DOMENICA 28 marzo 2010
Domenica delle Palme
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perchè non sanno quello che fanno».
Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.
Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perchè riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
(dal Vangelo di Luca capitolo 23)
30 anni fa, il 24 marzo 1980, in San Salvador, capitale del piccolo paese centro americano di El Salvador, veniva ucciso l’arcivescovo Oscar Romero. Un killer assoldato dalla dittatura che allora governava la nazione, lo colpisce con un solo colpo proprio quando Romero eleva in alto l’Ostia consacrata durante la messa.
Oscar Romero è celebrato come martire della fede, perchè in nome del Vangelo denunziava senza sconti l’oppressione dei poveri del suo paese e la violenza dei governanti.
Ufficialmente non è ancora dichiarato santo dalla Chiesa, ma oramai Romero nel suo paese come altrove è un esempio di fedeltà radicale al messaggio di Cristo.
Quando leggiamo, come ogni hanno, la passione di Cristo, abbiamo la tentazione di relegarla ad un semplice storiella del passato. Magari non lo diciamo ad alta voce, ma dentro di noi si insinua questo pensiero. La via crucis rischia davvero di rimanere una bella serie di quadri inanimati appesi alle pareti delle chiese. La celebriamo i venerdì di quaresima e il venerdì santo con una bella celebrazione che tocca forse un po’ il sentimento, ma non si cala nella vita.
Romero nel suo ministero di vescovo e ancor più con la sua morte, ci fa vedere che la via della croce non è una cosa finta, ma è ancora una via praticata e reale.
Il vescovo Romero non è certo l’unico, anzi sono molti coloro che, anche in modo nascosto, testimoniano il vangelo anche a costo della loro stessa vita.
Romero diede voce ai poveri e dimenticati del suo paese. Divenne la voce di chi non poteva parlare perchè era soffocato dalla voce grossa dei potenti. Sta qui la sua grandezza, anche se divenne la sua condanna a morte.
Ma è quello che ha fatto Gesù. Anche lui, con la sua azione e le sue parole, ha dato voce a quella parte di umanità che era soffocata dai pregiudizi, dal male fisico e spirituale.
Mi colpisce sempre questa parte del Vangelo della Passione, nella quale Gesù è collocato tra due malfattori. Gesù, il Figlio onnipotente di Dio, passa gli ultimi momenti della sua vita in mezzo a questa umanità segnata dal peccato, dal rifiuto e dalla violenza umana.
Nel Vangelo c’è spazio anche per la voce di questi due malfattori, che noi erroneamente giudichiamo subito come “quello buono e quello cattivo”. E’ una divisione troppo moraleggiante che ci fa comodo, ma non è evangelica.
Il dolore dei due è identico, e anche quello che se la prende con Gesù ha una sofferenza reale che lo fa imprecare e gli fa perdere speranza.
Ma è questo il vero dolore umano e nelle pagine del Santo Vangelo noi lo possiamo udire.
Colui che impreca contro Gesù rappresenta bene il povero che nel mondo è lasciato solo e che, oppresso dalla fatica se la prende anche con Dio.
Gesù non gli dice nulla. L’unico rimprovero gli viene solo dall’altro malfattore, quello che noi classifichiamo come “buon ladrone”.
Quest’ultimo è nella medesima condizione del primo, ma ha capacità di vedere nel uomo sofferente accanto a se, il Signore, l’unico che veramente può fare qualcosa.
Nel giorno più nero della vita di Gesù, un raggio di speranza si apre. In questo breve dialogo tra il malfattore e Gesù in croce, si apre uno spiraglio inatteso di paradiso.
Sulle tre croci i tre uomini soffrono dello stesso dolore, ma hanno un differente modo di affrontare questa sofferenza ingiusta. Ma il dolore di tutti e tre va rispettato senza giudizi. Anche quello del primo malfattore.
Oscar Romero, come Gesù, si è messo in mezzo al dolore del suo popolo e gli ha dato dignità , anche se molti (compresi noi in occidente) non volevano sentire.
Uccidendolo hanno cercato di chiudere la via aperta da Romero nella coscienza del suo popolo, ma proprio come è successo a Cristo, la via si è trasformata in via crucis, via della salvezza che nasce dall’amore.
Ogni via umana, anche la nostra, se diventa come quella di Gesù, diventa una via crucis che porta lontano…
E noi cristiani che celebriamo la Pasqua, sappiamo dove.
