DOMENICA 8 maggio 2016
Ascensione del Signore
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città , finchè non siate rivestiti di potenza dall’alto».
Poi li condusse fuori verso Betà nia e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio
(dal Vangelo di Luca 24,46-53)
All’interno del Duomo di Venzone, in Friuli, si trova una singolare scultura di legno, nella quale sono rappresentate un gruppo di persone, giovani, bambini e anziani, che protendono le mani verso il cielo. E’ una scultura del 1996 di un artista del luogo, Franco Maschio, inserita come memoriale nella chiesa ricostruita dopo il terremoto che nel maggio 1976, giusto 40 anni fa, l’aveva praticamente rasa al suolo.
L’opera, il cui titolo si rifà alle parole dal salmo 129 “Dal profondo a te grido o Signore”, vuole ricordare la tenacia e la speranza dei friulani dopo il sisma che aveva fatto quasi mille morti e ingentissimi danni.
Le figure messe a cerchio, scolpite dentro un grande tronco di cedro, hanno le mani aperte e alte sulla testa sotto la volta del Duomo del XIV secolo. L’impressione è quella di voler non solo risorgere dopo essere state atterrate dal sisma, ma anche di voler sostenere il tetto, perchè il cielo non crolli di nuovo sopra di loro, distruggendo ancora le case e la vita. La scultura mi sembra voglia comunicare anche un compito che i friulani si sono dati, quello di non farsi schiacciare ancora, ma di testimoniare anche ad altri la speranza di poter sempre e comunque risorgere. E’ un invito a tener vivo il desiderio di cielo, di speranza e di infinito che ogni persona porta in se…
Mi è venuta in mente questa emozionante scultura, quando ho letto il doppio racconto della ascensione di Gesù al cielo, che l’evangelista Luca fa alla fine del vangelo e all’inizio del libro degli Atti degli Apostoli.
Mi sono immaginato gli apostoli mentre vedono Gesù sparire nei cieli, luogo simbolico dell’abitazione di Dio, spazio infinito e eternamente aperto, e con il desiderio che questi cieli non si chiudano su di loro.
Me li immagino con le mani aperte e alte, ricche di speranza e di desiderio di non farsi più schiacciare dalla paura e dal sentirsi abbandonati da Dio. Gesù sale in cielo, non per scomparire, ma per diventare eternamente disponibile e per far sì che l’uomo non smetta di sperare anche nelle situazioni più buie e “schiaccianti”.
“Di questo voi siete testimoni” dice Gesù dopo aver riassunto in poche parole la sua missione e il senso della morte in croce. Morte, risurrezione e misericordia per ogni uomo: è tutto questo quello che i discepoli possono testimoniare a partire dalla loro esperienza da portare a persona che incontreranno.
Hanno quindi un compito non facile, ma ancora una volta dal cielo, cioè dall’infinito amore di Dio sempre disponibile, scende una potenza che è lo Spirito Santo.
Gli apostoli, come nella scultura di Venzone, aprono le mani e il cuore a questo dono dall’alto, sentendo il cielo non minaccioso o inaccessibile, ma come casa di Dio e casa dell’uomo. Questo primo gruppo di discepoli, che iniziano a costruire la Chiesa nella quale siamo noi oggi, sanno che hanno il compito non sempre facile di tenere aperto il passaggio tra l’uomo e Dio, sull’esempio e secondo l’insegnamento di Gesù.
Gesù che sale in cielo ci insegna che lui è sopra tutto.
Gesù è sopra ogni nostra pretesa di potere con il quale spesso ci schiacciamo gli uni gli altri. E’ sopra la nostra schiena piegata nei momenti di fatica e sfiducia. E’ sopra le nostre piccolezze e chiusure invitandoci a ampliare l’attenzione verso gli altri.
Gesù è sopra ogni cosa e sopra ogni realtà umana, e ci invita ad alzare le mani, la mente, lo sguardo e il cuore.
Anche San Paolo pensando a Gesù che sale in cielo scrive ai cristiani di Colossi: «Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio» (Col 3,1)
Cercare Gesù, sempre… soprattutto.
Giovanni don
Gesù è sopra ogni nostra pretesa di potere con il quale spesso ci schiacciamo gli uni gli altri. E’ sopra la nostra schiena piegata nei momenti di fatica e sfiducia. E’ sopra le nostre piccolezze e chiusure invitandoci a ampliare l’attenzione verso gli altri.
Gesù è sopra ogni cosa e sopra ogni realtà umana, e ci invita ad alzare le mani, la mente, lo sguardo e il cuore.
Anche San Paolo pensando a Gesù che sale in cielo scrive ai cristiani di Colossi: «Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio» (Col 3,1)
Cercare Gesù, sempre… soprattutto
Giusto, don Giovanni. Cercare Gesù, sempre, soprattutto. E mi permetto di aggiungere "comunque". Vale a dire, in ogni situazione, bella o brutta, della nostra vita quotidiana. Alzare le mani verso Gesù per cercarlo non è mai "tempo perso". Anche un solo minuto nella nostra giornata, ma che sia veramente pregno di Lui. Mi colpisce sempre nell'Ascensione l'episodio degli Apostoli che tornano a Gerusalemme "con grande gioia". Ma come, perdono il contatto fisico con un amico e sono contenti? Certamente c'è stato un istante di tristezza, è umano. Come anche noi siamo tristi quando un amico ci saluta – non nel senso finale del termine, intendiamoci 🙂 – e non sappiamo quando lo possiamo rivedere perché abita lontano da noi ecc…. Però la tristezza è subito mitigata da due fattori: il ricordo dei momenti belli passati assieme e, soprattutto, la consapevolezza che su quell'amico possiamo sempre contare. Ecco, questo è Gesù per noi. L'Amico sul quale possiamo sempre contare.