il mondo al contrario

Gesù pensa ad un mondo dove la beatitudine non è nella ricchezza, nel potere e nel consenso. Ma è proprio possibile questo mondo oggi? Eppure proprio la ricchezza ad ogni costo ha generato nei secoli guerre, povertà e solitudini. Questo insegnamento di Gesù così provocatorio magari sarà impossibile ma è davvero necessario. (DOMENICA 16 febbraio 2025 – VI anno C)

 

In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne.
Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».
(dal Vangelo di Luca 6,17-26)

 

Quando viene pubblicato un libro, la scelta del titolo di solito non è lasciata all’autore del testo ma alla casa editrice. Quest’ultima infatti cerca di sintetizzare in un titolo efficace il testo partendo da uno sguardo “esterno” all’autore, per intercettare anche il sentire di chi poi dovrebbe acquistare quel libro. Gesù non ha messo alcun titolo alla sua storia, a quello che ha detto e fatto, ma sono stati gli evangelisti che hanno raccolto le memorie e hanno scritto quelli che poi sono stati chiamati “vangeli” perché contenevano la “buona notizia” di Gesù.

Se la scelta toccasse a noi oggi, quale titolo metteremmo al vangelo, in modo da esprimere in poche parole cosa è per noi questa storia, per dire chi è per noi Gesù in quello che ha detto e fatto?

Qualche tempo fa fece molto discutere in libro del generale e politico Roberto Vannacci, “Il mondo al contrario”, diventato di fatto il suo manifesto politico. La scelta grafica semplice ma molto efficace della copertina era quella di aver scritto la parola “contrario”, contenuta nel titolo, proprio al contrario, per comunicare già ad un primo sguardo che dentro si trovavano una serie di considerazioni personali di Vannacci sulla società e sulla politica attuali che andavano molto spesso “al contrario” del pensiero comune.

Se dovessi trovare un titolo alternativo alla storia di Gesù, forse “il mondo al contrario” sarebbe per me il più efficace. L’ho pensato a partire dal brano di Vangelo di questa domenica, dove troviamo le parole tra le più rivoluzionarie di Gesù: le beatitudini. Le beatitudini più famose sono nel Vangelo di Matteo al capitolo 5, nel discorso detto “della montagna”, ma anche l’evangelista Luca ci riporta a suo modo le parole di Gesù che disegnano davvero un mondo al contrario.

“Beati voi poveri, beati voi affamati, beati voi che piangete e beati voi quando vi perseguitano…”. Con queste parole Gesù spiazza tutti, sia al suo tempo che oggi. Questa sua visione del mondo è ancor più rafforzata dall’uso dell’opposto, quando dice “guai a voi ricchi, voi sazi, voi che ridete e voi che siete lodati” usando uno stile tipico della predicazione del suo tempo che ribadiva il concetto usando gli opposti.

Ma è questo “beati voi…” che suona come annuncio sconvolgente anche oggi che facciamo fatica a credere che si possa essere beati nella povertà, nella fame e nella tristezza, e ancor meno beati quando si è perseguitati E’ difficile perché in realtà pensiamo che sia il consenso più largo possibile quello che ci fa felici. Nell’era della fame di “like” non possiamo essere felici se abbiamo attorno “haters”, cioè odiatori, che ci denigrano.

Queste parole di di Gesù non sono un obbligo, non sono una legge da seguire pena la punizione, ma sono una prospettiva esistenziale, un modo di guardare al mondo e affrontare la vita con gli occhi dell’altro mondo, quello di Dio. Gesù non ama la miseria, ma nemmeno ama chi è schiavo dell’avere e del potere a tutti i costi. Gesù non ama la fame, ma non ama nemmeno che si ricerchi solamente di riempire la pancia, la casa e il conto in banca, invece di riempire il cuore e le relazioni. Gesù non ama certo la tristezza, ma non ama nemmeno la superficialità di chi non sente le sofferenze del prossimo rimanendo chiuso nel proprio mondo. Gesù non ama che si venga perseguitati per la fede, e anche lui non ha voluto salire sulla croce a tutti i costi, ma nemmeno ama che non ci sia nessuno che sia disposto anche a dare la vita per la pace, la fratellanza e il bene comune, anche a costo di pagare di persona e diventare impopolare.

Beati i poveri… sono coloro che sono felici perché hanno come ricchezza Dio e il prossimo, che sentono che il valore della vita viene dalle relazioni vere che costruiamo. Adamo ed Eva, nel racconto mitico dell’Eden, perdono tutto perché volevano avere tutto dimenticando che avevano già quello che li rendeva beati e in armonia con sé stessi e il creato. Gesù è venuto a insegnare che è possibile anche per noi oggi un mondo al contrario rispetto a quello che da sempre è presente e che ha generato divisioni, guerre e povertà, in ogni epoca umana. Gesù con quel “beati voi…” vuole svegliarci dal pessimismo che potrebbe imprigionarci, quando vediamo tutto quello che non va attorno a noi e dentro di noi, un pessimismo che ci porta a non pensare che sia possibile un mondo più libero, più fraterno e in armonia con Dio e il creato. Il mondo al contrario di Gesù inizia anche da me se mi lascio provocare dalle parole di Gesù. Con piccole scelte di povertà e di condivisione posso davvero scoprire che la beatitudine che cerco in modo spesso sbagliato è già dentro di me.

Giovanni don

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