domenica 29 aprile 2007
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io dò loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano.
Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola».
(dal Vangelo della quarta domenica di Pasqua, Giovanni 10,27-30)
Se fossi la pecora mi chiederei…
Dove mi vuole portare questo pastore?
Quale è il motivo per cui mi sta così vicino?
Ma io mi fido veramente di lui?
E poi è così strano… mette nel gregge pecore di tutti i tipi, anche quelle che altri greggi scartano!
Ha detto che se viene un lupo o un ladro lui mi difenderà … ma ci credo?
Non mi conviene forse pascolarmi da me e decidere da sola dove andare?
Non è meglio che mi faccia il mio piccolo gregge?
E come cristiano mi domando…
Gesù è il mio Pastore?
Ma credo davvero che è un “buon” pastore così come dicono?
Posso fidarmi di quello che mi dice e di dove mi porta?
Credo che le sue parole antiche nel Vangelo hanno ancora senso per me oggi, adesso?
-
Quale dubbio si affaccia alla mente e nel cuore…
Chi è il pastore che guida la mia vita adesso? Non è forse il pubblicitario che non conosco di persona, ma che pensa la campagna di un prodotto per arrivare dritto ai miei desideri più immediati e ne crea anche di nuovi? Non sono forse guidato dal giudizio degli altri che continuamente nego mi condizioni ma in realtà è la mia continua ossessione? Chi conduce le mie mosse nelle relazioni con gli altri?.. Forse
l’impulso del momento di ira, di gioia, di desiderio, di noia, di pregiudizio? E così le relazioni iniziano e finiscono senza motivo e senza apparente senso…
Chi guida le mie scelte di vita? E chi guida anche le mie piccole scelte quotidiane quando inizio la giornata, quando sto con chi mi ama in famiglia, quando sto con gli amici, quando incontro qualcuno per strada, quando entro in un negozio, quando lavoro, quando incrocio qualcuno che non conosco, quando incontro il povero e il diverso da me? Chi mi guida e dove alla fine mi trovo?
Chi è il mio pastore e quale voce parla al profondo della mia coscienza?
Devo farmi queste domande, perchè se me le faccio forse è segno che lo Spirito di Dio si sta facendo spazio dentro la mia caotica vita. Se non mi faccio queste domande allora sono proprio una pecora sorda e ben presto destinata a perdersi perchè non ascolta la voce del pastore che guida e protegge.
Non posso dare per scontata la mia fiducia in Dio e il mio legame con lui…
Continuamente devo aprire la mente e il cuore, e nella preghiera chiedermi se veramente mi sto lasciando condurre da Dio. Posso anche andare tutte le domeniche in chiesa e avere al collo tutte i segni della mia religione e nello stesso tempo cercare altri pastori e seguire altre voci… che non sono come la Sua.
Giovannidon
Questo è uno di quei passi del Vangelo che mi dà grande consolazione. Tante volte nell’Antico Testamento vediamo il popolo ebreo che si affida a Dio come pastore. (Non è semplicemente bellissimo ad esempio il pastore innamorato del Cantico che “pascola il gregge fra i gigli”?) . Ma noi possiamo pensare che questo Cristo pastore che è un tutt’uno col Padre e ci conosce, ci custodisce, ci tiene stretti perchè nessuno possa rapirci dalle sue mani… come tiene me tiene anche altri, così diversi da me… Mi viene da pensare che è questa che io sento come “differenza cristiana”: il privilegio di essere conosciuti da questo Cristo-pastore figlio di Dio-pastore. Ci si può perdere nella gratitudine…
E’ proprio così, caro GiovanniDon.
Gesù ci vuole parlare di vita eterna, per noi, popolo del Suo gregge, ma come fare per capirLo?
Per noi cristiani l’eternità dovrebbe essere l’unità di tutte le genti, nella Pace vera, nella Luce vera in cui ci sarà finalmente svelata e rivelata la Verità .
Ma come fare per arrivarci?
Come fare per crederGli veramente?
L’apertura al futuro in visione di eternità caratterizza ancora poco, mi pare, la vita della Chiesa.
