che la Madre Santissima di Dio, Nuova Eva, Madre della Chiesa, continua in Cielo il suo ufficio materno riguardo ai membri di Cristo, cooperando alla nascita e allo sviluppo della vita divina nelle anime dei redenti.
Noi crediamo che in Adamo tutti hanno peccato: il che significa che la colpa originale da lui commessa ha fatto cadere la natura umana, comune a tutti gli uomini, in uno stato in cui essa porta le conseguenze di quella colpa, e che non è più lo stato in cui si trovava all’inizio nei nostri progenitori, costituiti nella santità e nella giustizia, e in cui l’uomo non conosceva nè il male nè la morte. E’ la natura umana così decaduta spogliata della grazia che la rivestiva, ferita nelle sue proprie forze naturali e sottomessa al dominio della morte, che viene trasmessa a tutti gli uomini; ed è in tal senso che ciascun uomo nasce nel peccato. Noi dunque professiamo, col Concilio di Trento, che il peccato originale viene trasmesso con la natura umana, “non per imitazione, ma per propagazione”, e che esso pertanto è “proprio a ciascuno”.
Noi crediamo che Nostro Signor Gesù Cristo mediante il Sacrificio della Croce ci ha riscattati dal peccato originale e da tutti i peccati personali commessi da ciascuno di noi, in maniera tale che – secondo la parola dell’Apostolo – “là dove aveva abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia”.
Noi crediamo in un solo Battesimo istituito da Nostro Signor Gesù Cristo per la remissione dei peccati. Il Battesimo deve essere amministrato anche ai bambini che non hanno ancor potuto rendersi colpevoli di alcun peccato personale, affinchè essi nati privi della grazia soprannaturale, rinascono “dall’acqua e dallo Spirito Santo” alla vita divina in Gesù Cristo.
Noi crediamo nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, edificata da Gesù Cristo sopra questa pietra, che è Pietro. Essa è il Corpo mistico di Cristo insieme società visibile, costituita di organi gerarchici, e comunità spirituale; essa e la Chiesa terrestre, Popolo di Dio pellegrinante quaggiù, e la Chiesa, ricolma dei beni celesti; essa è germe e la primizia del Regno di Dio, per mezzo del quale continuano, nella trama della storia umana, l’opera e i dolori della Redenzione, e che aspira al suo compimento perfetto al di là del tempo, nella gloria. Nel corso del tempo, il Signore Gesù forma la sua Chiesa mediante i Sacramenti, che emanano dalla sua pienezza. E’ con essi che la Chiesa rende i propri membri partecipi del Mistero della Morte e della Resurrezione di Cristo, nella grazia dello Spirito Santo, che le dona vita e azione. Essa è dunque santa, pur comprendendo nel suo seno dei peccatori, giacchè essa non possiede altra vita se non quella della grazia: appunto vivendo della sua vita, i suoi membri si santificano, come, sottraendosi alla sua vita, cadono nei peccati e nei disordini, che impediscono l’irradiazione della sua santità . Perciò la Chiesa soffre e fa penitenza per tali peccati, da cui peraltro ha il potere di guarire i suoi figli con il Sangue di Cristo e il dono dello Spirito Santo.
Erede delle promesse divine e figlia di Abramo secondo lo spirito, per mezzo di quell’Israele di cui custodisce con amore le Scritture e venera i Patriarchi e i Profeti; fondala sugli Apostoli e trasmettitrice, di secolo in secolo, della loro parola sempre viva e dei loro poteri di Pastori nel Successore di Pietro e nei Vescovi in comunione con lui; costantemente assistita dallo Spirito Santo, la Chiesa ha la missione di custodire, insegnare, spiegare e diffondere la verità , che Dio ha manifestato in una maniera ancora velata per mezzo dei Profeti e pienamente per mezzo del Signore Gesù.
Noi crediamo a tutto ciò che è contenuto nella Parola di Dio, scritta o tramandata, e che la Chiesa propone a credere come divinamente
rivelata sia con un giudizio solenne, sia con il magistero ordinario e universale. Noi crediamo nell’infallibilità , di cui fruisce il Successore di Pietro, quando insegna ex cathedra come Pastore e Dottore di tutti i fedeli, e di cui è dotato altresì il Collegio dei vescovi, quando esercita con lui il magistero supremo.
Noi crediamo che la Chiesa, che Gesù ha fondato e per la quale ha pregato, e indefettibilmente una nella fede, nel culto e nel vincolo della comunione gerarchica. Nel seno di questa Chiesa, sia la ricca varietà dei riti liturgici, sia la legittima diversità dei patrimoni teologici e spirituali e delle discipline particolari, lungi dal nuocere alla sua unità , la mettono in maggiore evidenza.
