da un grande potere una grande responsabilità 


DOMENICA 12 giugno 2011
PENTECOSTE

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
(dal Vangelo di Giovanni 20,19-23)

La Chiesa ha un potere o un compito?
Nel film “Spiderman” di Sam Raimi, il personaggio dello zio Ben dice al giovane Peter Parker (che da poco ha scoperto di avere dei superpoteri) “Da un grande potere, derivano grandi responsabilità “.
Una frase molto semplice inserita in un film tutto improntato all’azione, ma che mi ha fatto riflettere, collegandola alla scena della Pentecoste così come la narra Luca all’inizio degli Atti degli Apostoli e meditando questa scena del vangelo di Giovanni.
Gli Apostoli sono investiti di un grande potere dall’Alto, da Dio. E’ il dono dello Spirito Santo che l’evangelista Giovanni racconta in modo diverso da Luca, mostrandoci Gesù Risorto stesso che “soffia” sugli apostoli il dono dello Spirito.
Con questo dono dello Spirito Santo, si chiude il cerchio degli eventi pasquali: nasce la Chiesa, la comunità  dei discepoli di Gesù, che hanno il compito di portare la sua parola in ogni luogo e in ogni tempo.
Meditare questi passi della Scrittura che raccontano la nascita della Chiesa, significa anche ricordarci quale è la nostra identità  di Chiesa oggi, e ricordarci quale è lo stile che ci caratterizza.
Abbiamo ricevuto un potere grande dall’alto, un potere che non ci permette però di sentirci potenti e padroni, ma al contrario ci mette davanti le nostre grandi responsabilità .
Nel film “Spiderman”, il giovane Peter ci mette un po’ a capire il senso dei super poteri ricevuti. Subito li usa per fare soldi e pensando che in fondo questi poteri sono a suo solo vantaggio. Ma saranno proprio le semplici parole dell’anziano zio a ricordargli che il potere ricevuto lo mette difronte ad un compito grande.
Se questo funziona nel film, ancor di più funziona nella realtà  della Chiesa.
Gesù ai suoi dice “A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”. E’ davvero un grande potere, un potere di perdono e condanna che forse è troppo grande se messo in mano agli uomini che sono sempre peccatori e tutti bisognosi di perdono.
Questo potere nella storia è stato usato talvolta in modo sbagliato, con la pretesa di dire chi è dentro e chi è fuori, chi è amato da Dio e chi no, chi accettare e chi rifiutare…

    La Chiesa ha il potere di perdonare non per escludere e creare una cerchia di “perfetti”, ma ha questo potere per allargare la famiglia di coloro che si sentono Figli di Dio.
    Ha il potere di perdonare in modo che chiunque si senta amato da Dio. La voce di Gesù che perdonava la peccatrice, che stava con i pubblicani e mangiava a casa dei peccatori, ora è nella voce della Chiesa e nella voce dei singoli cristiani, noi. Questo è dunque un compito davvero grande, forse troppo, ma che non possiamo ignorare.
    Abbiamo davvero bisogno come comunità  e come singoli cristiani di esser di nuovo riempiti di Spirito Santo, in modo che non trasformiamo un potere in violenza, in assassinio spirituale e esclusione, ma viviamo questo potere come servizio all’amore inesauribile di Dio.
    Abbiamo bisogno di una rinnovata Pentecoste, perchè il mondo sempre più diviso e violento ha bisogno della Chiesa, come portatrice di pace e accoglienza.
    Questo è il nostro compito, un compito che portiamo avanti con il potere che non ci siamo dati e di cui non siamo mai proprietari, ma che ci viene dato dall’Alto.


Giovanni don

14 comments

  1. Ciao don Giovanni.. buona pentecoste! una piccola condivisione: nel vangelo di oggi ho trovato ‘ricevete lo spirito’, non ho trovato la parola ‘potere’.. non so se ricevere lo spirito vuol dire avere un potere o nello spirito trovare la forza di non averlo quel potere… per buono che sia non è così innocente… ti condivido questo non contro le cose che dici ma perchè nella mia vita personale ho toccato con mano che non funziona. quello che dici me lo sono spiegata così: abbiamo ricevuto un dono grande = siamo amati gratis = abbiamo una grande responsabilità perchè essere perdonati senza ricatti e senza richieste di prestazioni è una cosa così sconvolgente che vorresti che tutti la potessero sperimentare… ciao!!

