senza Dio che mondo sarebbe?


DOMENICA 6 maggio 2012
Quinta domenica di Pasqua

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perchè porti più frutto. Voi siete già  puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perchè senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà  fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli»
(dal Vangelo di Giovanni 15,1-8)

Cosa succede se perdiamo il legame con Dio?
Quale mondo ci sarebbe se definitivamente tagliassimo anche l’ultimo rametto che lega l’umanità  con il suo Creatore?
Sono stato nei giorni scorsi in un luogo che ci dice cosa succede se l’uomo decide di tagliare ogni legame con Dio: Auschwitz
Con un gruppo di giovani della parrocchia siamo stati a Cracovia, ospiti di un convento di frati francescani. Il programma del viaggio prevedeva la visita di questa bella città  polacca, piena di vita e di giovani, e anche la visita ad un luogo ricco di memoria e di una terribile storia recente, il campo di concentramento nazista di Auschwitz.
Non posso non parlane qui, il ricordo della visita è ancora molto vivo e continua a produrre in me pensieri, riflessioni, emozioni…
Auschwitz, con le sue strutture fredde e precise, con le sue innumerevoli storie di orrori, è la prova concreta di cosa significa eliminare Dio dall’umanità .
Auschwitz racconta la sua storia e ne fa venire in mente altre di più antiche, in altrui luoghi e tempi, e di più moderne e attuali, dove ancora oggi si degrada l’umanità  e si uccide.
Eliminare Dio porta l’uomo a prenderne il posto, assumendo pretese di onnipotenza e giudizio. Ma l’uomo non è capace di fare Dio e alla fine si autoelimina e si autodistrugge.
“Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perchè senza di me non potete far nulla…”
Senza il legame con l’Amore infinito le nostre riserve si esauriscono in fretta e cadiamo nel nulla, quel nulla che in Auschwitz ha il suo monumento più grande.
Eppure in quel luogo di orrore non mancano piccoli segni di vita e di un legame che non si interrompe mai con Dio.
La visita del campo di concentramento prevede la visita al Blocco 11, chiamato “il blocco della morte” (anche se a dir il vero non c’è pietra o angolo che non parli di morte…).
In quell’edificio, nel suo interrato, c’è la cella dove Padre Massimiliano Kolbe è stato lasciato morire di fame, nel 1941. Lui si è offerto volontario al posto di un padre di famiglia dopo che i nazisti avevano scelto un gruppo di 10 persone che doveva morire per rappresaglia per la fuga di un prigioniero.
La cella, grigia e buia, ha al centro un cero pasquale acceso.

Mi ha davvero colpito questo piccolo segno di luce in questa enormità  di sofferenza. Non c’era molto tempo per sostare davanti alla cella, perchè il giorno della nostra visita era davvero pieno di turisti-pellegrini, ma davanti all’inferriata della stanza, ho pensato al dono della fede e alla forza della resurrezione di Cristo, che arriva anche là  dove ogni segno di amore e vita sembrano perduti per sempre.
Non vorrei fermarmi ad accusare gli autori di Auschwitz e degli altri orrori della storia come non riguardassero anche me. L’invito a rimanere uniti a Gesù è prima di tutto per me! So che la mia vita, con tutte le sue piccolezze e contraddizioni, se rimane unita al Vangelo porta frutto e non rimane sterile e mortale.

Giovanni don

11 comments

  1. “In questa prospettiva, il concetto paolino della «logikè latreìa», del culto conforme la Logos, sarà da ritenersi la formula più appropriata per esprimere ciò che costituisce l’essenza della liturgia cristiana. […] Il Logos della Creazione, il Logos nell’uomo ed il vero, eterno Logos fatto uomo – il Figlio – vengono ad incontrarsi. Tutti gli altri tentativi di definire questa forma risultano riduttivi. Se, per esempio, partendo dal fenomeno liturgico si descrive l’Eucaristia come «assemblea», oppure, partendo dall’atto fondativo nel contesto del’ultima Pasqua di Gesù, la si qualifica come «cena», si colgono sontanto singoli elementi, ma si perde di vista il grande nesso storico e teologico.” (Josef Ratzingher, Opera Omnia, Teologia della liturgia, pagg. 60-61).
    Conoscendo la natura umana, Cristo ci ha lasciato Se Stesso sotto la Specie Eucaristica per continuare ad avere un contatto umano con Dio che serve a non dimenticarLo.
    Chi tenta di distruggere l’Eucaristia, tenta di distruggere il contatto con Dio nell’intento di distruggere Dio dalla vita dell’uomo usando un sistema diverso, visto che quello usato ad Auschwitz, pur nella sua enormità , non è servito, come ci ha insegnato Padre Massimiliano Kolbe.
    Don Giovanni! Ti abbraccio forte, forte, forte.
    Dario

  2. Mi è piaciuta molto la conclusione:
    “…e degli altri orrori della storia come non riguardassero anche me.
    L’invito a rimanere uniti a Gesù è prima di tutto per me! So che la mia vita, con tutte le sue piccolezze e contraddizioni, se rimane unita al Vangelo porta frutto e non rimane sterile e mortale.”

