“Chi sono per te?” chiede Gesù ai discepoli e a me oggi. Chi sono io che porto il nome di Cristo? La risposta richiede una continua conversione non solo di idee ma di vita concreta. Continuamente devo compiere una transizione tra un’identità sbagliata di fede a quella del Vangelo. Ogni giorno trasformo la mia identità in quella di Gesù. (DOMENICA 15 settembre 2024 – XXIV anno B)
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».
(dal Vangelo di Marco 8,27-35)
In questi giorni ho conosciuto e ascoltato la storia di Alessandra, una donna sposata di 60 anni che le figlie poco più che ventenni in famiglia chiamano “babbo”.
Si, perché Alessandra era ancora Massimo quando sono venute al mondo le due ragazze, ma una decina di anni fa ha iniziato il processo psico fisico di transizione per passare dal genere maschile a quello femminile. Alessandra ora è una donna transgender, che ha compiuto un lungo cammino per scoprire e accettare quell’identità femminile che sentiva dentro il corpo maschile e che cercava di reprimere, ma non ha potuto farlo per sempre. Massimo, così come si chiamava prima, si è sposato con una donna che ha compiuto anche lei un non facile cammino di accettazione dell’identità del marito, ma è sempre stata accanto a lui, con un amore che non è cambiato. L’amore della moglie e quello delle due figlie è stato la maggior forza per una transizione psicologica e anche fisica non facile e a tratti davvero dolorosa. E anche la fede, pur con tutte le difficoltà, paure e incomprensioni è stata per Alessandra una fonte di grande forza per il cammino di transizione di genere che dava finalmente la risposta giusta alla domanda profonda “chi sono io?”
“Chi sono io per voi?” domanda Gesù ai suoi discepoli. Gesù fa questa domanda precisa perché non è scontato che loro sappiano veramente chi è quel Maestro che hanno deciso di seguire. È importante che conoscano veramente l’identità di Gesù, perché questa è strettamente legata alla loro stessa identità e alla loro missione futura. E lo stesso vale per noi oggi. Sapere chi è Gesù realmente è capire chi siamo noi cristiani che portiamo la sua identità come singoli e come Chiesa.
Pietro alla domanda di Gesù risponde “Tu sei il Cristo”, dando la riposta formalmente giusta. Ma subito dopo, quando Gesù rivela quale genere di Messia è, Pietro si ribella. Perché non corrisponde al genere di Messia che lui ha in mente. Gesù parla di croce, di dono della vita, non parla di trionfo umano ma di apparente sconfitta. Non parla di potere ma di amore fino alla morte. Non è questo il genere di Messia e di Dio che Pietro ha in mente, e non è certo quello che lui vuole essere e nemmeno i suoi amici. E anche noi se ci pensiamo bene, non ci sentiamo portati a donare ma piuttosto a prendere, non ci sentiamo portati a servire ma ad essere serviti, e pensiamo che la vita si realizza nell’avere non nel dare. E forse ancora oggi non abbiamo in mente un genere di Chiesa in perdita ma una Chiesa che deve trionfare e crescere sempre più.
Pietro deve fare un cambio di genere spirituale. Deve fare un cammino di transizione interiore sull’identità vera di Gesù e anche di Dio, e anche di sé stesso. Non è un cammino facile e i racconti dei vangeli, come questo di Marco, ci mostrano tutta la fatica che hanno dovuto fare Pietro e gli altri per cambiare dentro di sé l’identità di Dio, l’identità di Gesù e anche la loro stessa identità di discepoli. Ma è un cammino necessario verso quella verità che rende liberi e felici davvero.
Alessandra per rispondere in modo vero alla domanda “chi sono io?” ha fatto un cammino spirituale e anche fisico, che ha reso concreto anche nell’aspetto esteriore quello che sentiva dentro. E mi ricorda che anch’io devo fare questa transizione continua per far corrispondere la mia vita concreta, le mie parole e gesti, le mie scelte esteriori di ogni giorno al quello che sono dentro, a quello che è Cristo dentro di me. Questa transizione di identità spirituale la possiamo chiamare anche conversione, che non è mai solo una questione di idee, ma di vita concreta.
Giovanni don