  2. Ogni parola del Vangelo è stata inserita per aiutarci a capire meglio il messaggio di Cristo.
    Giovanni pesa molto accuratamente le parole ed tra tante che ne poteva scrivere o non scrivere, ha deciso di scrivere anche:
    “… a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».”

    Parole lungimiranti!
    Ma come dice il Don non sono state scritte per escludere.
    Infatti la Chiesa ha una visione d’insieme sulla scrittura e sa quindi porre delle regole minime sul perdono. La prima delle quali è un sincero pentimento.

    Occorre quindi aiutare a comprendere che è necessario un percorso personale ed interiore, soprattutto la generazione di oggi, così piena di se e secolarizzata da dare tutto per scontato, tutto per un DIRITTO ( tutto è ormai un Diritto … persino il Lusso!! ) per cui spesso molte persone si aspettano di aver diritto ad un assoluzione piena, magari senza una piena confessione, senza un pieno pentimento … e magari senza nemmeno andare dal Confessore!

    Ma attenzione a non fraintendere, non si giudicano mai le persone, ma solo gli atti!

    Per questo è compito di ogni buon cattolico aiutare il prossimo (e se stesso) a comprendere, grazie alla Guida della Chiesa, il giusto rapporto con Dio e con il sacramento della riconciliazione.

    Francesco

  3. Francesco,
    ancora una volta, a voler insistere col catechismo, dimostri di non conoscere Gesù e i Vangeli. E’ vero che Giovanni pesa le parole, ma vanno capite nel loro significato originale…
    Riprendo una parte già postata su questo sito:
    Il termine greco per “peccato” (“amartia”) significa letteralmente “mancare il bersaglio”, cioè sbagliare direzione. Quindi Gesù, con la sua vita e il suo esempio, propone all’umanità disorientata un cammino da seguire (“Io sono il cammino, la verità e la vita”). Il peccato che toglie dal mondo è il “disorientamento”, non si tratta di colpe o peccati, ma dell’ignoranza/stupidità che ci fa cercare la nostra felicità dove non c’è, che non ci fa scorgere il cammino di crescita che potremmo intraprendere, che ci impedisce di realizzarci.

    Quando Gesù dice a TUTTI i suoi discepoli (quindi anche a me e a te che non siamo presbiteri) “a chi toglierete i peccati (amartia) saranno tolti, a coloro a cui non li toglierete non saranno tolti”, non sta conferendo poteri speciali a qualcuno (preti, confessioni e assoluzioni non c’entrano NULLA), ma è un invito e una responsabilità che Gesù dà a tutti! Sta dicendo infatti: “dopo che avete capito qual è il Cammino che vi propongo, sta a voi proporlo a chi sta ancora sbagliando direzione, perchè altrimenti la sua vita rimarrà un fallimento”. Cioè se non liberiamo dal peccato (perdoniamo) gli altri, diventiamo corresponsabili del loro fallimento: è una responsabilità enorme! Per questo siamo invitati a perdonare TUTTI e SEMPRE (70 volte 7 che non significa 490…).

    Quanto alle “regole minime” circa il perdono: nella sua vita Gesù (il nostro modello di comportamento) ha davvero richiesto un sincero pentimento per perdonare? Non con il paralitico, non con la prostituta, non con i suoi aguzzini. Evidentemente Gesù non conosceva il catechismo. Ma per fortuna conosceva la lezione di Osea, e cioè che il perdono e la misericordia ANTICIPANO SEMPRE la conversione e il pentimento!

    Ma d’altra parte, è così logico… Siete genitori? Chi di voi aspetta che il figlio si penta per perdonarlo? Chi di voi si aspetta le scuse dal proprio figlio? Non siete voi stessi che con amore cercate nient’altro che il loro bene NONOSTANTE il loro comportamento?

