In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sè in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perchè mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, nè sacca, nè sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perchè chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “E’ vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città , che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città ».
I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perchè i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perchè i vostri nomi sono scritti nei cieli».
(dal Vangelo di Luca 10,1-12.17-20)
“The Blues Brothers” di John Landis del 1980, è uno dei film che ho visto più volte, e ancora oggi rimane uno dei miei preferiti. E’ un mix di avventura e musical, con canzoni memorabili e interpreti straordinari tra i quali ovviamente spiccano i protagonisti, Jake e Elwood, i blues brothers, interpretati rispettivamente da John Belushi e Dan Aykroyd.
In due parole, il film racconta di questi due fratelli, dal passato non certo limpido (il film inizia con Jake che esce di prigione) che rimettono insieme la loro vecchia band per poter raccogliere soldi e salvare l’orfanotrofio a rischio di sfratto, gestito dalla vecchia suora che li ha cresciuti. Il film iniziato in una prigione finisce ancora nel penitenziario dove sono rinchiusi tutti quelli della band per quello che han combinato dopo aver finalmente raccolto la somma di denaro da dare per l’orfanotrofio. La frase “cult” che i protagonisti ripetono durante le loro peripezie è: “siamo in missione per conto di Dio”.
Ed è proprio questa consapevolezza di fare qualcosa di veramente importante e decisivo e di aver ricevuto una missione “dall’alto” (bella la scena nella chiesa dove Jake riceve una vera illuminazione durante la preghiera domenicale al ritmo del soul) che spinge i due a fare di tutto anche a costo di rimetterci personalmente.
Gesù quando sceglie “altri settantadue” per la sua missione, indica che la missione di rappresentarlo nel mondo è un compito accessibile a tutti. Settantadue come numero, richiama le nazioni di tutto il mondo (così come era conosciuto al tempo in cui l’evangelista Luca scrive), e la scelta di Gesù è chiaramente indirizzata a concepire quella della chiesa come una missione senza confini non solo nello spazio, ma anche nelle persone coinvolte. Il Signore stesso ha constatato che i suoi più stretti amici, i dodici, sono sempre a rischio di incomprensione e hanno una idea ancora molto nazionalistica della missione del loro Maestro e amico. E per questo sono spesso rimproverati. Ecco allora che Gesù stesso ci indica la sua volontà di scegliere tutti gli uomini e donne del mondo come suoi missionari per portare la pace in ogni casa e luogo di vita (…in qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”). Tutti quindi possono essere missionari del vangelo, da qualsiasi luogo, situazione di vita, da qualsiasi passato, da qualsiasi cultura…
“Pace a questa casa!” non è il semplice saluto tradizionale, ma il contenuto dell’annuncio di coloro che sono inviati. Il missionario di Gesù ha il compito di portare pace e di farla suscitare in chi incontra. Infatti parlare di Gesù e dirsi credenti in Lui con animo non pacifico e con uno stile di vita belligerante, significa non essere nella verità della fede professata. La missione di colui che è mandato da Gesù è proprio una missione che suscita la pace, si prende cura delle persone nei loro bisogni e incoraggia (…guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “E’ vicino a voi il regno di Dio”).
La missione è fatta di essenzialità e di confidenza nella potenza di Dio più che nei mezzi umani (non portate borsa, nè sacca, nè sandali) ed è davvero urgente in un mondo che ha bisogno adesso di cambiare rotta, quindi non bisogna perder tempo (il comando di non fermarsi a salutare ha questo significato… non certo un invito ad essere maleducati!)
Essere missionari di Gesù significa accogliere e farsi accogliere, crescendo in una vera relazione tra persone umane che è alla base di ogni discorso su Dio. E’ questo il significato quando Gesù insiste nel farsi accogliere in casa mangiando di quel che viene dato (…restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno… quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto… ). Un missionario non è una persona solitaria, ma si nutre di relazioni umane vere che sono la sua vera sicurezza e spinta alla missione. Per questo Gesù li manda in coppie, quasi a “costringere” a testimoniare il Vangelo prima con lo stile che con le parole. E una coppia (così come un gruppo umano più o meno grande, una famiglia, un gruppo di amici, una comunità …) testimonia l’amore vivendolo al suo interno.
La missione è quindi di tutti, non solo di pochi eletti (preti, frati, suore…), ma di ogni uomo e donna che scelgono attraverso il Battesimo di avere Gesù come Signore e Maestro. Se dico che Gesù è il mio Signore, in automatico sono mandato a dirlo con la vita in una missione di pace tra gli uomini.
Non è una missione facile, ma ed è piena di insidie fuori e anche dentro di no e come dice Gesù siamo come agnelli in mezzo a lupi (… e dove i lupi a volte li abbiamo dentro noi stessi pronti a sbranare la nostra piccola fede) ma allo stesso tempo ci viene promesso che siamo sempre nelle mani di Dio (… rallegratevi piuttosto perchè i vostri nomi sono scritti nei cieli) e che possiamo sperimentare, come i settantadue che tornano contenti dalla missione, che il male difronte al bene retrocede e cade (… i settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome»… ).
Con il Battesimo siamo tutti chiamati da Gesù ad essere sempre “in missione per conto di Dio”
Giovanni don
"La missione è quindi di tutti, non solo di pochi eletti (preti, frati, suore…), ma di ogni uomo e donna che scelgono attraverso il Battesimo di avere Gesù come Signore e Maestro. Se dico che Gesù è il mio Signore, in automatico sono mandato a dirlo con la vita in una missione di pace tra gli uomini".
Sagge parole, don Giovanni. Bello e significativo l'accostamento con i "Blues Brothers". Sì, siamo dei piccoli "Jake e Elwood", in missione per conto di Dio. Avere Gesù come Maestro non significa solo ascoltare la Sua Parola, quanto e soprattutto diffonderla. In primis, col nostro comportamento che deve essere quanto più coerente possibile. Non è una missione facile, anzi è una vera e propria Croce. Ma abbiamo la certezza che il Signore ci starà accanto. E questo è davvero l'unica cosa che conta.