non guardare in cielo… ma davanti a te


DOMENICA 5 giugno 2011
ASCENSIONE del Signore

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
(dal Vangelo di Matteo 28,16.20)

Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà  su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».
Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perchè state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà  allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo»
(dal libro degli Atti degli Apostoli 1,2-11)

Quale piccola incoerenza nelle letture di oggi… forse.
Nel vangelo di Matteo, Gesù promette di rimanere per sempre con i suoi discepoli, fino alla fine del mondo, mentre negli Atti degli Apostoli, l’evangelista Luca (che scrive questo libro insieme al vangelo che porta il suo nome) dice che ad un certo punto Gesù se ne va, e viene sottratto alla vista dei loro occhi.
Ma allora questo Gesù rimane o se ne va? Il Signore c’è per alcuni privilegiati e per altri è invisibile?
Nei discepoli “bloccati” a guardare il cielo vedo un po’ la perplessità  mia e di tutti coloro che ogni tanto si chiedono “dove sei Gesù?” Anche io ogni tanto fisso il cielo e mi domando cosa fare, come affrontare le difficoltà  che vedo sulla terra, vicino e lontano da me. A volte mi blocco a guardare il cielo, pensando che è troppo difficile guardare davanti a me e sotto di me. Troppo dura e confusa è la vita concreta, e preferisco pensare che la fede in fondo è guardare in alto, lontano da me e dai miei fratelli.
I due uomini in bianche vesti mi richiamano e mi rimproverano. Ricordano anche a me la promessa del ritorno pieno di Gesù, senza più dubbi e confusioni. E’ una promessa che vuole mettermi il cuore in pace: la storia alla fine ha Gesù come protagonista assoluto e non siamo abbandonati. Ma ora è il tempo di guardare avanti a se, lungo i sentieri della vita e della storia dell’umanità . L’invito “andate dunque e fate discepoli tutti i popoli… e di me sarete testimoni fino ai confini della terra” dato ai discepoli è fatto anche a me e ad ogni credente che porta il nome di Gesù.
Gesù non lo vedo con l’occhio fisico e non lo tocco come poteva fare un suo discepolo e amico di allora, ma non per questo non è possibile sentirlo vicino e sperimentarne l’amicizia. Forse è come andare in bicicletta: se smetto di pedalare la fermo la bicicletta non sta su da sola ma cade, e sono costretto ad appoggiarmi, ma se vado in avanti e non mi fermo, la bicicletta sta in equilibrio.
Il paragone può sembrare banale, ma penso che in fondo sia questo un po’ il significato della missione data ai discepoli: essere cristiani è andare continuamente, senza fermare l’annuncio del vangelo. E’ proprio nell’incontro continuo con i fratelli e le varie situazioni dell’umanità  che posso tener viva la memoria di Gesù, e sentirlo così vivo anche per me. Se mi fermo nella testimonianza e non continuo a render vivente Gesù nei miei gesti, parole, scelte,.. allora la presenza viva di Gesù si spegne, e come succede con la bicicletta, si cade.

    Fermarsi a guardare il cielo, secondo il racconto del vangelo, sembra dunque un gesto inutile.
    Non è dunque incoerente la scrittura che ascoltiamo in questa domenica. Essa ci dice che Gesù non è più presente nel suo corpo fisico, nemmeno come corpo risorto, e che da quel giorno che se ne è definitivamente andato alla vista degli apostoli suoi amici, il modo per vederlo e sperimentarlo è proprio l’annuncio con la vita. Gesù rimane con me e con i miei fratelli e sorelle di fede. Gesù è presente, ogni volta che la comunità  cristiana vive come lui ha insegnato. Gesù non abbandona l’umanità  perchè ha lasciato la sua Chiesa piena del suo Spirito, quello Spirito del Risorto che proprio a Pentecoste celebreremo.


Giovanni don

3 comments

  1. … ma non è Gesù che se n’è andato!!! Sono i nostri occhi che non lo vedono.
    Egli ha un Corpo, che è quello che è risorto 2000 anni fà .
    Non non lo vediamo perchè i nostri occhi non sono trasfigurati.
    Lo hanno vissuto Pietro, Giovanni e Giacomo, sul monte Tabor.
    Lì non fu Gesù a modificarsi, apparendo con Mosè ed Elia, ma la capacità visiva degli occhi degli Apostoli.
    Quindi Gesù E’ PRESENTE CON IL SUO CORPO FISICO davanti ai miei occhi ma è la mia vista incapace del Corpo di Cristo. Ecco la ragione dell’Eucaristia, per la necessità della visibilità di un Corpo a me invisibile, in qualcosa di visibilmente corporeo. Questa trasformazione corporea tra invisibile e visibile si chiama Transustanziazione.

  2. Vignetta nuovamente azzeccata!
    🙂 Bravo don!

    Questa domenica nella mia parrocchia un giovane sacerdote ha celebrato la sua prima messa!
    E’ stato davvero molto bello, e commovente (almeno per me).

    Si vedeva da tante piccole cose l’amore per quello che stava facendo.

    Da noi si festeggiava la festa della vita, una sorta di festa di fine anno oratoriano, eppure nell’omelia ha ricordato (come fa spesso il Papa) l’importanza della vita, di accogliere e chiedere al Signore il dono dei figli, ed ha addirittura osato dire che la cultura della morte odierna ostacola questa visione.
    Tutti argomenti TABU in parrocchia!

    E poi all’elevazione, ha pronunciato le parole in modo cantato!

    Piccoli gesti ma che rendono davvero solenne e dovutamente gioioso e bello il momento e la celebrazione.

    Il mio cuore si è commosso, perchè il Signore ci ha donato un grande sacerdote.
    Un segno di speranza, perchè solo nella fedeltà a Gesù ed alla sua Chiesa si può compiere ciò che Gesù ci ha chiesto:
    “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato”.

    Un saluto a tutti.
    Francesco

  3. grz x la spiegazione don 🙂

    quello che ora scrivo non centra niente ma lo faccio per sfogarmi, perdonatemi:

    io conosco persone ke si drogano…
    le persone che lo fanno molto spesso lo fanno per nascondere la loro debolezza e proteggersi dal mondo……

    attraverso le droghe e l’alcol si annebbia la realtà per non vederla.. per far finta che non sia reale… la vita fuori da ogni schema e la trasgressione servono a cercare di combatterla…. di renderla nostra per poterla controllare….

    ….purtroppo non funziona… non per sempre almeno… e anzi, diventa peggiore…

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