Sperimentiamo con più gioia, con più facilità , con più… sana ipocrisia…, il sentirsi legati a tradizioni che certamente ci accomodano meglio, piuttosto che impegnarci a rimettere tutto in discussione e cercare di sperimentare nuovi linguaggi della fede o nuovi cammini di catechesi, per vivere tra noi, “poveri pellegrini purganti” con più serenità la condizione umana, non a parole ma nei fatti.
Io e mia moglie, ad esempio, facciamo adozioni a distanza, cercando di accontentare pecorelle lontane che non conosciamo: è carità vera o comodità mascherata da carità ?
Stiamo facendo veramente qualcosa per i nostri fratellini e sorelline meno fortunati consapevoli che tutto questo lo stiamo facendo a Lui?
E Lui, non è anche qui, pecorella triste che abita vicino a me?
E non è sempre Lui la pecorella drogata e malata di Aids che incontro e cerco di scansare per non “infettarmi”?
Il Vangelo non è storia, ma novità di vita e deve finalmente entrare nel nostro cuore perchè possa essere vissuto orientando le comunità dei credenti verso un mondo nuovo, finalmente e giustamente rinnovato dove poter trovare pecorelle che noi, e non certamente Lui, pretendiamo di chiudere fuori perchè non la pensano come noi.
Parli di preghiera alla fine, caro Don: è giusto ed è doveroso, perchè la preghiera ci aiuta a vincere il male con il bene. Fatichiamo molto, ma sarà così. Sicuramente!
Buona domenica.
Luke
P.S.: qualche volta dici che troveremo anche il tempo di parlare della superstizione imperante che ci impedisce di scambiarci la pace se per caso ci incrociamo? ma non è la croce che ci ha salvati?
Ri-ciao.
Sempre io, Luke
Stupenda riflessione….sopratutto “Posso anche andare tutte le domeniche in chiesa e avere al collo tutte i segni della mia religione e nello stesso tempo cercare altri pastori e seguire altre voci… che non sono come la Sua” e secondo me è vero anche il contrario…posso non andare a messa tutte le domeniche, posso pormi dei dubbi sulla mia religione…ma se ho la forza di credere in Lui ho da insegnare molte più cose di coloro che seguono altre voci…
Quante drammatiche domande, questa settimana… mi sembra di ritrovarmi improvvisamente davanti all’episodio di Tommaso!I dubbi regnano sovrani in questa vita, e più si ragiona e più nascono domande. Ma chi e dove saremmo senza domande? Per fortuna abbiamo ancora il coraggio e la voglia di farcene. E non credo sia un caso, se chi crede con maggior forza ha anche la forza per farsi maggiori domande. La facile soluzione è il tema ricorrente di questo mondo schizzato che ci troviamo a vivere. Ti serve qualcosa? Basta comprarlo! Il lavoro sotterraneo della scienza mediatica ha scavato talmente a fondo nella superficie dell’umanità che in apparenza tutti i bisogni sono stati studiati e potenzialmente soddisfatti… basta pagare! Ma la soddisfazione non è una risposta. Per quanto si possa impazzire a rincorrere le nostre chimere in terra, anni spesi in carriere professionali, case esteticamente perfette o esperienze apparentemente indimenticabili possono sostituire anche un solo momento di amore vero, profondo e convinto. Credo anch’io che il fatto di continuare a porci domande sia un segno dal cielo. Se non facessimo nemmeno più quello, anche noi ci saremmo arresi alla logica del tutto facile, tutto semplice, nessun dolore, tutto piacere. Le domande costano dolore, sacrificio, costano lo sforzo immane di guardarsi dentro e ripensare ai propri errori per migliorarsi, ma è l’unico cammino che abbiamo, da semplici uomini, per avvicinarci al Padre. E quello che Gesù vuole dirci, credo, è solo che lui in fondo a questo tunnel c’è e ci sarà , la sua luce è laggiù da qualche parte e ci aspetta per farci fare il prossimo passo. Chissà , forse per vederlo basta solo alzare gli occhi da terra e smettere di pensare al nostro brucare quotidiano…