In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non temere, piccolo gregge, perchè al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perchè, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perchè, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà , riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
(dal Vangelo di Luca 12,32-48)
Una delle figure più originali e riuscite della Trilogia filmica tratta dal romanzo epico di Tolkien “Il Signore degli anelli”, è sicuramente Gollum, un personaggio che ha un ruolo importante nello sviluppo della complessa storia.
Gollum si presenta come un essere molto strano e ambiguo, in continuo bilico tra bene e male, la cui lunghissima vita è stata segnata dal ritrovamento e dalla perdita di quello che considera il suo tesoro più grande che odia e ama allo stesso tempo: l’anello di Sauron.
Nella trilogia filmica di Peter Jackson (nei cinema tra il 2001 e il 2003) Gollum usa spesso una frase che è diventata presto un tormentone tra coloro che avevano visto il film, quando riferendosi all’anello con voce sibilante dice più volte “il mio tessssoro!!!”, mostrando un ossessione autodistruttiva nei confronti di questo oggetto che lo porta anche a tradire gli amici.
Per Gollum l’anello è il cuore della sua vita. Per avere questo anello era arrivato ad uccidere, e pian piano diventa la sua condanna, perchè avvelena la sua mente e lo porta a vivere nell’isolamento da tutto e da tutti.
La massima del Vangelo pronunciata da Gesù (“dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore “) è certamente molto antecedente ai racconti di Tolkien e ai film di Jackson, ma ne vedo un legame suggestivo e un modo per capire meglio le parole evangeliche.
Il Signore sta dando ai suoi discepoli e a tutti coloro che lo seguono una grande lezione sulla Provvidenza (capitolo 12, 21-32) . Gesù vede attorno a se persone così profondamente legate e dipendenti dal denaro e dalla ricchezza da diventarne schiave. Affidarsi alla Provvidenza non significa vivere alla giornata e non badare alle necessità materiali, ma per Gesù significa non perdere il cuore della vita che sta nella relazione viva con Dio e con il prossimo. Il Regno di Dio non è questione di cose materiali, ma di relazioni nuove e di una semplicità che rendono l’uomo davvero libero, anche se privo di tutto materialmente. L’invito ad accumulare un tesoro in cielo, è l’annuncio di uno stile nuovo di vita possibile a tutti, uno stile che ha bisogno però della disponibilità a rivoluzionare il modo di vedere se stessi, la propria vita e il mondo.
Gesù propone ai suoi la conversione dall’accumulare per se al donare e condividere con gli altri, vedendo l’elemosina non come una forma di impoverimento personale, magari vissuto in modo eroico e solo come sacrificio fine a se stesso, ma proprio come strada di arricchimento e liberazione.
Se per accumulare tesori in terra significa trattenere per se il più possibile e iniziare a preoccuparsi dei ladri che possono rubare, accumulare tesori in cielo è possibile proprio nella strada contraria, cioè condividendo con il prossimo, specialmente con chi è più povero.
Ma il nostro cuore dov’è? In cosa poniamo la nostra fiducia e felicità ?
Gollum del Signore degli anelli è consumato da suo tesoro, anche quando non lo ha più materialmente in mano, perchè gli è stato portato via. E’ addirittura abbruttito dal questa ossessione che oramai lo ha sfigurato anche dentro oltre che fuori.
Giro la domanda a me stesso e mi chiedo: dov’è il mio tesoro? In cielo o stretto nelle mie mani?
Chi mi incontra mi trova libero dai beni e “avido” solo di amore, oppure mi trova chiuso e preoccupato solo di me stesso e avido di quel poco o tanto che riesco ad accumulare?
Ho il volto di Gollum o il volto di Gesù?
Giovanni don
Soffermandomi a riflettere sulle cinque domande mi sono accorta che le mie risposte non risultano definitive ma soggette a cambiamento con il trascorrere del tempo.
Il mio cuore ha scoperto il vero tesoro,tuttavia ci sono giorni che esso scappa alla ricerca dei altri tesori ,dimenticando le parole di Gesù:-Non temere,piccolo gregge,perchè al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno-.
E’ un regno strapieno d’amore, di pace e di giustizia il cui RE e SIGNORE è Gesù.Il mio cuore un giorno è dilatato e aperto all’altro ,un altro giorno è chiuso e preoccupato solo di se stesso.MI sono accorta che, giorno per giorno ,stare svegli , pronti e vigili richiede molto sacrificio e se poi il padrone sembra che ritardi a venire la perseveranza e l’attesa vacillano e a volte mi assopisco e rischio all’arrivo dello sposo ,come la vergine stolta di avere la lampada senza il vaso con l’olio.Gesù ti prego aiutami .
Grande DON!
Bellissima vignetta e testo:
“Affidarsi alla Provvidenza non significa vivere alla giornata e non badare alle necessità materiali, ma per Gesù significa non perdere il cuore della vita che sta nella relazione viva con Dio e con il prossimo.”
Caro Don,
pensa che idea che ha avuto Tolkien per raccontare questo brano del vangelo:
si inventa un personaggio come Gollum che: “è consumato dal suo tesoro, anche quando non lo ha più materialmente in mano, perchè gli è stato portato via.”
Un grande, sottile e profondo apologeta Tolkien.
Ad averne come lui …
🙂
Vorrei proporre ai tutti voi , sorella e fratello, che ci incontriamo in questo sito di sostenerci a vicenda nella preghiera.Darci appuntamento quotidianamente nel cuore di Gesù è possibile nonostante la distanza tra noi.
Grazie . Giovanna
J.R.R. Tolkien:
«Il Signore degli Anelli è fondamentalmente un’opera religiosa e cattolica; all’inizio non ne ero consapevole, lo sono diventato durante la correzione.
Questo spiega perchè non ho inserito, anzi ho tagliato, praticamente qualsiasi allusione a cose tipo la “religione”, oppure culti e pratiche, nel mio mondo immaginario.
Perchè l’elemento religioso è radicato nella storia e nel simbolismo.
Tuttavia detto così suona molto grossolano e più presuntuoso di quanto non sia in realtà .
Perchè a dir la verità io consciamente ho programmato molto poco: e dovrei essere sommamente grato per essere stato allevato (da quando avevo otto anni) in una fede che mi ha nutrito e mi ha insegnato tutto quel poco che so.»
(dalla lettera al padre gesuita Robert Murray).
J.R.R. Tolkien concludeva il proprio pellegrinaggio terreno 40 anni fa.
Nell’omelia della Pasqua del 2008, l’allora arcivescovo di Buenos Aires
(nonchè primate di Argentina e presidente della Conferenza Episcopale Argentina)
descrisse infatti acutamente gli hobbit protagonisti de Il Signore degli Anelli, cioè Bilbo Baggins e suo nipote Frodo, come coloro con i quali
«ritorna nella letteratura contemporanea l’immagine dell’uomo che è chiamato a mettersi in cammino e, camminando, conoscerà e vivrà il dramma della scelta tra bene e male»,
paragonandone addirittura il loro viaggio periglioso ai confini del cuore umano a quello intrapreso all’alba del tempo da Abramo, il quale, «chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere ine redità , e partì senza sapere dove andava» (Ebrei 11,88).