Riconoscendo poi, al di fuori dell’organismo della Chiesa di Cristo, l’esistenza di numerosi elementi di verità e di santificazione che le appartengono in proprio e tendono all’unita cattolica, e credendo all’azione dello Spirito Santo che nel cuore dei discepoli di Cristo suscita l’amore per tale unità , noi nutriamo la speranza che i cristiani, i quali non sono ancora nella piena comunione con l’unica Chiesa, si riuniranno un giorno in un solo gregge con un solo Pastore.
Noi crediamo che la Chiesa è necessaria alla salvezza, perchè Cristo, che è il solo mediatore e la sola via di salvezza, si rende presente per noi nel suo Corpo, che è la Chiesa. Ma il disegno divino della salvezza abbraccia tutti gli uomini: e coloro che, senza propria colpa, ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, ma cercano sinceramente Dio e sotto l’influsso della sua grazia si sforzano di compiere la sua volontà riconosciuta nei dettami della loro coscienza, anch’essi, in un numero che Dio solo conosce, possono conseguire la salvezza.
Noi crediamo che la Messa, celebrata dal Sacerdote che rappresenta la persona di Cristo in virtù del potere ricevuto nel sacramento dell’Ordine, e da lui offerta nel nome di Cristo e dei membri del suo Corpo mistico, è il Sacrificio del Calvario reso sacramentalmente presente sui nostri altari. Noi crediamo che, come il pane e il vino consacrati dal Signore nell’Ultima Cena sono stati convertiti nel suo Corpo e nel suo Sangue che di lì a poco sarebbero stati offerti per noi sulla Croce, allo stesso modo il pane e il vino consacrati dal sacerdote sono convertiti nel Corpo e nel Sangue di Cristo gloriosamente regnante nel Cielo; e crediamo che la misteriosa presenza del Signore, sotto quello che continua ad apparire come prima ai nostri sensi, è una presenza vera, reale e sostanziale.
Pertanto Cristo non può essere presente in questo Sacramento se non mediante la conversione nel suo Corpo della realtà stessa del pane e mediante la conversione nel suo Sangue della realtà stessa del vino, mentre rimangono immutate soltanto le proprietà del pane e del vino percepite dai nostri sensi. Tale conversione misteriosa è chiamata dalla Chiesa, in maniera assai appropriata, transustanziazione. Ogni spiegazione teologica, che tenti di penetrare in qualche modo questo mistero, per essere in accordo con la fede cattolica deve mantenere fermo che nella realtà obiettiva, indipendentemente dal nostro spirito, il pane e il vino ha cessato di
esistere dopo la consacrazione, sicchè da quel momento sono il Corpo e il Sangue adorabili del Signore Gesù a essere realmente dinanzi a noi sotto la specie sacramentale del pane e del vino, proprio come il Signore ha voluto, per donarsi a noi in nutrimento e per associarci all’unità del suo Corpo mistico.
L’unica e indivisibile esistenza del Signore glorioso nel Cielo non è moltiplicata, ma è resa presente dal Sacramento nei numerosi luoghi della terra dove si celebra la Messa. Dopo il Sacrificio, tale esistenza rimane presente nel Santo Sacramento, che è, nel tabernacolo, il cuore vivente di ciascuna delle nostre chiese. Ed è per noi un dovere dolcissimo onorare e adorare nell’Ostia santa, che vedono i nostri occhi, il Verbo Incarnato, che essi non possono vedere e che, senza lasciare il Cielo, si è reso presente dinanzi a noi.
Noi confessiamo che il Regno di Dio, cominciato quaggiù nella Chiesa di Cristo, non è di questo mondo, la cui figura passa; e che la sua vera crescita non può essere confusa con il progresso della civiltà , della scienza e della tecnica umane, ma consiste nel conoscere sempre più profondamente le imperscrutabili ricchezze di Cristo, nello sperare sempre più fortemente i beni eterni, nel rispondere sempre più ardentemente all’amore di Dio, e nel dispensare sempre più abbondantemente la grazia e la santità tra gli uomini. Ma è questo stesso amore che porta la Chiesa a preoccuparsi costantemente del vero bene temporale degli uomini. Mentre non cessa di ricordare ai suoi figli che essi non hanno quaggiù stabile dimora, essa li spinge anche a contribuire – ciascuno secondo la propria vocazione e i propri mezzi – al bene della loro città terrena, a promuovere la giustizia, la pace e la fratellanza tra gli uomini, a prodigare il loro aiuto ai propri fratelli, soprattutto ai più poveri e ai più bisognosi. L’intensa sollecitudine della Chiesa, Sposa di Cristo, per le necessità degli uomini, per le loro gioie e le loro speranze, i loro sforzi e i loro travagli, non è quindi altra cosa che il suo grande desiderio di esser loro presente per illuminarli con la luce di Cristo e adunarli tutti in Lui, unico loro Salvatore. Tale sollecitudine non può mai significane che la Chiesa conformi se stessa alle cose di questo mondo, o che diminuisca l’ardore dell’attesa del suo Signore e del Regno eterno.
