DOMENICA 29 maggio 2016
CORPUS DOMINI
In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perchè vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perchè li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.
(dal Vangelo di Luca 9,11-17)
“La preghiera non serve per cambiare gli eventi della vita, ma aiuta a viverli” (padre Alberto Maggi)
Ho trovato questa citazione del biblista Maggi sulla bacheca di un amico di Facebook ed ha catturato la mia attenzione mentre stavo meditando sul brano evangelico di questa domenica del Corpus Domini.
Gesù prega sui pochi pani e pesci che i discepoli gli hanno messo davanti. La sua non è una preghiera di richiesta ma di benedizione e di affidamento a Dio.
Non si sa come, ma alla fine quei pochi pani e pesci bastano per tutte quelle migliaia di persone affamate attorno a lui e ai discepoli. Bastano e avanzano, e le dodici ceste dei pezzi avanzati sono idealmente consegnate ad ognuno dei dodici apostoli per ricordare loro cosa significa affidarsi a Dio e non solo alle forze e calcoli umani.
Gli apostoli infatti davanti al problema concretissimo di una folla che non ha da mangiare e di loro che non hanno i mezzi per risolvere quel problema, si affidano alla logica del calcolo umano. La soluzione è dividersi da quella folla e che sua volta si divida nei villaggi e campagne perchè ognuno pensi a se stesso. Dividere per risolvere il problema.
Gesù imbocca la direzione opposta, e invece di dividere, invita a radunare gli affamati per arrivare a con-dividere il cibo.
Cosa manca ai discepoli in quella occasione? Non solo il pane per tutti ma soprattutto la fiducia e una “visione” del mondo diversa da quella del puro calcolo matematico ed economico.
Ai discepoli manca la fede in Dio e la fiducia nelle loro risorse anche se limitate. Non sappiamo cosa successe quel giorno e come Gesù fece bastare quel poco cibo per tutti. L’evangelista appositamente non si sofferma sul come avvenne il prodigio della moltiplicazione, ma sottolinea il prodigio della fede e la moltiplicazione della fiducia in Dio.
Gesù prega il Padre perchè moltiplichi la fiducia negli apostoli che sono smarriti e chiusi in calcoli solo umani. Gesù prega e benedice non solo il pane e i pesci, ma soprattutto i suoi amici perchè non cedano allo scoraggiamento che genera divisione e chiusura. E li coinvolge in questa condivisione che si rivela inaspettatamente abbondante.
Qualche giorno fa il nostro presidente Mattarella, nella commemorazione dei tragici eventi della prima guerra mondiale ad Asiago, ha ribadito un concetto semplice ma estremante vero. Quando negli uomini manca la visione della pace e la fiducia nel dialogo, allora scoppia la divisione dei popoli e si genera la guerra che non porta mai progresso e futuro. Solo la pace, il dialogo, l’accoglienza tra popoli generano futuro e progresso. Ma per fare questo occorre una prospettiva interiore diversa e una fiducia da moltiplicare.
Le migliaia di migranti che arrivano ai confini della nostra nazione italiana, con lo strascico di morte in mare al quale assistiamo particolarmente in questi giorni, ci impongono a vedere noi stessi e la nostra terra in modo diverso, con una visione più alta del puro livello economico e matematico. Abbiamo la tentazione di pensarla come gli apostoli quando dicono “Non abbiamo che cinque pani e due pesci…” e quando pensano che è meglio mandarli via perchè qui non abbiamo le risorse per tutti.
Come cristiani che crediamo nel Vangelo non possiamo fermarci a questa visione ristretta, ma dobbiamo chiedere a Dio di moltiplicare la nostra fiducia in noi stessi, nelle nostre poche risorse, nella pace. Come cristiani siamo chiamati ad affidarci a Dio che non ci spinge a dividere ma a condividere, sullo stile di Gesù.
Ecco perchè nella preghiera non siamo chiamati a cambiare le cose fuori di noi, ma a cambiare noi stessi perchè quello che ci accade lo possiamo vivere in modo nuovo, evangelico.
Giovanni don
Bellissima e azzeccata questa vignetta, molto profondo anche il commento.
E pensare che l'Europa ha un tasso talmente alto di persone obese per sovrabbondanza di offerta di cibo……
Come cristiani siamo chiamati ad affidarci a Dio che non ci spinge a dividere ma a condividere, sullo stile di Gesù.
Tempo fa mi capitò di leggere una preghiera simile a quella di padre Alberto Maggi, formulata da un medico quando egli stesso divenne un paziente oncologico.
"Signore non ti chiedo che tutto vada bene, ti chiedo di vivere bene tutto quello che mi accadrà"
Ecco perché nella preghiera non siamo chiamati a cambiare le cose fuori di noi, ma a cambiare noi stessi perché quello che ci accade lo possiamo vivere in modo nuovo, evangelico.
Ci vorrà tutta la vita per imparare a vivere e a pregare così.
Come cristiani che crediamo nel Vangelo non possiamo fermarci a questa visione ristretta, ma dobbiamo chiedere a Dio di moltiplicare la nostra fiducia in noi stessi, nelle nostre poche risorse, nella pace. Come cristiani siamo chiamati ad affidarci a Dio che non ci spinge a dividere ma a condividere, sullo stile di Gesù
Giusto, don Giovanni. In questa pagina del Vangelo, letta e riletta più volte, in quest'occasione mi sono voluto soffermare sulla frase di Gesù agli Apostoli "Voi stessi date loro da mangiare". E l'ho voluto rileggere in quest'ordine: "date loro da mangiare voi stessi". Gli apostoli che da soggetti della frase diventano complemento oggetto. Sembrerebbe che Gesù gli dica: "siate voi cibo per loro, nel senso che vi spendiate per loro così come io mi spendo per voi, diventando vero Corpo e vero Sangue". Se vedessimo questa frase di Gesù da questo verso, potremmo davvero dare un senso alla nostra vita. Sì, diventiamo "cibo" per gli altri. E possiamo diventare "cibo" per gli altri solo se siamo "cucinati" con un ingrediente fondamentale: quello dell'Amore.