la lingua di Dio

Gli uomini nella Storia hanno chiamato Dio in molti modi. E tutti questi modi diversi per chiamarlo e pregarlo sono stati usati spesso per dividere gli uomini e farsi tra loro la guerra. Il vangelo ricorda a noi cristiani che Dio ha un solo nome, che è quello di “Padre…”, e in questo ogni divisione nell’umanità scompare e gli uomini imparano l’unica lingua di Dio che è “amare”.

DOMENICA 24 luglio 2022 XVII anno C

 

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
“Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione”».
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

(dal Vangelo di Luca 11,1-13)

 

L’altro giorno ho celebrato in una chiesa qui vicino alla mia parrocchia un matrimonio religioso tra due giovani residenti in Germania, lui di origine italiana e serba e lei di origine croata. In chiesa c’erano famigliari e amici di ben 4 lingue diverse, e davvero non sono sicuro che a parte gli sposi (spero…) tutti siano stati capaci di seguire e partecipare alla messa. Oltre al problema della lingua parlata, c’era sicuramente anche il problema della “lingua” stessa della liturgia, con parole, segni e preghiere che per molti probabilmente erano davvero una lingua nuova e sconosciuta. Ho iniziato la celebrazione (per chi poteva capire) sottolineando in modo ironico questa difficoltà di linguaggio, ma puntando sul fatto che in fondo eravamo tutti uniti da una lingua che tutti comprendono, di qualsiasi provenienza, cultura e religione, che è quella dell’amore.

Nel Vangelo di questa domenica, proseguendo il racconto di Luca, ci troviamo nella parte in cui l’evangelista ricorda Gesù che insegna la preghiera fondamentale dei cristiani, il “Padre Nostro”. Ci accorgiamo subito che la versione di questo evangelista è un po’ diversa dalla preghiera che conosciamo a memoria, e che è presa dal vangelo di Matteo. Ma poco importa, perché in fondo a Gesù stesso non importa affatto l’insegnamento di una “formula” con la quale rivolgersi in modo corretto ed efficace a Dio, come si trattasse di una formula magica. Al Maestro interessa che pregando, i suoi discepoli e noi comprendiamo “chi è” Dio veramente, e quale è la vera relazione da instaurare con lui.

Quando i discepoli chiedono che Gesù insegni loro a pregare, la prima parola è “Padre”, che l’evangelista Matteo arricchisce con “… nostro”. Ecco la preghiera vera che ha come primo effetto non quello di ottenere qualcosa, ma di aprirci gli occhi su chi è Dio per noi, per tutti. Gesù aggiunge anche quella piccola storia dell’amico che chiede all’altro amico un favore nella notte, perché non importa la formula magica, ma il cuore aperto a Dio, che spesso abbiamo “cammuffato” e “nascosto” dietro maschere inutili e fuorvianti di giudice severo, di padrone esigente, di essere indeterminato e distante, di prestigiatore di miracoli, di burattinaio della storia…

Dio è Padre, Padre nostro… Basta questo per cambiare anche la comprensione di chi siamo noi e di chi ci sta accanto. Se come cristiani capissimo fino in fondo chi è Dio Padre, non faremmo più distinzioni severe tra religioni, tra culture e tradizioni diverse, tra praticanti e non praticanti, anche tra credenti e non credenti. Nel momento in cui insieme diciamo con le labbra “Padre nostro…”, il cuore è indirizzato a comprendere ogni altro linguaggio, e tutto quello che può dividere gli uomini inizia a scomparire.

E davvero iniziamo a comprenderci con la lingua universale dell’amore, perché è l’unica lingua che Dio comprende e parla.

Giovanni don

Leave a Reply