amare nonostante tutto

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DOMENICA 20 novembre

Cristo Re

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».  
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perchè riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».  
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità  io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

(dal Vangelo di Luca 23,35-43)

Il diavolo è ritornato! Ma non ha le corna… Quello che nel deserto, all’inizio della missione del Figlio di Dio e Messia, aveva tentato in tutti i modi di portare Gesù contro se stesso, contro la sua umanità  e contro il Padre, ora lo ritroviamo sul Calvario. Durante i 40 giorni nel deserto aveva tentato Gesù nel momento di massima debolezza, quella che prende ogni essere umano quando affronta la propria vita e sente che è fragile. L’evangelista Luca scrive nel suo Vangelo: “Dopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato” (Luca 4,13).

Quel “tempo fissato” sembra proprio questo, nel quale Gesù è sulla croce, abbandonato da tutti, con il potere religioso e civile contro, provato di ogni dignità  umana, spogliato e messo a morte fuori dalla città  eletta Gerusalemme. Se il racconto delle tentazioni del deserto era difficile da rappresentare e non è chiaro come si manifesta il diavolo, qui tutto è assai più concreto e reale. Gesù è attorniato da persone che nella derisione lo tentano di abbandonare la sua missione proprio nel suo momento più umanamente debole.

Come aveva detto allora il diavolo, anche ora i sacerdoti, i soldati e uno dei due malfattori più vicini, per tre volte fanno leva sul suo essere il Cristo Figlio di Dio (“Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto”, “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso” e “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso”) invitandolo a fare quello che era nei piani del diavolo, cioè portare l’uomo Gesù a pensare solo a se stesso.

La folla rimane sullo sfondo e sta a guardare, e questa passività  la rende complice di chi urla contro Gesù. Più che mai qui vale il detto “chi tace acconsente”.

Gesù è di nuovo debole e tentato, ma stavolta non risponde citando la Scrittura, ma con un atto di misericordia sorprendente. E’ l’amore fino alla fine che lo fa vincere ogni tentazione e rende manifesta la sua vera forza, che non sta nello scendere dalla croce e sbaragliare i suoi avversari, ma sta nel dare la vita e accogliere il peccatore.

Il dialogo breve ma intenso che si svolge tra Gesù e il secondo dei due malfattori che parlano accanto a Gesù, ha una forza incredibile e sul monte Calvario fa brillare una luce di speranza in mezzo a tanto grigiore.

“Ricordati di me…” dice l’uomo accanto a Gesù, che è lì non per sbaglio ma perchè vero delinquente, e lui stesso lo riconosce. Questo uomo, che non ha alcun titolo o merito davanti agli uomini e davanti a Dio, è raggiunto dall’ultimo pronunciamento solenne del Cristo Messia e Figlio di Dio: “In verità  io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”.

Gesù risponde alla prova dei suoi nemici con l’amore, amando sempre e comunque, in ogni situazione e chiunque. Dona la salvezza a questo peccatore non perchè se lo merita ma perchè è un uomo, e ha bisogno di essere lui salvato per prima.

Gesù è davvero il re di un regno di amore che sulla terra è attaccato da tutte le parti ma che non può essere vinto.

Gesù anche nella debolezza della sua umanità , è potentissimo nell’amore e ci fa capire che anche noi possiamo fare lo stesso. Non c’è situazione di vita, non c’è condizione di salute, non c’è ricchezza o povertà  che non ci permettano di amare davvero e di diventare anche noi parte del regno dove Gesù è Re e Signore.

Il Tentatore anche stavolta è stato sconfitto da Gesù, e può essere sconfitto anche dentro di noi se ci lasciamo vincere dall’amore. Anche nella nostra umanità  siamo tentati di pensare solo a noi stessi, quando la nostra vita ci sembra fragile fisicamente, quando abbiamo paura di perdere sicurezze economiche e sociali, quando la paura dello straniero ci viene inculcata in tutti modi, quando il pettegolezzo e la maldicenza ci mettono in cattiva luce reciprocamente. La nostra forza è la stessa forza di Gesù morente sulla croce, quando anche nell’ultimo istante e all’ultimo respiro di vita non prova odio e non agisce con vendetta ma ama.

Ecco il nostro Re sulla croce che per noi affronta la vita non con la forza ma con l’amore.

Giovanni don

 

3 comments

  1. La perdita di una persona , la durezza della vita e l’indifferenza delle persone di fronte alla sofferenza mi disorientano , mi rattristano e mi paralizzano .Il cuore ferito si chiude e mi allontano dal regno d’amore.Ma il tuo sguardo dalla CROCE ridona luce al mio cammino e, riempita di amore e gioia, corro verso gli altri per portare il tuo amore.Grazie Gesù, mio Signore e mio RE.

  2. “Il Tentatore anche stavolta è stato sconfitto da Gesù, e può essere sconfitto anche dentro di noi se ci lasciamo vincere dall’amore”. Giusto, don Giovanni. Farci vincere dall’amore. Non è facile, umanamente parlando. Sarebbe molto più semplice prendere la strada dell’intolleranza e del menefreghismo e condurre su quei binari la nostra vita. Certo, saremmo temuti e probabilmente rispettati. Ma a che pro’? Che segno lasceremmo? Solo un segno di disprezzo e di odio. L’Amore è la via più impervia, lo sappiamo. Ma le cose belle spesso vengono dopo sentieri duri e faticosi da affrontare. Gesù non ci ha mai nascosto questo aspetto. Ma la ricompensa sarà bellissima. E, soprattutto, eterna.

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