Le monete e l’acqua

Gesù da grande (colored)

DOMENICA 9 aprile 2017

LE PALME

Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato.
Allora Giuda – colui che lo tradì -, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo: «Ho peccato, perchè ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «A noi che importa? Pensaci tu!». Egli allora, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. I capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero: «Non è lecito metterle nel tesoro, perchè sono prezzo di sangue». Tenuto consiglio, comprarono con esse il “Campo del vasaio” per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu chiamato “Campo di sangue” fino al giorno d’oggi. Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: «E presero trenta monete d’argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, e le diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore».
Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla.  
Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà  per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà  per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.
Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perchè oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà  per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!».
Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà  per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perchè fosse crocifisso.

(dal Vangelo di Matteo 27,1-26)

Le monete e l’acqua sono due elementi materiali che in questo racconto della passione di Gesù secondo l’evangelista Matteo, diventano simboli molto forti di tutta la vicenda e provocazioni per il cammino di fede.

Le monete di Giuda

Giuda con i trenta denari pensa di compiere forse un’opera buona consegnando ai responsabili religiosi del popolo Gesù, il suo amico e maestro. Il suo rimorso finale insieme al fatto che getta via le monete, rinunciando alla ricompensa, ci fa intravedere la complessità  dell’animo di questo discepolo traditore, una complessità  che davvero assomiglia alla nostra di oggi difronte alle questioni di fede e difronte alle vicende del mondo.

Diciamo di sentire Dio importante nella nostra vita ma poi siamo dubbiosi e pronti a cambiare maestri di vita per la nostra coscienza quando gli insegnamenti della fede risultano troppo duri e troppo in contrasto con le nostre abitudini di vita. Come Giuda tradiamo la nostra fede nella vita di tutti i giorni anche dopo essere stati in chiesa o dopo che abbiamo ribadito di essere di “tradizione cattolica”, quando per il denaro e il benessere ci dimentichiamo di accogliere il povero, di perdonare le offese, di sostenere chi ha meno di noi. Evadere le tasse, non pagare in modo giusto i salari, l’usura, le guerre commerciali e tutti i modi in cui a livello personale e comunitario sappiamo giocare con il denaro in modo disonesto, tutto questo è come quei trenta denari di Giuda con i quali una vita è stata persa e del sangue versato.

Le monete gettate via in un ultimo sussulto di coscienza di Giuda, mi interrogano su come uso i miei soldi e i miei beni, se a favore solo mio o anche per il bene comune, per la vita di chi mi sta accanto.

L’acqua di Pilato

Lavandosi le mani Pilato in realtà  se le sporca ancora di più. Aveva tutti gli elementi e il potere per far sì che non si compisse un’ingiustizia ma non l’ha fatto. E non basta lavarsene le mani!

Anche noi spesso ci laviamo le mani quando qualcosa attorno a noi va male, e pensiamo e diciamo “non mi importa, non mi riguarda!”

Ma se siamo in questo mondo così connesso non solo dalle reti tecnologiche ma soprattutto da quelle umane, non possiamo pensare di “tirarci fuori” e di “lavarci le mani” se ci sono ingiustizie, cattiverie, guerre, migranti, poveri.

Dio non ha avuto paura di sporcarsi le mani quando è sceso con Gesù in mezzo agli uomini, per prendersi cura dei più lontani, disperati, peccatori.

Come il Samaritano che non ha paura di sporcarsi le mani del sangue del povero picchiato dai ladri sulla via di Gerico, anche Gesù si è sporcato le mani del sangue suo e dell’umanità . E mentre Pilato ha le mani pulite e si sente al sicuro, Gesù muore con le mani sporche di sangue, che è il suo e quello dell’umanità .

Non voglio dunque anche io immergere le mani nella tinozza d’acqua di Pilato, anche perchè sarebbe inutile.

Voglio imparare da Gesù e sporcarmi anche io le mani della vita di ogni essere umano. E in questo sangue innocente ritrovare il mio candore interiore, dove Dio abita.

Giovanni don

2 comments

  1. “Voglio imparare da Gesù e sporcarmi anche io le mani della vita di ogni essere umano. E in questo sangue innocente ritrovare il mio candore interiore, dove Dio abita” Giusto, don Giovanni. Hai focalizzato dalla narrazione della Passione di Cristo secondo Matteo due aspetti molto importanti e decisamente attuali. Due episodi che fanno capire come la nostra natura umana cozza quotidianamente contro il nostro proferire di essere cristiani. Personalmente, mi interrogo sui quesiti che hai posto e sarebbe opportuno che tutti ci interrogassimo. Pregando il Signore di operare, ogni volta che lo possiamo, sempre per il Bene.
    Auguri di una Santa Pasqua a te e a tutti!

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