DOMENICA 18 marzo 2012
Quarta di quaresima
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perchè chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perchè chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perchè il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perchè non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perchè le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perchè le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perchè appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
(dal Vangelo di Giovanni 3,14-21)
E’ notte quando Nicodemo, capo dei Giudei, si reca da Gesù.
La collocazione temporale che l’evangelista sottolinea non è affatto casuale, ma aiuta anche ad entrare nello stato d’animo di Nicodemo e nella sua situazione di fede.
Forse nel suo desiderio di conoscere meglio Gesù possiamo riconoscere il nostro desiderio; forse nel suo “buio interiore” possiamo riconoscere anche le nostre oscurità d’animo.
Ci sono tante esperienze della vita che tendono a “spegnere la luce” della nostra fede e a farci apparire la fede e Dio come qualcosa di spento e oscuro.
Leggere questa pagina del vangelo è come seguire Nicodemo e metterci ad ascoltare le sue domande e le risposte di Gesù, che sono scritte anche per noi oggi.
In questi giorni nella mia parrocchia abbiamo avuto il lutto grande della morte di un giovane di 22 anni, Daniele, che con la sua moto è volato addosso ad una macchina che procedeva in senso contrario e stava per svoltare. Un giovane stava andando a casa dalla sua famiglia che lo aspettava per cena, e un padre stava accompagnando i figli alla scuola di musica. Lo schianto ha gettato una improvvisa oscurità su queste due vite e queste due famiglie. Si è spenta la felicità e la vita di un ragazzo giovane, della sua famiglia e degli amici. Ma anche dall’altra parte si è spenta improvvisamente la normalità e serenità della vita, con un fatto che segna tutta la vita.
E’ in questo tipo di buio che Gesù, Maestro interiore, ha qualcosa da dire per ridare luce e speranza.
A Nicodemo Gesù ripropone una immagine biblica che il capo dei Giudei aveva ben presente: Mosè innalza su un palo un serpente di rame perchè chiunque del popolo è morso dai serpenti nel deserto non muoia ma trovi immediata guarigione. Per un conoscitore della Scrittura come lo era Nicodemo, quella era una immagine di perdono e di misericordia. I serpenti segno di punizione per il popolo infedele durante l’Esodo, sono sconfitti dal serpente innalzato da Mosè.
Gesù si lega a questa immagine per dare un senso alla sua storia, e soprattutto un senso a quello che sta per vivere, cioè la sua morte sulla croce e la sua resurrezione.
Gesù innalzato sulla croce ed elevato sulla morte, è guarigione della vita, è segno concreto di un amore che non è mai oscurato dalla morte, è invito a credere in Dio e nell’amore che Dio ha messo nell’uomo.
Credere non è tanto immagazzinare e accettare una serie di conoscenze e regole, ma prima di tutto è credere nell’amore di Dio, credere nella misericordia che c’è dentro la storia di Gesù. Fede è credere che non c’è notte così oscura da non poter trovare alla fine la luce della pace e dell’amore. Fede è credere che possiamo amare, per quanto oscura possa essere a tratti la nostra vita e le nostre incoerenze.
“Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio…
non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo,
ma perchè il mondo sia salvato per mezzo di lui…
Chi crede in lui non è condannato…”
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Queste sono parole che non sono solo da leggere e ragionare, ma prima di tutto sono da pregare, da far entrare proprio la dove ci sentiamo oscurati e soli.
Queste sono parole che vorrei scendessero nei cuori della famiglie di Daniele, nei cuori dei suoi amici e nel cuore del padre che accompagnava con la sua macchina i figli a scuola di musica.
Queste parole di Gesù volevano in quel tempo illuminare Nicodemo, e la notte di Nicodemo è diventata pian piano luminosa…
Questa luce è anche per noi, e per tutti coloro che ancora oggi cercano luce nelle proprie notti.
Giovanni don
Reverendissimo,
Con la morte di Daniele si aprono due porte.
La prima e quella che sprofonda l’anima nell’abisso oscuro. Perche’ proprio lui? Cosa ha fatto di tanto male per essere stato punito?
La seconda porta invece apre la gioia, la speranza il capire che il corpo e’ “finito”. La morte di un giovane ci fa’ riflettere, ci rende piu’ vicini alla realta della vita Eterna. Noi vorremmo aggiungere alla vita Eterna il Regno, come ricompensa meritata di una vita santificata nel corpo. Daniele non e’ morto invano perche’ fara’ riflettere tanti giovani per le consequenze disastrose di una vita terrena che puo’ durare cento anni ma che condanna se vissuta solo per il corpo.
Bravo Don Giovanni
Saluti e buon lavoro
John
Toronto, Canada
A volte la luce è come quella delle lucciole : intermittente,mobile, ma è sufficiente per rischiarare le notti che tutti ci portiamo dentro e per orientare il nostro cammino di speranza.
… siede alla destra del Padre.
ORA!
Dopo essersi incarnato… dopo essersi fatto uomo… dopo essere stato crocifisso… dopo essere morto e sepolto… dopo essere risuscitato… dopo essere salito al cielo…
Il corpo non è finito!
Cristo Risorto ha il Suo Corpo e ce l’ha ora.
Il grande dolore che trafigge la famiglia di Daniele, gli amici di Daniele, la famiglia e gli amici del padre di studenti di musica, spegne la felicità , fa sprofondare nel buio le famiglie e gli amici.
Giace, ora, lì nel sepolcro, la perdita, si è spenta la comunicazione.
Gesù, invece, si lega all’immagine biblica per dare un senso alla “nostra storia e soprattutto a quello che stiamo per vivere alla nostra morte e resurrezione.
“Aspetto la resurrezione dei morti è storia dei vivi prima della morte, non dei vivi dopo la morte, dei risorti. Questi sono GIA’ risorti, proprio come Cristo.
Le resurrezione, se ha a che fare con l’eternità , non è un fatto del futuro ma è un fatto del tempo eternamente presente, e quindi anche di Ora, di Adesso.
Fede è credere che la notte buia per una perdita incommensurabile è mia! Non di Daniele!!!
Fede è credere che per dirci questa “semplice cosa, Dio ha dovuto amarci tanto da dimostrarlo nel solo modo con cui noi avremmo potuto capirlo: far morire il Figlio! Morire per risorgere! E Cristo ha dovuto amarci tanto da accettare questa volontà del Padre.
Fede è la certezza che non si è spenta la vita e la felicità di Daniele! Questa e’ viva e presente ora, come ORA Cristo ha il Suo Corpo che Ora siede alla destra di Dio Padre.
Proprio perchè è vivo c’è ragione di pregare per lui, ora.
Mi unisco al dolore con questo mio pensiero.
Senti senti …
“Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perchè non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.”
Queste parole chiudono diverse discussioni avute su questo blog.
Buona quaresima a tutti!
Francesco
Per Daniele:
Requiem aeternam dona eis Domine et lux perpetua luce at eis,
requiescant in pace.
Amen
“Credere non è tanto immagazzinare e accettare una serie di conoscenze e regole, ma prima di tutto è credere nell’amore di Dio, credere nella misericordia che c’è dentro la storia di Gesù. Fede è credere che non c’è notte così oscura da non poter trovare alla fine la luce della pace e dell’amore. Fede è credere che possiamo amare, per quanto oscura possa essere a tratti la nostra vita e le nostre incoerenze”. Cosa aggiungere a queste splendide parole di don Giovanni? Nulla, se non il pregare insistentemente Dio affinchè nulla ci possa mai separare da Lui.
Sentite Condoglianze alla famiglia di Daniele. Che il Signore possa accoglierlo nel Suo Regno.