Noi crediamo nella vita eterna. Noi crediamo che le anime di tutti coloro che muoiono nella grazia di Cristo, sia che debbano ancora esser purificate nel Purgatorio, sia che dal momento in cui lasciano il proprio corpo siano accolte da Gesù in Paradiso, come Egli fece per il Buon Ladrone, costituiscono il Popolo di Dio nell’aldilà della morte, la quale sarà definitivamente sconfitta nel giorno della resurrezione, quando queste anime saranno riunite ai propri corpi.
Noi crediamo che la moltitudine delle anime, che sono riunite intorno a Gesù e a Maria in Paradiso, forma la Chiesa del Cielo, dove esse nella beatitudine eterna vedono Dio così com’è e dove sono anche associate in diversi gradi, con i santi Angeli al governo divino esercitato da Cristo glorioso, intercedendo per noi e aiutando la nostra debolezza con la loro fraterna sollecitudine.
Noi crediamo alla comunione tra tutti i fedeli di Cristo, di coloro che sono pellegrini su questa terra, dei defunti che compiono
la propria purificazione e dei beati del Cielo, i quali tutti insieme formano una sola Chiesa; noi crediamo che in questa
comunione l’amore misericordioso di Dio e dei suoi Santi ascolta costantemente le nostre preghiere, secondo la parola di Gesù:
Chiedete e riceverete. E con la fede e nella speranza, noi attendiamo la resurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà .
Sia benedetto Dio Santo, Santo, Santo. Amen.
Che dire, … un credo magnifico. Una boccata d’aria pura! 🙂
Ho voluto riportarlo così rimuovendo le note ai testi.
Certo, resta un po’, lungo da dire durante la Messa. 🙂
Ma a chi, oltre ad essere rapito da tal bellezza, vuole approfondire i contenuti del credo, e capire da dove nascono queste affermazioni, può leggerne una versione con note ai vari riferimenti, molto conciliari, i quali a loro volta si poggiano sulle scritture.
La trovate qui:
http://www.maranatha.it/Pensieri/PaoloVIPage.htm
Un caro saluto a tutti.
Francesco
Riporto qui di seguito il “Credo” del cardinale Giulio Bevilacqua 1881-1965
soprannominato il cardinale parroco.
Non vuole essere una contrapposizione a quello di papa Paolo VI, ma poichè quando scrivo o leggo un commento preferisco una esperienza di vita vissuta, poichè ci sono persone che riescono ad annunciare il Vangelo parlando in maniera più vicina alle persone, con esempi concreti e sanno attualizzare e valorizzare le parole in maniera efficace, poichè amo condividere le cose belle e buone per arricchirci e nutrirci spiritualmente l’un l’altro…
Credo in Dio e credo nell’uomo, quale immagine di Dio.
Credo negli uomini, nel loro pensiero,
nel valore della loro sterminata fatica.
Credo nella vita come dono e come durata,
come possibilità illimitata di elevazione,
non prestito effimero dominato dalla morte.
Credo nella gioia: la gioia di ogni stagione,
di ogni tappa, di ogni aurora, di ogni tramonto,
di ogni volto, di ogni raggio di luce
che parta dal cervello, dai sensi, dal cuore.
Credo nella famiglia del sangue e nella famiglia
prescelta per il mio lavoro.
Credo nel dovere di servire il bene perchè giustizia, libertà
e pace siano a fondamento della vita sociale.
Credo nella possibilità di una grande famiglia umana
e nell’unità dei cristiani quale Cristo la volle.
Credo nella gioia dell’amicizia, nella fedeltà e
nella parola degli uomini.
Credo in me stesso, nella capacità che Dio mi ha conferito,
perchè possa sperimentare la più grande fra le gioie,
che è quella del donare e del donarsi.
In questa fede voglio vivere, per questa fede voglio lottare
e con questa fede voglio addormentarmi
in attesa del grande, gioioso risveglio.
Personalmente trovo più vita, bellezza, gioia e responsabilità personale nel Credo di Bevilacqua… Aggiungo un link a una bella riflessione del teologo Carlo Molari che “supera” alcuni concetti molto legati al teismo classico
è a pagina 4
http://www.informacristo.org/upload/pdf/FdC_apr-2011.pdf?phpMyAdmin=5OeBnGs1CTWDwqrTpKC-DnCiaB1
Il primo Credo è nel libro del Deut. e dice così: “mio padre era un arameo errante…” e viene recitato nella notte di Pasqua per passare la fede ai figli; narra tutto quello che Dio ha fatto. Il Credo è storico, non professione di fede sugli attributi di Dio o in quello in cui credo, ma professione di fede sui suoi interventi benefici nella storia.