    Ma il Padre di Gesù non è forse più moooolto più buono di noi poveri umani?

    (PS: una dritta. Chi come Gesù vuole il bene degli uomini, fa leva sui loro lati positivi. Chi invece continua a inculcare un forte senso del peccato, insiste sul chiedere perdono, sul pentimento, cosa può voler ottenere? Più vita o più offerte? Un’occhiatina ai bilanci delle Parrocchie per capire qual è il posto riservato alla bontà del Padre di Gesù…)

  4. Fortissimo Daniele che vuole dimostrare come il Catechismo sia in contrasto con i Vangeli.
    Evidentemente in 2000 anni ci siamo sempre sbagliati: ma per fortuna ora c’è Daniele.
    Daniele cosa preferisci: Santo Subito o Papa subito?

    Scherzo Daniele, su dai … non mi attaccare subito appena leggi il mio nome!
    🙂

    Però i tuoi commenti mi confermano sempre più che una ermeneutica buonista del Vangeli crea delle incomprensioni molto gravi. Sino a giungere a degli assurdi.
    Io sono sicuro che tu, in buona fede, pensi che il Catechismo è in contrasto con i Vangeli … ma non penso sia colpa tua.
    E’ sicuramente un atto illecito affermarlo, ma mi fa capire come ci sia un grande bisogno di una più corretta evangelizzazione, adatta a questi tempi di secolarizzazione e relativismo.

    E questa nuova evangelizzazione non può che operarsi solo nella fedeltà al nostro amato Papa:
    http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-la-missione–la-stessale-circostanze-cambiano-2009.htm

    Francesco

  5. Sull’importanza del Catechismo, ecco un articolo davvero interessante tratto da questo sito “La Bussola Quotidiana” interamente redatto da giornalisti cattolici.

    http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-la-fede-va-propostanon-presupposta-2161.htm

    In questo articolo si riportano le parole del Papa:

    …come ricordava il beato Giovanni Paolo II: “La specificità della catechesi, distinta dal primo annuncio del Vangelo, che ha suscitato la conversione, tende al duplice obiettivo di far maturare la fede iniziale e di educare il vero discepolo di Cristo mediante una conoscenza più approfondita e più sistematica della persona e del messaggio del nostro Signore Gesù Cristo” (Esort. ap. Catechesi tradendae, 19)».


    «La catechesi – ha ricordato il Papa – è azione ecclesiale e pertanto è necessario che i catechisti insegnino e testimonino la fede della Chiesa e non una loro interpretazione.


    Non basta ancora. La nuova evangelizzazione avrà successo solo se sarà capace di «educare al silenzio e all’interiorità » e diventare scuola di preghiera. Tutto questo non è facile ma, come Benedetto XVI ha detto molte volte, un aiuto può venire – tanto più a Roma – dal fatto che molte persone, pure lontane dalla Chiesa, sono affascinate dallo splendore dell’arte cristiana. «Il patrimonio di storia e arte che Roma custodisce – ha ripetuto il Pontefice – è una via ulteriore per avvicinare le persone alla fede. Invito tutti a fare tesoro nella catechesi di questa “via della bellezza” che conduce a Colui che è, secondo S. Agostino [354-430] la Bellezza tanto antica e sempre nuova». Il tema è stato approfondito in un documento del Pontificio Consiglio della Cultura, «La Via pulchritudinis» del 2006, e oggi non va mai sottovalutato. In mezzo a tante brutture, la via della bellezza può essere la prima strada della nuova evangelizzazione.

  6. Maria,
    son convinto che quella “differenza” sia la grande rivoluzione di Gesù, unica nel panorama “religioso”, quella che gli è costata la vita, quella che ancora oggi fatica ad essere compresa!

    Francesco,
    dimostra dove stanno gli errori in quello che ho scritto circa il “peccato” e il “perdono”. Anzi, lascia perdere, so già che non ne sei capace. Altrimenti non avresti risposto con un articolo di un esoterista la pari di Introvigne a risultati non del buonismo, ma degli studi esegetici e teologici CATTOLICI, oltre che del buon senso.
    Ma vedi, da buon fariseo il buon senso non lo vuoi neanche considerare. E giustamente vuoi piegare il Vangelo (che hai già ammesso di non conoscere) alle tue catechistiche convinzioni.

