un messaggio nuovo che rovescia non solo la pietra pesante del sepolcro di Gesù, ma anche le pietre che pesano sul nostro cuore, sulla mostra mente e anche sulla nostra fede. “E’ risorto!” è una frase semplice come il nucleo dell’atomo che porta dentro l’energia del cosmo e che abbiamo il compito di far esplodere nel mondo, facendo scoppiare la pace.
(DOMENICA 17 aprile 2022 Pasqua di Resurrezione)
Il primo giorno della settimana, al mattino presto [le donne] si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù.
Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”».
Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli.
Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l’accaduto.
(dal Vangelo di Luca 24,1-12)
“La nonna mi ha detto che se apro prima l’uovo di Pasqua Gesù si arrabbia con me!”. Questo è quello che un bambino di 5 anni mi ha raccontato quando qualche giorno fa sono stato alla scuola materna per parlare dei simboli della Pasqua. L’uovo pasquale, che noi per tradizione abbiamo di cioccolato con la sorpresa dentro, è in realtà quello vero, con il guscio duro e una piccola vita che dal di dentro vuole uscire, simbolo di Gesù vivo che esce dal sepolcro. Insieme agli altri simboli (il cero, l’agnello, le campane…) questo dell’uovo è davvero un simbolo efficace per comprendere la ricchezza del messaggio evangelico, così rivoluzionario ancora oggi. Mi ha fatto sorridere il rimprovero della nonna riportato dal piccolo nipote, che mi immagino continuamente in agguato per aprire tutte le uova in cerca della sorpresa e papparsi il cioccolato. Ho sorriso, ma non al 100%, perché in quel rimprovero molto umano e comprensibile ho visto un grosso pericolo proprio per il messaggio evangelico. “Se fai questo o quello… Gesù si arrabbia con te”, è parte di una visione di fede distorta che, come la pietra del sepolcro, tiene Gesù prigioniero di una visione sbagliata di Dio e della nostra presenza nel mondo come cristiani.
Quanta fatica ha fatto Gesù, arrivando fino a morire, per insegnare che Dio non si arrabbia come una divinità capricciosa ma ama infinitamente, che Dio non segue la logica umana della punizione ma usa la misericordia che salva.
Le donne la mattina di Pasqua (anche se nella loro mente non è ancora Pasqua), si recano a rendere omaggio ad uno che è morto e sepolto. Tutto è andato male con il loro amico e maestro, e su di lui ha vinto la violenza umana. Ancora più chiusi e delusi sono i discepoli maschi e in particolare gli Apostoli che non crederanno nemmeno alle prime notizie di resurrezione. La morte, il fallimento, la chiusura in sé stessi prevalgono su tutto, e la pietra sul sepolcro di Gesù è simbolo di quella pesantissima sulla mente e il cuore di chi l’ha conosciuto e diceva di amarlo e seguirlo.
Forse per noi è così anche la Pasqua di quest’anno, che porta ancora i segni della Pandemia e viene offuscata dai timori della guerra e dalle conseguenze ancora ignote che potrà avere sulle nostre vite. Siamo anche noi tentati di pensare che non tutto va bene e che l’unica via d’uscita è chiuderci in noi stessi e pensare al nostro piccolo bene immediato. Anche se sul calendario è segnata per questa domenica la Pasqua di resurrezione, anche se abbiamo le uova di pasqua pronte (da non toccare prima …”altrimenti Gesù si arrabbia!!!”), anche se ci faremo auguri dal vivo o con fiumi di messaggi… alla fine non c’è molta Pasqua nel nostro cuore e siamo in fondo come quelle donne che stanno vivendo quel giorno come un funerale. Forse è vero che Dio si è arrabbiato e ha punito chi voleva rivoluzionare la fede come ha fatto Gesù.
“Non è qui, è risorto!”.
Con poche parole, non attese e cercate, alle donne e poi ai discepoli è data una visione nuova della vita e del mondo. La vita ha l’ultima parola, anche se non ce lo aspettiamo e nemmeno ce lo meritiamo. Gesù vivente non è qui nella morte, non è qui dove c’è cattiveria e punizione, dove c’è chiusura e egoismo. “Ricordate le sue parole…” diventa quindi una esigenza per comprendere la resurrezione e viverla. E le parole e i gesti di Gesù prima della sua morte erano proprio nella direzione della misericordia, di un volto nuovo di Dio e dell’uomo. Ricordare e vivere le parole di Gesù è quello che ci farà sentire la Pasqua anche dentro le nostre vite e solleverà i macigni che schiacciano menti e cuori.
Le due donne, una ucraina e una russa, che durante la via crucis del papa il venerdì santo al Colosseo hanno retto insieme in silenzio la croce, sono un microscopico ma vero segno positivo di luce dentro l’immane tragedia della guerra tra Russi e Ucraini, un macigno storico di cui non vediamo la fine. Eppure in quel piccolo raggio di luce c’è la direzione della Pasqua.
Se seguiamo questa luce pasquale davvero scopriremo che Gesù non si arrabbia… non lo fa mai.
Giovanni don