In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontà nati da me, perchè sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
(dal Vangelo di Luca 5,1-11)
Una delle interpretazioni che mi più hanno stimolato sul nome Pietro dato da Gesù a Simone è quella del biblista Alberto Maggi. L’appellativo Pietro (in greco Kηϕᾶς, aramaico KÄ“fÄ “pietra”) dato a Simone sarebbe legato alla sua durezza spirituale, che più volte emerge nel Vangelo in varie occasioni e modi, e che lo portano a staccarsi spesso da Gesù, il quale ogni volta però lo recupererà e sanerà con la dolcezza della misericordia.
In questo episodio della sua chiamata a seguirlo, Pietro mostra la sua durezza proprio nel momento in cui Gesù gli mostra la sua potenza d’amore, dandogli un segno straordinario: proprio là dove ha fallito nel suo mestiere di pescatore, Dio agisce con abbondanza. L’evangelista Luca, che fino ad ora ha nominato solo Simone, quando questi pronuncia la frase “Signore, allontà nati da me, perchè sono un peccatore” lo chiama con quel nome che a noi è più noto, Simon Pietro.
Simone si mostra duro come una pietra, ma non in senso di solido e fermo, ma nel significato di lento e pesante nel comprendere e lasciarsi guidare da Gesù. Questa pietra spirituale emergerà parecchie volte, arrivando persino a rimproverare Gesù quando parla di passione e croce, un discorso che a Pietro non piace. Quando Gesù sarà arrestato e processato, Simon Pietro, che sembrava così sicuro di se nel seguire Gesù, arriverà a negarlo davanti ad una semplice serva…
Ma in ogni caso la fiducia di Gesù verso questo uomo, pescatore fallito e duro di comprendonio, non verrà mai meno, perchè lo sguardo del Maestro si posa sul cuore di Simone, perchè sa bene che dietro alla pietra è capace di pulsare vita e di arrivare a darla per il Vangelo. Ci vuole solo tempo e tanta misericordia.
Anche qui Pietro è così concentrato sui suoi fallimenti lavorativi e spirituali che, mentre un attimo prima si era fidato di questo non-pescatore che gli dava ordini (“Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”), ora che è coinvolto in prima persona si tira indietro prigioniero della paura e del suo passato.
Nella sua risposta Gesù non dice “non è vero, non sei peccatore”, ma gli dice qualcosa di più efficace “Non temere…”, che è un invito a fare verità su se stesso ma nello stesso tempo a guardare in avanti a quello che può fare, senza lasciarsi ancorare dalla paura e dalla sfiducia. Gesù si fida di Simone, nonostante tutto…
E’ questa parola di amore fiducioso che secondo me ha smosso il cuore indurito di Simone. La pietra che imprigionava il discepolo è rotolata via, e questo pescatore peccatore guarda in avanti con speranza, lascia tutto, e insieme ai suoi amici segue Gesù. Forse il segnale di questo cambiamento profondo è sottolineato dal fatto che l’evangelista ritorna a chiamarlo solo con il nome di Simone.
Ma sappiamo che la pietra del cuore tornerà ancora a zavorrare Simone, ma Gesù non si stancherà di ridargli fiducia e a liberarlo da questo peso e chiusura.
Se rileggo più volte questa pagina di Vangelo, posso rivedere me stesso da una e dall’altra parte. Mi sento nella parte di Simone, quando la pietra della sfiducia e delle mia paure tende a fermare il mio entusiasmo e a guardare solo al mio passato con negatività , sentendomi incapace di tutto e ancor di più di essere un buon cristiano. Ma mi identifico anche con Gesù, quando sento che il mio compito, come uomo e come credente, è quello di aiutare chi mi sta vicino a non temere nelle proprie paure e durezze, e a guardare al futuro sempre con fiducia e mai disperazione. Gesù ha voluto la comunità cristiana proprio perchè facessimo quella bella esperienza di Simone sulla sua barca, cioè l’esperienza dell’incoraggiamento reciproco, aiutandoci a risollevarci e a rilanciare la nostra vita e la nostra fede. Questo sì che rende oggi la barca della Chiesa un luogo di miracoli come la barca di Simone quella mattina sul lago di Galilea.
Giovanni don
Anch'io ,come Simon Pietro, nella vita quotidiana mi lascio prendere dalla paura e dal senso di abbandono, allora chiudo il cuore all'altro e sto ferma al margine della strada, ma la misericordia del Signore viene a liberarmi e sana il mio cuore .Non sono sola, in Cristo ho tanti familiari ,sono nella barca della CHIESA , sono un membro del CORPO MISTICO. Con gioia e fiducia riprendo il cammino comunitario.
Mi sento nella parte di Simone, quando la pietra della sfiducia e delle mia paure tende a fermare il mio entusiasmo e a guardare solo al mio passato con negatività, sentendomi incapace di tutto e ancor di più di essere un buon cristiano. Ma mi identifico anche con Gesù, quando sento che il mio compito, come uomo e come credente, è quello di aiutare chi mi sta vicino a non temere nelle proprie paure e durezze, e a guardare al futuro sempre con fiducia e mai disperazione
Giusto, don Giovanni. Questa pagina del Vangelo ci invita proprio a metterci nei panni di Simone e di Gesù, per identificare questo doppio ruolo di "consolatore" (Gesù) e di chi ha bisogno di essere consolato (Simone). La chiave di volta è il passaggio che dall'essere Simone ci porta a essere Gesù. Nel senso che durante questo percorso potremmo essere tentati da consolazioni materiali, effimere. Che potrebbero anche appagarci, ma è un appagamento che dura il tempo di un battito di ciglia. La vera consolazione è la Salvezza di Gesù. Ed è solo a Lui che noi novelli Pietro ci dobbiamo rivolgere.
A volte mi rendo conto di essere pietra di inciampo alle opere di Gesú nella mia vita perché con le mie paure e insicurezze lui non puó compiere quelle opere che lui ritiene giuste per la mia salvezza e questo gli provoca dolore.