    Poi usi sporchi trucchetti, prendendo il tutto per la parte (“in 2000 anni ci siamo SEMPRE sbagliati”, chi l’ha detto?), focalizzando l’attenzione sullo scrivente per non parlare dei contenuti (“per fortuna ora c’è Daniele”, chissefrega di chi sono io, neanche fossi l’unico a sostenere tali idee).

    Ti ripeto, io mi sono trovato in accordo, e perciò la ripropongo, con la fede profetica della Chiesa (dei “chiamati” che hanno risposto SI alla chiamata), a te interessa sottometterti in tutto anche a chi, alla proposta di SERVIZIO di Gesù ha risposto con i fatti che preferisce il potere e l’onore degli altari. Contento tu, contenti tutti!

    Ti auguro di incontrare Gesù nella tua vita. E ti assicuro che non lo incontrerai dove sei convinto che sia… Tu vuoi un Dio che si impone dall’alto, Gesù e il padre si propongono dal basso. Tu sali per avvicinarti a Dio, e dimentichi che il Padre è sceso nei quartieri bassi della Terra…

    Con questo chiudo la mia disputa con te. Non ho altro da aggiungere per chi non ha orecchi. Ciao!

  7. … che ignorante che sono!!!
    Appena ho letto i numeri vicino a S. Agostino, ho pensato fosse un modo per citarne un brano dei suoi scritti, come si fa per le Sacre Scrutture.
    Poi… ho capito che sono le date della nascita e della morte.
    Chiedo veramente scusa!
    Dario

  8. Daniele, spero davvero che finisca qua.
    Si può fare carità solo nella verità :

    Mi accusi di “sporchi trucchetti” ma sino ad ora sei stato l’unico che ne ha usati contro di me.

    Mi assicuri che non incontrerò Gesù … (si commenta da sola)

    Io semplicemente mettevo in guardia te, e chi la pensa come te, dell’assurdità di dire che Gesù è (o sarebbe) contro il Catechismo.

    Purtroppo il maligno diffonde molti equivoci sugli insegnamenti di Gesù ed un modo, molto efficiente ed efficace, che ha trovato per allontanare generazioni intere dalla fede è far attaccare la Chiesa dagli stessi Cattolici!

    Questo non vuol dire che non si deve mai essere in disaccordo con un atto o atteggiamento di un prelato o Vescovo.
    Ma un conto è criticare (in modo motivato) un atteggiamento o affermazione, magari mostrando dove vi è il contrasto con quanto indicato nei Vangeli o nel Magistero.

    Un altro è fare di tutto un erba un fascio e attaccare la Chiesa ed il Magistero stesso.
    (Magari arrivando persino a far dire a Gesù cose che lui non ha mai dette! Davvero diabolico!)

    Chiedo quindi a te ed a tutti, un periodo di riflessione personale e per chiedersi se forse, prima di attaccare la Chiesa ed il suo Magistero, non sia bene andare a conoscerlo.

    Francesco

  9. SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DEL SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO, 23.06.2011

    OMELIA DEL SANTO PADRE

    Cari fratelli e sorelle!

    La festa del Corpus Domini è inseparabile dal Giovedì Santo, dalla Messa in Caena Domini, nella quale si celebra solennemente l’istituzione dell’Eucaristia. Mentre nella sera del Giovedì Santo si rivive il mistero di Cristo che si offre a noi nel pane spezzato e nel vino versato, oggi, nella ricorrenza del Corpus Domini, questo stesso mistero viene proposto all’adorazione e alla meditazione del Popolo di Dio, e il Santissimo Sacramento viene portato in processione per le vie delle città e dei villaggi, per manifestare che Cristo risorto cammina in mezzo a noi e ci guida verso il Regno dei cieli.

