In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decà poli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà », cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!»
(dal Vangelo di Marco 7,31-37)
Qualche giorno fa mi sono imbattuto in un singolarissimo video musicale. E’ il video di una canzone di Paul McCartney, “My Valentine”, molto essenziale, dove i protagonisti sono due attori molto famosi, Natalie Portman e Johnny Deep. I due attori, filmati in bianco e nero su sfondo neutro “cantano” la canzone con il linguaggio dei segni. Sembra una cosa impossibile questa di voler far “sentire” una canzone a chi non ha l’udito, ma devo dire che il risultato finale è tutt’altro che banale. Non solo il linguaggio dei segni ma anche la grazia studiata dei movimenti degli attori, lancia un messaggio chiaro: non è impossibile comunicare, e anche un sordo può gioire almeno un po’ di una canzone d’amore.
Gesù in questo racconto di Marco si presenta come il guaritore degli intoppi comunicativi. E’ capace di riattivare l’ascolto e la parola, non tanto guarendo gli organi fisici, ma soprattutto guarendo la difficoltà di sentire e parlare che abbiamo tutti noi, anche se siamo fisicamente sani di orecchi e di lingua.
Sono proprio le parole usate dall’evangelista a suggerirci che il vero obiettivo di Gesù è la sordità e il silenzio spirituale. Infatti quando scrive che al sordo “gli si aprirono gli orecchi” dopo che Gesù “pose le dita negli orecchi”, non usa lo stesso termine per indicare l’organo fisico, ma usa il termine che è più vicino al “sentire”. E poi il malato più che incapace di parlare è più corretto dire che è balbuziente, infatti quando viene toccato da Gesù che gli trasmette con la saliva la sua stessa forza, è un nodo quello che si scioglie e riesce, non tanto a emettere suoni, ma a far sì che questi suoni siano un parlare corretto e vero.
In questo sordomuto del Vangelo allora mi riconosco quando sono incapace di sentire veramente non solo Dio ma soprattutto il mio fratello, e quando il mio ascolto è così selettivo da cogliere solo quello che mi fa piacere e non quello che mi scuote e si appella a me per un aiuto. Ho davvero bisogno di essere guarito e il dito che Gesù conficca nel mio orecchio è prima di tutto la sua Parola e la preghiera che scaturisce da questo ascolto vero. E quante volte anche sono incapace di dire qualcosa di vero e mi sento privo di parole e balbuziente quando c’è da prendere posizione di fronte alle ingiustizie e cattiverie. So parlare e conosco bene la lingua italiana, ma non è detto che abbia parole significative e buone. Allora ho bisogno ancora una volta di mettere sulla mia lingua la Parola di Gesù perchè guarisca le mie parole e sciolga i nodi di superficialità che non mi fanno essere profondo e sincero.
Non è impossibile guarire nella comunicazione e non c’è situazione in cui non possiamo comunicare anche con chi è lontano a diverso da noi.
Se si riesce ad inventare un modo per far ascoltare una bella canzone ad un sordo, il Signore ci aiuta a saper comunicare amore verso tutti, anche i più soli, disperati e abbandonati.
Giovanni don
"Non è impossibile guarire nella comunicazione e non c’è situazione in cui non possiamo comunicare anche con chi è lontano a diverso da noi.
Se si riesce ad inventare un modo per far ascoltare una bella canzone ad un sordo, il Signore ci aiuta a saper comunicare amore verso tutti, anche i più soli, disperati e abbandonati".
Giusto, don Giovanni. Con il Signore al nostro fianco niente è impossibile. Neanche saper ascoltare e saper parlare. Dove per "sapere" non si intende come significato la possibilità di farlo, ma si intende la volontà di farlo. Dobbiamo avere la volontà di ascoltare tutto ciò che ci circonda e non selezionare "solo quello che vogliamo sentire". Dobbiamo avere la volontà di parlare a tutti e non "solo a quelli che ci piacciono". Se il Signore ci sta vicino, acquisiremo noi tutti questa volontà. Signore, dicci anche a noi <<Effatà>>.
Anche in questa lettura Gesù ordina!
E non ordina di ascoltare, ne di guarire, ne di parlare … ma una cosa ben più facile perchè alla nostra portata ma allo stesso tempo ben più difficile perchè richiedere di uscire da noi stessi, dalle nostre idee che riteniamo giuste o alla moda, e ci dimentichiamo di Lui, e di cosa ci ha detto.
«Effatà», cioè: «Apriti!»
Anche San Giovanni Paolo II ci ha ordinato di aprirci all'amore di Dio!
Di non temere il suo amore.
MI viene in mente la prima volta che ho accolto la Parola del Signore " APRITI" e il miracolo della conversione.Ero una persona in genere cordiale e disponibile perchè preferivo vivere insieme agli altri senza conflitti e in armonia,ma la fiducia verso gli altri ,compreso il Signore, non era piena e mi ero ben corazzata e protetta dai attacchi.Ero assetata d 'AMORE e nello stesso tempo paurosa di chiederlo perchè non sapevo che è un dono gratuito per tutti. Quando mi sono aperta al Signore e agli altri sono stata colmata d'AMORE e ho capito che vivere è semplicemente una RELAZIONE D'AMORE. Grazie Gesù del tuo amore e nei giorni che mi chiudo a riccio vieni a spalancare il mio cuore,sussurrandomi ancora una volta "APRITI".