Dio è Amore♥!
“Fate esperienza di preghiera, lasciando che lo Spirito parli al vostro cuore. Pregare significa concedere un po’ del proprio tempo a Cristo, affidarsi a Lui, rimanere in silenzioso ascolto della sua Parola, farla risuonare nel cuore.” Giovanni Paolo II
“Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro!” Giovanni Paolo II
Oggi il Papa in persona ci parla della Chiesa.
Infatti nella Messa all’Olympiastadion di Berlino il Pontefice si è mostrato consapevole del fatto che molti, anzichè testimoniare per la Chiesa di fronte al relativismo, la contestano o in vari modi la feriscono dall’interno. «Nella parabola della vite – ha rilevato il Papa -, Gesù non dice: “Voi siete la vite , ma: “Io sono la vite, voi i tralci (Gv 15,5)». Questa è la vera natura della Chiesa. «Alcuni guardano la Chiesa fermandosi al suo aspetto esteriore. Allora la Chiesa appare solo come una delle tante organizzazioni in una società democratica, secondo le cui norme e leggi, poi, deve essere giudicata e trattata anche una figura così difficile da comprendere come la “Chiesa ».
Se qualcuno considera la Chiesa un’organizzazione puramente umana, una qualunque associazione, allora «l’esperienza dolorosa che nella Chiesa ci sono pesci buoni e cattivi, grano e zizzania» rischia d’indurre ad abbandonarla. È un tema che, con riferimento allo scandalo dei preti pedofili, Benedetto XVI aveva anticipato ai giornalisti nel volo aereo verso Berlino. Parlando dei tedeschi che a causa dello scandalo hanno lasciato la Chiesa Cattolica il Papa ha detto: «Posso capire che in vista di tali informazioni, soprattutto se sono vicini a persone proprie, uno dice: questa non è più la mia Chiesa». Ma di questi abbandoni «generalmente le motivazioni sono molteplici nel contesto della secolarizzazione della nostra società . Penso che di solito queste uscite sono l’ultimo passo in una lunga catena di allontanamento dalla Chiesa. Mi sembra importante in questo contesto domandarsi “perchè sono nella Chiesa . Sono nella Chiesa come in una associazione sportiva, in una associazione culturale, dove ho i miei interessi e se non trovano più risposta esco, o essere Chiesa è una cosa più profonda? Io direi che sarebbe più importante conoscere che essere nella Chiesa non è essere in qualche associazione ma essere nella rete del Signore, nella quale tira pesci buoni e cattivi, dalle acque della morte alla terra della vita. Può darsi che in questa rete sono proprio accanto a pesci cattivi e sento questo, ma rimane vero che non ci sono per questi o questi altri ma ci sono perchè è la rete del Signore, ed è una cosa diversa da tutte le altre associazioni umane, una che tocca tutto il fondamento del mio essere».
È perchè non si comprende questo – ha aggiunto il Papa nell’omelia all’Olympiastadion – che, anche al di là del caso specifico della pedofilia, «insoddisfazione e malcontento vanno diffondendosi, se non si vedono realizzate le proprie idee superficiali ed erronee di “Chiesa e i propri “sogni di Chiesa ». S’insegue il tempo presente, senza accorgersi che è un «tempo di inquietudine e di qualunquismo, in cui così tanta gente perde l’orientamento e il sostegno; in cui la fedeltà dell’amore nel matrimonio e nell’amicizia è diventata così fragile e di breve durata».
Ai cattolici il Papa è venuto a ricordare che «rimanere in Cristo significa […] rimanere anche nella Chiesa». «La Chiesa come “la pienezza e il completamento del Redentore ([venerabile] Pio XII [1876-1958], Mystici corporis, AAS 35 [1943] p. 230: “plenitudo et complementum Redemptoris ) è per noi pegno della vita divina e mediatrice dei frutti di cui parla la parabola della vite. La Chiesa è il dono più bello di Dio. Pertanto, dice anche S. Agostino: “Ognuno possiede lo Spirito Santo nella misura in cui ama la Chiesa di Cristo (In Ioan. Ev. tract. 32, 8 [PL 35, 1646])». Il Papa è venuto in Germania a ricordare che «Dio non vuole ciò che è arido, morto, artificiale, che alla fine è gettato via, ma vuole le cose feconde e vive, la vita in abbondanza». Ma questo annuncio può essere efficace solo se è proclamato «con la Chiesa e nella Chiesa».