discepoli senza limiti


DOMENICA 20 febbraio 2011

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà  uno schiaffo sulla guancia destra, tu pòrgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà  ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinchè siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
(dal Vangelo di Matteo 5, 38-48)

Davanti ad una grande architettura del passato, come una cattedrale, un palazzo, una cupola o un ponte, ed essendo ben consapevole dei mezzi molto limitati di cui erano a disposizione architetti e costruttori dell’epoca, a me viene sempre spontaneo pensare con stupore “ma come hanno fatto?”.
Solo un grande coraggio e un’esagerata testardaggine a superare se stessi, ha portato le popolazioni passate a costruire sempre più in grande e nel modo più complesso. Questo ovviamente vale per tante imprese umane che vanno dalle scoperte scientifiche ai grandi viaggi. E non solo…
Superare se stessi, andare oltre i limiti che spesso il pensiero comune mette davanti e frena le ambizioni umane di migliorare e crescere sia nella scienza che nell’arte, ma anche nelle relazioni umane: questo ha fatto e fa progredire veramente l’umanità .
La storia ci racconta di molti uomini e donne che hanno creduto in modo coraggioso e testardo che si potessero superare le divisioni, i razzismi e le guerre, e hanno lottato perchè i popoli non rinunciassero a superare questi limiti.
Gesù è uno di questi uomini! Gesù ha fondato una comunità  che in questo “superare il limite” avesse un obiettivo di vita.
Tutto il vangelo ci racconta di questo modo di pensare, e in modo particolare emerge proprio dalle parole del brano di vangelo di questa domenica.
L’ultima frase “…siate dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”, è in fondo il punto di partenza per Gesù, è l’obiettivo altissimo che il Maestro mette davanti a se e ai suoi discepoli, che da lui imparano e che proprio in Gesù sono chiamati a specchiarsi.
Discepoli “no limits”, verrebbe da sintetizzare, usando uno slogan pubblicitario. I discepoli sono chiamati non solo ad amare gli amici, a prestare a chi può restituire e a non vendicarsi più di tanto… i discepoli sono chiamati ad andare ben oltre quelli che sembrano i logici limiti delle possibilità  umane dell’amore, arrivando addirittura ad amare i nemici, a dare il doppio di quel che è chiesto, ad intraprendere relazioni umane anche con chi è distante e non è parente e amico.
Per Gesù, l’umanità  è davvero capace di sconfiggere la spirale della vendetta, anche quando sarebbe logica (“occhio per occhio…”), per arrivare a stringere la mano allo stesso nemico.
Il “porgere l’altra guancia”, non è un invito al masochismo, ma è l’indicazione decisa a prendere la strada della “non violenza” come risposta alla violenza. Quando Gesù nella passione fu percosso, non porse l’altra guancia, ma lui stesso rispose alla violenza con una proposta di dialogo: “…aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male; ma se ho parlato bene, perchè mi percuoti?»” (Giovanni 18,22-23). Questo è lo stile di Gesù. Uno stile che davvero non pone limiti alla capacità  umana di amare, perdonare e ricostruire strade di dialogo.
Gesù è esigente con i suoi discepoli e con noi. Ma lo fa perchè sa che ne siamo capaci. Gesù conosce i nostri limiti ma conosce anche le nostre immense possibilità  di andare oltre nell’amore.

    Ci crediamo anche noi?
    Credo anche io di poter diventare “perfetto come Dio”?
    Purtroppo il cinismo umano e il pessimismo che si insinua dentro di noi, ci tentano profondamente. Purtroppo pensiamo che sia possibile solo amare chi ci ama e stare con chi è dalla nostra parte, e arriviamo a pensare che in fondo “occhio per occhio” sia una buona regola per risolvere i conflitti umani.
    Non solo crediamo poco in Dio, ma finiamo con il credere poco in noi stessi e in quello che Gesù pensa di noi.
    Contemplando le grandi imprese dell’umanità  nel campo dell’arte, della scienza e dei viaggi, e anche le grandi imprese nel campo della pace e del dialogo tra i popoli, allora trovo uno stimolo profondo a non fermarmi nel credere in me stesso e nelle mie possibilità  di amare davvero come Dio, oltre i miei limiti… anzi “no limits”.


Giovanni don

One comment

  1. Quando Gesù nella passione fu percosso, non porse l’altra guancia, ma lui stesso rispose alla violenza con una proposta di dialogo: “…aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male; ma se ho parlato bene, perchè mi percuoti?» (Giovanni 18,22-23).

    Cioè fece verità !

    Pose il suo “intelocutore” difronte ad una logica razionale. Ad una domanda, non di religione, ma di logica umana.
    Ecco allora il presentare la verità nella carità , o meglio fare carità portando la verità .

    Forse, sarebbe stato troppo facile porgere l’altra guancia, quasi in segno di sfida, a voler a tutti i costi dimostrarsi coerenti. Ma cosa avrebbe ottenuto? Cosa avrebbe insegnato?

    No, il suo stile è testimoniare la Verità che lui è. E’ sapere che sono nella verità si può fare vera carità , vero amore per il prossimo.

    Io mi vergogno di come a volte, (e mi è successo di recente) pur di cercare di assecondare l’interlocutore, di fargli capire che in fondo gli sono vicino, che capisco e condivido le sue idee (ovvero, mai ricordare che l’aborto è un omicidio), taccio su quale sia la verità , taccio o peggio nego di aver detto ciò (che in realtà penso), come Pietro.

    Per cercare di salvarmi, per non perdere la “faccia” di “buono” magari costruita grazie a cose buone fatte in anni, … ma può mai la mia faccia valere più della verità ?

    Altro che “no limits”.

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