pregare chi, cosa, come…?


DOMENICA 17 ottobre 2010

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità  di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città  viveva un giudice, che non temeva Dio nè aveva riguardo per alcuno. In quella città  c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sè: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà  tanto fastidio, le farò giustizia perchè non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà  forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà  forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà  loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà , troverà  la fede sulla terra?».
(dal Vangelo di Luca 18,1-8)

La prima cosa che mi è venuta in mente, ascoltando questo esempio di Gesù sul giudice lento nel far giustizia a questa vedova, costretta a supplicare una sentenza a favore che le è dovuta, è la situazione della giustizia nel nostro paese. Ironicamente sembra proprio che Gesù prenda ad esempio la situazione italiana attuale, dove i tempi della giustizia sono davvero esasperanti, e le prime a rimetterci sono proprio le fasce più deboli della popolazione (ben rappresentate dalla vedova del vangelo).
Capita spesso di sentire attraverso i mezzi di comunicazione, persone che dicono di “credere nella giustizia”, che quindi confidano che verrà  fatta loro giustizia, se hanno subito un torto, oppure che verrà  riconosciuta la loro innocenza, nel caso siano accusati. Chi dice così, nonostante le tante ingiustizie e lentezze, ha fede che la giustizia trionferà . Hanno quindi una buona dose di pazienza, tenacia e speranza.
L’evangelista Luca riporta questa parabola di Gesù inquadrandola nella questione della preghiera. Gesù vuole insegnare l’atteggiamento giusto della preghiera, dove la questione non è tanto il “come” si prega, ma “chi” preghiamo e soprattutto se “crediamo” nella preghiera.
La vedova è così convinta che verrà  esaudita che, anche se il giudice è disonesto, insiste in continuazione.
Crede che prima o poi, le verrà  fatta giustizia anche da questo giudice pigro e ingiusto.
E’ davvero strano, ancora una volta, come Dio venga paragonato con una categoria di persone non propriamente positiva. Qualche domenica fa, la parabola parlava di un Padrone esigente verso i suoi servi.
Oggi Dio è identificato in questo giudice che sembra non ascoltare mai chi gli si rivolge a lui x avere giustizia.
Può sembrare davvero poco rispettoso pensare così Dio, ma la parabola forse è la più appropriata per dire quella che è anche la nostra esperienza di preghiera.
Se siamo onesti con noi stessi, non possiamo non ammettere che più di una volta abbiamo pensato che Dio davvero è un giudice ingiusto e soprattutto lento nell’ascoltare quello che gli chiediamo.
Sembra proprio a volte che Dio non ci voglia ascoltare e che compia azioni contrarie a quello che vorremmo. E magari ci viene da pensare che forse Dio c’è, ma non è poi così giusto e buono come insegnano!
Nella parabola di Gesù però bisogna riconoscere che la durezza del giudice permette di notare la tenacia della donna, che non molla la presa mai, anche quando non sembra esserci segno di giustizia ricevuta.
Sono proprio la tenacia e la fiducia le due caratteristiche che tengono in piedi la preghiera, facendola crescere e diventare più matura. Queste ci vuole insegnare Gesù con la sua strana parabola.
La fiducia è la caratteristica interiore che ci fa capire che non si è mai abbandonati e che Dio non è sordo a quello che gli chiediamo.
In altre parole, se non sapessi che alla fine del sentiero di montagna c’è il rifugio che accoglierà  la mia fatica del cammino, certamente non mi metterei mai in viaggio. La meta quando si sale in montagna non sempre è visibile, perchè il sentiero è tortuoso. Ma la fiducia che alla fine la meta c’è ancora e ci aspetta, ci fa “tenere duro” .
A questo punto è chiaro il legame della parabola con la domanda molto forte di Gesù posta alla fine del brano, e che è così diretta da non poterci “tirare fuori”. La preghiera è dunque un atto di fiducia, di fede.
E’ la fede che anche se ci sembra a volte che Dio sia un giudice ingiusto, alla fin fine quello che chiediamo lui lo accoglie, e Dio mostrerà  il suo volto di Padre.
Ci fidiamo davvero di Dio? E soprattutto lo conosciamo davvero questo Dio che preghiamo? Questo è il problema di fondo!

    Ecco quindi un’altra caratteristica della nostra preghiera: la conoscenza di Dio.
    Se non lo conosciamo, se non sappiamo cosa di Lui ci racconta nella Bibbia e soprattutto nel Vangelo, forse è proprio per questo che la nostra preghiera non viene esaudita. Abbiamo le idee chiare su cosa chiedere ma non altrettanto le idee chiare su “chi” preghiamo. E così la fede viene a mancare.
    La preghiera prima di tutto è credere che Lui è presente sempre in quel che facciamo. E’ fidarsi che Dio non mancherà  di ascoltarci, anche se magari a noi in questo momento non ci sembra che accada.
    Se non abbiamo fede in Dio la preghiera rischia di morire in una serie di “monologhi” che pongono l’uomo al centro e mai Dio e l’ascolto di Lui.
    La fede invece ci fa vedere che gli “attori” della preghiera sono sempre due, l’uomo e Dio, entrambi messi in comunicazione libera di parola e ascolto.
    La preghiera dunque, come insegna la tradizione ebraica che parte sempre da “Ascolta Israele…”, è prima di tutto ascoltare Dio, imparare a conoscerlo.
    Se lo conosciamo, potremo forse capire meglio il suo modo di esaudire le nostre richieste, e forse arriveremo anche a farne di meno e a ringraziare di più per quello che già  sta facendo, ma che noi, troppo incentrati su noi stessi, non capiamo.


Giovanni don

4 comments

  1. mi hai molto aiutato nel capire come è importante far “conoscere” Dio ai ragazzi del catechismo, partendo da quello che ha fatto presentando così abramo ecc… per alimentare la loro fiducia. Che dici, va bene?

  2. A proposito del passo:

    “Ci fidiamo davvero di Dio? E soprattutto lo conosciamo davvero questo Dio che preghiamo? Questo è il problema di fondo!
    Ecco quindi un’altra caratteristica della nostra preghiera: la conoscenza di Dio.
    Se non lo conosciamo, se non sappiamo cosa di Lui ci racconta nella Bibbia e soprattutto nel Vangelo.”

    Io posso dare la mia testimonianza di quanto aiuta in questa direzione poter frequentare il corso dei 10 comandamenti.
    Purtroppo non c’è in tutte le regioni d’Italia e dura un anno è mezzo:
    Ma la ricchezza che esce da quelle sere, da quelle catechesi: è davvero immensa.

    Il più bel regalo che possiate farvi.

    Francesco

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