Cosa muove la mia vita di fede? La preoccupazione di obbedire ai comandamenti altrimenti verrò punito? La fede nasce e si nutre di amore, amore per Dio e amore per il prossimo, che alla fine sono e due facce della stessa medaglia. E l’amore non è una parola statica ma una strada da percorrere.(DOMENICA 3 novembre 2024 – XXXI anno B)
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
(dal Vangelo di Marco 12,28-34)
Qualche settimana fa nella nostra comunità è stato ospite un giovane di Padova, insegnante di scienze motorie al liceo, che ha raccontato ai ragazzi e bambini del catechismo e ai loro genitori la storia del suo cammino di fede.
Dario Reda, questo il suo nome, ha 34 anni e ha ricevuto il battesimo a 21 anni, dopo un cammino di preparazione in parrocchia. Della celebrazione del suo Battesimo, avvenuta nella Cattedrale di Padova la notte di Pasqua con il Vescovo, Dario ci tiene a raccontare di non ricordare molto del rito in sé, ma che ha ben impresso nella memoria del cuore la forte emozione che ha provato, così intensa che lo ha portato a sorridere e abbracciare tutti coloro che erano presenti, sconosciuti compresi.
Per lui diventare cristiano non è stata principalmente una questione di “dover fare o non fare delle cose”, ma di “sentirsi innamorato” e “umanamente felice”. L’amore se è vero non può che cambiare la vita, cambia i pensieri e soprattutto le azioni. E ciò che ti spinge ad agire non sono leggi e regolamenti, ma l’amore stesso.
E devo dire che Dario, che di mestiere non fa il predicatore ma si occupa di sport e ha che fare con cose che riguardano il corpo, nello sguardo, nel modo di parlare di Gesù e anche nel modo di muoversi si vede benissimo che è innamorato del Vangelo.
Nella pagina di Vangelo di questa domenica, chi avvicina Gesù per porgli una domanda religiosa invece è proprio uno che di mestiere si occupa di Sacra Scrittura e regole religiose. L’evangelista ci racconta che questo scriba pone a Gesù una domanda della quale avrebbe dovuto già sapere bene la risposta: quale è il comandamento più importante tra tutti i comandamenti e regole della tradizione religiosa del popolo di Israele.
“Avere un solo Dio e rispettare il sabato” erano sicuramente comandamenti al vertice di tutto, anche se poi le regole che riguardavano cose da fare e cose da non fare erano moltiplicate quasi all’infinito, e la vita religiosa era davvero resa sempre più complicata e appesantita. Anche ai tempi di Gesù non tutti i maestri e le guide religiose erano d’accordo sulla gerarchia delle regole più importanti da rispettare e sui divieti ai quali stare più attenti.
Gesù nella sua risposta va diritto al cuore della questione con una semplicità che forse ci potrebbe apparire fin troppo semplice e banale. Il primo dei comandamenti è amare Dio e il secondo è amare il prossimo, che alla fine sono un unico comandamento con due facce che non si possono separare. È l’amore alla base della vita umana, che è fatta principalmente di relazioni. E anche con Dio c’è una relazione che non può che essere mossa dall’amore e non dalla paura, che è fondata sull’amore non su una obbedienza imposta. E la stessa cosa è tra esseri umani: senza amore le relazioni umane di trasformano in paura, in divisioni, in lotte, in sfruttamento, in guerra e alla fine in autodistruzione.
Quando lo scriba risponde alle parole di Gesù dicendo la stessa cosa, le parole del Maestro suonano un po’ strane: “non sei lontano dal regno di Dio”.
Perché gli dice “non sei lontano…”? Non ha risposto bene? Non ha detto quello che Gesù vuole?
Non basta sapere le cose, ma bisogna viverle! Non basta parlare di amore, ma bisogna amare. Non basta conoscere la strada giusta, bisogna iniziare a percorrerla.
Questo scriba ha dimostrato di conoscere la strada del Vangelo, la strada che parte da Dio e porta a Dio, ma se rimane fermo e non fa gesti concreti di vita, il Regno di Dio rimane vicino ma nello stesso tempo lontano da lui.
Questo scriba e anche noi oggi, siamo chiamati a vivere le parole di Gesù e amare come lui. Chi ci incontra ha bisogno non solo di conoscere le parole della fede, ma ha bisogno di vederle fuoriuscire dalle nostre labbra, dai nostri occhi, dalle nostre mani, con una vita concreta che comunica l’amore di Dio.
Come Dario nemmeno io ricordo il momento in cui sono diventato cristiano, e nemmeno ricordo tutte le regole e gli insegnamenti del catechismo fatto da bambino, ma posso e devo chiederci: sono innamorato del Vangelo? Chi mi incontra sente che la mia vita religiosa parte dal cuore? Si vede concretamente che amo Dio e il prossimo come me stesso?