Giovanni don
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Vorrei concludere con una stupenda preghiera di Neville Braybrooke, che in modo molto profondo cerca di dare voce al malfattore che dialoga con Gesù…
Il momento peggiore arriva quando ti sospendono inchiodandoti a un albero morto
Segue un tonfo accecante quando lo lasciano cadere nella terra
Qualcuno dice che c’è come un black-out
Lo saprò presto
Gli alberi dovrebbero essere luoghi del cantoOra mi stanno sollevando
I soldati stanno tirando le corde
Io mi alzo andando incontro alla mia morte
Poi è come se fosse un vuoto totale…Quando riprendo i sensi non si sente alcun canto
Le mie ossa urlano di dolore
Cani abbaiano – ma non ci sono ladri in giro
Noi stiamo lontano da Gerusalemme in giorni come questiL’uomo che mi sta accanto parla di tanto in tanto
Ha sete
Grida a suo padre in cielo
Chiede perdono per quelli che gli stanno attorno
La notte scorsa nelle celle c’era qualcuno che diceva che potrebbe essere un re
Mi sento spinto a parlargli
Dico “Ricordati di me quando arriverai nel tuo regno”
Con voce chiara risponde “Tu sarai là prima che il sole tramonti”
Ammutolisco davanti a tale promessa
Le sue parole mi tolgono l’ultima paura
Prima che cada la notte sarò molto lontano da questa malvagia collina con i suoi demoni
Comincio a sentirmi come un uccello che sta per essere liberato in un cielo senza fineLa mia forza mi sta lentamente abbandonando…
Sotto di noi c’è un gruppo di donne pazienti
Ce n’è una che continua a ripetere “Non dimenticate mai quello che mio figlio ha promesso”
Talvolta parla come se stesse pregando – “I nostri padri hanno confidato in Dio e
Egli li ha liberati”
Quanto è semplice la fede delle donne
Mia madre è morta molti anni fa
Ora ne ho un altra – O Signora dal Manto Blu proteggimi e prenditi cura di meSta diventando sempre più difficile respirare
La lingua mi si incolla nella mia bocca secca…Ieri nessuno è venuto alla prigione
Nessuno si è interessato
E invece quest’uomo che mi sta accanto si interessa
Mi piacerebbe inginocchiarmi ai suoi piedi
Ma non posso muovermiSono le tre e il sole ha lasciato il cielo
L’oscurità è dovunquePoi all’improvviso mi rendo conto che non sono più inchiodato a un albero morto
Devo solo stendere le mie mani e qualcuno le afferraNeville Braybrooke, The good thief speaks (1997)
Non so se riesco davvero a scrivere qualcosa di “leggibile” su questo argomento. Ogni volta che rileggo la preghiera che hai inserito alla fine della tua riflessione mi ritrovo con le lacrime agli occhi.
Hai ragione quando dici che le nostre celebrazioni della Via Crucis toccano un po’ il sentimento, ma non si calano nella vita.
E’ più facile nasconderci dietro un’attenzione ai bisogni di chi è lontano per mettere in pace la coscienza, piuttosto che accorgerci dei bisogni di chi ci è accanto e per questo risulta scomodo. Vorrei riuscire a dirlo prescindendo dalla mia situazione di difficoltà , che spesso disturba i miei fratelli nella fede più vicini se cerco di farla presente, ma non lo dico soltanto in mio favore, e nemmeno io sono del tutto innocente.
Quanti, davvero innocenti e senza capacità e possibilità di difendersi, saranno ancora “crocifissi” con la nostra complicità o perchè non avremo alzato la voce per difenderli?
Il Signore ci doni “occhi per vedere…”
Buona Pasqua a tutti!
davanti a me, quando il dolore diventa insopportabile, c’è il “mio” crocifisso…è lì e ci guardiamo: mi sembra che dica, se ce l’ho fatta io, puoi farcela anche tu.
Eppure il mio dolore è nulla se penso al dolore del mondo, ma questa è la croce che devo portare io..un piccolo pezzo per condividere il dolore con tutta l’umanità .
Tutta la “Passione di Gesù è costernata da forte dolore fisico e spirituale: dal Getsemani alla flagellazione, alla coronazione di spine, al trasporto della croce fino al monte Calvario, alle cadute, ma la crocifissione è per me il momento più cruento di tutte le Sue sofferenze.Il suo sangue viene abbondantemente sparso per tutti noi fino al momento della Sua morte fisica attraverso una lenta agonia. Lenta agonia forse per permetterGli di assaporare fino in fondo quel “calice amaro del dolore fisico e spirituale che per tutti noi diventa insopportabile , ci spaventa e spesso ci porta alla disperazione e al rinnegamento di Gesù stesso. Quante volte, di fronte ad un qualsiasi grande dolore in un momento di prova della ns. vita, diciamo : “Ma dove sei Gesù ora, non vedi che sto soffrendo e che non ce la faccio più? Perchè non fai qualche cosa per me?- oppure-Gesù non sei un padre buono, come si dice, altrimenti non permetteresti tutto ciò ed altre mille lamentele ed insulti potremo rivolgerGli. Di fronte al dolore umano ci sentiamo impotenti e soli come si sentiva impotente e solo quel ladrone crocifisso dal suo dolore accanto a Gesù che lo insultava. Questo vangelo mi dice molto e mi insegna che il dolore, la solitudine sono come lievito per la mia crescita spirituale,se sono supportati dalla fiducia in Dio e dalla fede. Infatti, se consideriamo che Gesù nel suo folle dolore si è rivolto al Padre chiedendo perdono per tutti noi e facendo appieno la Sua volontà guadagnando la gloria nel cielo, sulla terra e sotto terra, se consideriamo che il secondo malfattore, pur soffrendo per il suo dolore invece si è rivolto a Gesù per chiederGli misericordia guadagnando il Paradiso e la salvezza della propria anima,perchè anche a noi non dovrebbe accadere la stessa cosa se riponiamo la ns. fiducia in Lui? Quindi concludo facendo questa piccola riflessione e questo piccolo augurio a tutti noi: quando le nostre croci ci sembrano non più alberi di vita ma di morte….che l’amore di Gesù risorto venga a ridonarci la forza, la speranza, il vigore per abbracciarle ancora di più e rimanere più saldamente alla Sua sequela come testimonei di una fede indiscutibile e incrollabile. Anche se in ritardo auguri a tutti e in particolare a te caro Don Giovanni.