    Quello che Gesù ci ha donato nell’intimità del Cenacolo, oggi lo manifestiamo apertamente, perchè l’amore di Cristo non è riservato ad alcuni, ma è destinato a tutti. Nella Messa in Caena Domini dello scorso Giovedì Santo ho sottolineato che nell’Eucaristia avviene la trasformazione dei doni di questa terra – il pane e il vino – finalizzata a trasformare la nostra vita e ad inaugurare così la trasformazione del mondo. Questa sera vorrei riprendere tale prospettiva.
    Tutto parte, si potrebbe dire, dal cuore di Cristo, che nell’Ultima Cena, alla vigilia della sua passione, ha ringraziato e lodato Dio e, così facendo, con la potenza del suo amore, ha trasformato il senso della morte alla quale andava incontro.

    Il fatto che il Sacramento dell’altare abbia assunto il nome “Eucaristia – “rendimento di grazie – esprime proprio questo: che il mutamento della sostanza del pane e del vino nel Corpo e Sangue di Cristo è frutto del dono che Cristo ha fatto di se stesso, dono di un Amore più forte della morte, Amore divino che lo ha fatto risuscitare dai morti. Ecco perchè l’Eucaristia è cibo di vita eterna, Pane della vita. Dal cuore di Cristo, dalla sua “preghiera eucaristica alla vigilia della passione, scaturisce quel dinamismo che trasforma la realtà nelle sue dimensioni cosmica, umana e storica. Tutto procede da Dio, dall’onnipotenza del suo Amore Uno e Trino, incarnato in Gesù. In questo Amore è immerso il cuore di Cristo; perciò Egli sa ringraziare e lodare Dio anche di fronte al tradimento e alla violenza, e in questo modo cambia le cose, le persone e il mondo.

    Questa trasformazione è possibile grazie ad una comunione più forte della divisione, la comunione di Dio stesso. La parola “comunione , che noi usiamo anche per designare l’Eucaristia, riassume in sè la dimensione verticale e quella orizzontale del dono di Cristo. E’ bella e molto eloquente l’espressione “ricevere la comunione riferita all’atto di mangiare il Pane eucaristico. In effetti, quando compiamo questo atto, noi entriamo in comunione con la vita stessa di Gesù, nel dinamismo di questa vita che si dona a noi e per noi. Da Dio, attraverso Gesù, fino a noi: un’unica comunione si trasmette nella santa Eucaristia. Lo abbiamo ascoltato poco fa, nella seconda Lettura, dalle parole dell’apostolo Paolo rivolte ai cristiani di Corinto: “Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poichè vi è un solo pane, noi siamo, benchè molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane (1 Cor 10,16-17).

    Sant’Agostino ci aiuta a comprendere la dinamica della comunione eucaristica quando fa riferimento ad una sorta di visione che ebbe, nella quale Gesù gli disse: “Io sono il cibo dei forti. Cresci e mi avrai. Tu non trasformerai me in te, come il cibo del corpo, ma sarai tu ad essere trasformato in me (Conf. VII, 10, 18). Mentre dunque il cibo corporale viene assimilato dal nostro organismo e contribuisce al suo sostentamento, nel caso dell’Eucaristia si tratta di un Pane differente: non siamo noi ad assimilarlo, ma esso ci assimila a sè, così che diventiamo conformi a Gesù Cristo, membra del suo corpo, una cosa sola con Lui. Questo passaggio è decisivo. Infatti, proprio perchè è Cristo che, nella comunione eucaristica, ci trasforma in Sè, la nostra individualità , in questo incontro, viene aperta, liberata dal suo egocentrismo e inserita nella Persona di Gesù, che a sua volta è immersa nella comunione trinitaria. Così l’Eucaristia, mentre ci unisce a Cristo, ci apre anche agli altri, ci rende membra gli uni degli altri: non siamo più divisi, ma una cosa sola in Lui. La comunione eucaristica mi unisce alla persona che ho accanto, e con la quale forse non ho nemmeno un buon rapporto, ma anche ai fratelli lontani, in ogni parte del mondo. Da qui, dall’Eucaristia, deriva dunque il senso profondo della presenza sociale della Chiesa, come testimoniano i grandi Santi sociali, che sono stati sempre grandi anime eucaristiche. Chi riconosce Gesù nell’Ostia santa, lo riconosce nel fratello che soffre, che ha fame e ha sete, che è forestiero, ignudo, malato, carcerato; ed è attento ad ogni persona, si impegna, in modo concreto, per tutti coloro che sono in necessità . Dal dono di amore di Cristo proviene pertanto la nostra speciale responsabilità di cristiani nella costruzione di una società solidale, giusta, fraterna.

