Ogni cristiano è missionario, e tutta la comunità cristiana è missionaria, nessuno escluso. Ovunque ci troviamo, siamo mandati a comunicare Gesù anche attraverso le nostre povertà umane e materiali, nonostante i nostri dubbi di fede, anche se siamo segnati dai nostri peccati. Siamo sempre fratelli e sorelle “in missione per conto di Dio”.
(DOMENICA 14 luglio 2024 – XV anno B)
In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
(dal Vangelo di Marco 6,7-13)
Appena scarcerato dal carcere per rapina, Jake viene coinvolto dal fratello Elwood in una impresa che si presenta al limite dell’impossibile, quella di rimettere insieme tutti i musicisti della loro vecchia band. Solamente rimettendo insieme la band e con un mega concerto potranno raccogliere i fondi necessari per salvare il vecchio orfanotrofio cattolico dove sono cresciuti, guidato da suor Mary, che è a rischio di chiusura. La band si chiama “The Blues Brothers” e per i due fratelli l’impresa di salvare l’orfanotrofio è una vera e propria missione, una “missione per conto di Dio”.
Questa storia dei Blues Brothers è raccontata nell’omonimo film del 1980, e in qualche modo ricorda la missione che Gesù affida ai suoi amici e fratelli, che è raccontata nei Vangeli. L’evangelista Marco ricorda quella missione affidata dal Maestro ai discepoli, perché vede in quel primo invio missionario un modello di ogni missione cristiana.
La missione di portare il messaggio di Gesù, non è questione solamente di parole e slogan. Marco infatti non ci dice cosa devono dire i missionari, non ci parla del contenuto, ma ci ricorda lo stile della missione.
La missione affidata a queste coppie di discepoli, è di fatto uan specie di “estensione” dell’azione di Gesù stesso. I discepoli infatti partono per affrontare gli spiriti impuri, per convertire e guarire. In sintesi i discepoli sono mandati ad “essere Gesù”, con le parole e soprattutto con le azioni, che sono azioni di accoglienza e cura. E se qualcuno non accoglie questo stile di accoglienza e fraternità, diventa come un pagano, anche se fa parte del popolo di Israele. Ai tempi di Gesù, era tradizione che quando un Ebreo tornava nella propria terra da un viaggio, prima di metter piede in casa si scuoteva la polvere della terra straniera e pagana da sotto i calzari, per non portare nulla di pagano in casa propria.
I discepoli che scuotono la polvere dai propri calzari dicono in un modo molto diretto che coloro che non accolgono il messaggio di fraternità e amore di Gesù è come se fossero dei pagani, anche se si dicono credenti in Dio.
La missione dei discepoli è poi una missione che non conta su grandi mezzi materiali, ma trae forza dall’intesa dei due missionari tra loro e dalla sicurezza che si ha in Dio solo e non nei propri mezzi.
I missionari del Vangelo sanno che portano un messaggio che è fatto di parole e gesti uniti insieme, gesti che sono così potenti che non serve altro per diffonderli. Se i discepoli si mostrano uniti e solidali tra loro, se vivono in modo essenziale e povero, allora mostrano Gesù e possono dire di essere davvero in missione con la forza e la ricchezza di Dio.
Gesù parla ai suoi discepoli, e l’evangelista Marco ricorda questi discorsi alla sua piccola e povera comunità. Anche per noi oggi queste parole sono in invito a ricordare la nostra costante missione. Ogni cristiano è missionario, e tutta la comunità cristiana è missionaria, nessuno escluso. In un modo o in un altro, in famiglia, nel mondo di lavoro, in casa, tra amici… ovunque ci troviamo, siamo missionari, siamo mandati a mostrare Gesù anche attraverso le nostre povertà umane e materiali, nonostante i nostri dubbi di fede, anche se siamo segnati dai nostri peccati.
E non siamo mai missionari solitari, ma insieme ad altri.
I due fratelli Jake e Edwood, i Blues Brothers, anche se sporchi, anche se inseguiti da mezza polizia di Chicago, anche se attorniati da una band di suonatori sgangherati, non rinunciano ad andare avanti perché sono forti del loro legame e perché si sentono “in missione per conto di Dio”, e questo per loro basta.
Anch’io, anche noi tutti come cristiani, pur inseguiti sempre dai nostri problemi e limiti, siamo costantemente in missione per comunicare il Vangelo di Gesù, siamo sempre fratelli e sorelle “in missione per conto di Dio”.