DOMENICA 14 ottobre 2018
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perchè mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perchè tutto è possibile a Dio».(dal Vangelo di Marco 10,17-27)
Io ho sempre avuto un cattivo rapporto con le cose imparate a memoria. Dimentico facilmente i nomi delle persone o li mescolo (con inevitabili brutte figure), ma anche tutti gli elenchi di regole, preghiere, testi di canzoni e poesie, mettono a dura prova la mia memoria. Ammetto che anche l’elenco di regole per eccellenza, i 10 Comandamenti, nella mia testa a volte si confondono e si mescolano nell’ordine. Leggendo il Vangelo di questa domenica però mi sembra che anche Gesù abbia qualche difetto di memoria riguardo i Comandamenti, il centro della Legge del credo religioso di Israele. Infatti al tizio che lo avvicina per strada e gli chiede “…cosa fare per avere la vita eterna”, il Maestro elenca i Comandamenti, ma con diversi cambiamenti e omissioni e in un ordine libero, e addirittura aggiungendo un elemento che non faceva parte dei Comandamenti (“non frodare”).
E’ chiaro che Gesù non ha i miei problemi di memoria, ma al contrario conosce bene il senso della sua scelta e del suo insegnamento. Quelli che Gesù elenca sono i comandamenti che hanno a che fare con il prossimo, e omette quelli rivolti a Dio (“Non avrai altro Dio… ricordati di santificare il sabato…”). E per sottolineare che l’importanza non sta nel conoscere a memoria un elenco di comandamenti, ma il loro significato e l’attuazione pratica, aggiunge quello che era un precetto conseguenza dei comandamenti, importante nelle relazioni umani, cioè non imbrogliare (ed è davvero molto attuale anche per noi!).
Per Gesù però la semplice conoscenza dei comandamenti e la loro attuazione pratica non sono abbastanza per rendere la vita “eterna”, cioè piena, realizzata, felice.
Nell’uomo che ha davanti e che gli ha posto la domanda vede uno che ha bisogno di essere liberato nel profondo, ed è per questo che gli propone non solo l’adesione a un regolamento e a delle leggi, ma una proposta radicale di vita. Non gli propone un “galateo” di vita che rimane in superfice, ma una relazione profonda e nuova con Dio e con il mondo, con lui e con i poveri. Gli fa una proposta davvero grande, forse troppo grande in quel momento, e infatti la rifiuta. Ma la descrizione del suo volto scuro e della tristezza con cui volta le spalle a Gesù indica che è stato colpito nel profondo, non è rimasto indifferenze e forse per la prima volta tutti quei beni materiali nei quali confidava e di cui si sentiva sicuro, improvvisamente iniziano a pesargli a farlo sentire non-libero.
Gesù gli propone di vendere e dare ai poveri i suoi beni non perchè ami la miseria, ma perchè sa che la vera felicità (quella “vita eterna” che gli ha chiesto) sta nella relazione con il prossimo senza filtri e falsità . Dio non è rimasto irraggiungibile nell’alto dei cieli, ma si può toccare nel povero che assistiamo, a cui diamo non solo i beni ma anche il nostro tempo. La vita eterna ci aspetta non solo al termine dei nostri giorni, ma già da ora davanti a noi se siamo capaci di abbandonarci fiduciosi all’amore di Gesù e all’amore dei fratelli, senza paura di sbagliare, di perdere qualcosa, di non avere tutte le sicurezze.
Penso a due persone che si innamorano e che decidono di unirsi in matrimonio, di mettere su famiglia, e avere figli. Spesso quello che frena è la paura di non farcela e di non avere mezzi concreti. E’ una preoccupazione legittima, ma se prende il sopravvento sull’amore, i molti beni che si hanno o che si vorrebbero avere alla fine appesantiscono e chiudono al futuro. Vale anche per chi decide una strada diversa dal matrimonio, come quella di diventare prete, suora, frate o missionario. Se non c’è un vero slancio libero nell’amore ma solo calcolo delle possibilità e dei mezzi, alla fine non si parte più, e la vita si restringe in un piccolo spazio di piccole sicurezze che non rendono eterna e felice la propria vita.
«Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perchè tutto è possibile a Dio», dice Gesù ai suoi discepoli sbigottiti come noi alle parole forti di Gesù. Anche per me, a noi, a tutti, Gesù vuole ricordare che davvero se ci fidiamo del Vangelo, ogni resistenza cede e possiamo fare cose grandi della nostra vita, anche senza avere tutti i mezzi e le sicurezze. Ricordare i Comandamenti a memoria è importante, certo, ma meno importante di ricordare (non tanto con la testa ma con il cuore) che davvero con Gesù ogni strada diventa possibile, basta accogliere il suo invito e la sua sfida “avrai un tesoro in cielo e vieni e seguimi”.
Giovanni don
Gesù fa capire che la relazione profonda con Dio passa attraverso la relazione con l’uomo. Se si ama l’uomo, si ama Dio.
Nel Vangelo i comandamenti dell’A.T. si riassumono in un unico comandamento: quello dell’ amore verso il prossimo. Prima di Gesù non era così e la Legge era rappresentata da tante prescrizioni ritualistiche con cui ci si rapportava ad un Dio intransigente che era lontano dall’ uomo. Gesù vuol cambiare questo atteggiamento sbagliato degli uomini del suo tempo, ma anche di molti uomini del nostro tempo, che preferiscono attenersi a regole dottrinali scritte sulla carta, magari imparate a memoria ma non elaborate.
Laici e chierici sono ancora su questa linea che poi è la linea dei “preti” di allora.
Gesù insegna che per incontrare Dio si deve incontrare prima di tutto l’uomo, qualsiasi uomo, ad iniziare da quello più povero. Ma questo insegnamento è ancora lontano dall’essere capito e messo in atto. Ma allora perchè dirsi cristiani?