    Specialmente nel nostro tempo, in cui la globalizzazione ci rende sempre più dipendenti gli uni dagli altri, il Cristianesimo può e deve far sì che questa unità non si costruisca senza Dio, cioè senza il vero Amore, il che darebbe spazio alla confusione, all’individualismo, alla sopraffazione di tutti contro tutti. Il Vangelo mira da sempre all’unità della famiglia umana, un’unità non imposta dall’alto, nè da interessi ideologici o economici, bensì a partire dal senso di responsabilità gli uni verso gli altri, perchè ci riconosciamo membra di uno stesso corpo, del corpo di Cristo, perchè abbiamo imparato e impariamo costantemente dal Sacramento dell’Altare che la condivisione, l’amore è la via della vera giustizia.

    Ritorniamo ora all’atto di Gesù nell’Ultima Cena. Che cosa è avvenuto in quel momento? Quando Egli disse: Questo è il mio corpo che è donato per voi, questo è il mio sangue versato per voi e per la moltitudine, che cosa accadde? Gesù in quel gesto anticipa l’evento del Calvario. Egli accetta per amore tutta la passione, con il suo travaglio e la sua violenza, fino alla morte di croce; accettandola in questo modo la trasforma in un atto di donazione. Questa è la trasformazione di cui il mondo ha più bisogno, perchè lo redime dall’interno, lo apre alle dimensioni del Regno dei cieli. Ma questo rinnovamento del mondo Dio vuole realizzarlo sempre attraverso la stessa via seguita da Cristo, quella via, anzi, che è Lui stesso.

    Non c’è nulla di magico nel Cristianesimo. Non ci sono scorciatoie, ma tutto passa attraverso la logica umile e paziente del chicco di grano che si spezza per dare vita, la logica della fede che sposta le montagne con la forza mite di Dio. Per questo Dio vuole continuare a rinnovare l’umanità , la storia ed il cosmo attraverso questa catena di trasformazioni, di cui l’Eucaristia è il sacramento.

    Mediante il pane e il vino consacrati, in cui è realmente presente il suo Corpo e Sangue, Cristo trasforma noi, assimilandoci a Lui: ci coinvolge nella sua opera di redenzione, rendendoci capaci, per la grazia dello Spirito Santo, di vivere secondo la sua stessa logica di donazione, come chicchi di grano uniti a Lui ed in Lui. Così si seminano e vanno maturando nei solchi della storia l’unità e la pace, che sono il fine a cui tendiamo, secondo il disegno di Dio.

    Senza illusioni, senza utopie ideologiche, noi camminiamo per le strade del mondo, portando dentro di noi il Corpo del Signore, come la Vergine Maria nel mistero della Visitazione. Con l’umiltà di saperci semplici chicchi di grano, custodiamo la ferma certezza che l’amore di Dio, incarnato in Cristo, è più forte del male, della violenza e della morte. Sappiamo che Dio prepara per tutti gli uomini cieli nuovi e terra nuova, in cui regnano la pace e la giustizia – e nella fede intravediamo il mondo nuovo, che è la nostra vera patria. Anche questa sera, mentre tramonta il sole su questa nostra amata città di Roma, noi ci mettiamo in cammino: con noi c’è Gesù Eucaristia, il Risorto, che ha detto: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,20). Grazie, Signore Gesù! Grazie per la tua fedeltà , che sostiene la nostra speranza. Resta con noi, perchè si fa sera. “Buon Pastore, vero Pane, o Gesù, pietà di noi; nutrici, difendici, portaci ai beni eterni, nella terra dei viventi! . Amen.

    Chi crede a questo è nella Chiesa Cattolica, chi non ci crede non è nella Chiesa Cattolica: facciamocene una ragione.
    Piaccia o no!!!
    Dario

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