    Ed è proprio così, per tutti noi.
    P. Kolbe ha fatto quello che ha fatto nel suo tempo.

    Nel nostro tempo ci sono altri stermini silenziosi che si commettono tra le bianche e “scientifiche” mure dei nostri “laici” ospedali.
    Il nostro stato finanzia l’aborto con gli stessi soldi che invece potrebbe aiutare la mamma ad accogliere il bimbo che ormai vive in lei.
    In quanti fanno qualcosa?
    Eppure siamo arrivati a superare i 6.000.000 di bimbi uccisi, … e come giustamente ci ricorda il Don, “riguardano me”.

    Forse che questo sterminio silenzioso ci dice che non siamo stati vicini al Signore?
    Forse che la maggioranza, in nome della “laicità ” ha “staccato la spina” dal Signore e sta ri-commettendo gli stessi errori?
    E’ duro ammetterlo … ma chi può negarlo?

    Ecco allora che P.Kolbe ci deve essere di esempio:
    Solo stando attaccati alla Vite della Vita, saremo in grado di dare la nostra vita, per salvare una vita.

    Francesco.

    PS.
    Il Papa, al parlamento tedesco, dopo aver ricordato come il nostro Don, il disastro del Nazionalsocialismo ha commentato questo passaggio facendoci notare che Gesù ha detto “Io sono la Vite”, e non ha detto “Voi siete la Vite”.

    Potrebbe sembrare superfluo, ma è giusto per fare chiarezza …

  3. Ciao Gioba!
    Sono d’accordo con le conclusioni che trai su esperienze come quella di “Auschwitz” (e quante altre ce ne sono in giro per il mondo…).
    Ma il titolo “Senza Dio che mondo sarebbe” merita qualche approfondimento in più. Infatti gli stessi aguzzini di Auschwitz nella fibbia della cintura avevano scritto “Dio è con noi”. Allora uno si chiede: ma quale dio??
    Supponiamo ora di non credere in Dio: cosa potremmo dire di Auschwitz? Che lì gli uomini hanno smarrito la loro identità , la loro UMANITA’. Non serve Dio per condannare Auschwitz!!

    In fondo al commento dici “rimanere uniti a Gesù”: hai perfettamente ragione!
    Secondo me questo è il punto su cui bisogna battere e ribattere: Dio è come Gesù!!
    Gesù è colui che più di tutti ci ha mostrato dove sta Dio: nella PIENA UMANITA’!

    “Dio” è una parola generica, significa tutto e niente, milioni sono le immagini perverse di Dio che gli uomini si costruiscono. E fanno guerre in nome di Dio, sono disumani in nome di Dio.
    Invece, la profonda e vera umanità , fatta di compassione, è una sola, universale (=cattolica)! Chi è profondamente umano è già strumento di Dio, è già partecipe di Dio! Anche se crede di non conoscerlo! (tantissimi esempi di questo tipo sono presenti anche nei Vangeli)

  4. Ciao Dongiò,
    questa settimana voglio condividere con te e tutti quelli che seguono, come me, ogni settimana le tue bellissime riflessioni, uno dei passi del vangelo che amo di più. Mi riporta alla mia infanzia e alle parole di mio padre, che con amore e tanta fatica, ha curato la sua vigna così come i suoi tralci…… Tutti noi nel nostro piccolo abbiamo una vite da curare, potare, e far crescere, ma tutto è fine a se stesso se non restiamo ancorati ad essa.
    Un abbraccio e spero di vederti presto.
    Noemi Mauri Mattia Michele

  5. Daniele riporta un dato interessante:
    “gli stessi aguzzini di Auschwitz nella fibbia della cintura avevano scritto “Dio è con noi . Allora uno si chiede: ma quale dio??”

    Giusto, quale Dio? Che Dio si erano fatti?
    Loro servivano il Dio chiamato “uomo perfetto”, la perfezione della razza.
    Una deriva pazzesca …

    Ma non crediamo di vivere in una società che fa lo stesso?
    Quando si parla di “aborto terapeutico” di che terapia si sta parlando?

    E come ci ricorda il Don: noi tutti ne siamo responsabili, perchè con nostri soldi viene fatto, con le nostre leggi viene legittimato, con il nostro voto viene confermato (o meno), e con la nostra azione culturale viene avvalorato (o meno … per chi si impegna su questo tema).

    Perchè, oggi come allora, chi tace acconsente!

    E sta proprio ai cristiani laici essere le mani, i piedi e la voce di Gesù al tempo di oggi!

  6. A conferma di come anche oggi vi siano altri Dei che allontanano l’uomo da Dio e lo rendono “disumano” (ovvero che arriva a negare ed uccidere se stesso)

    http://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/friuli-150mila-euro-al-film-su-eluana.aspx

    Ma ci sono anche iniziative per tagliare sprechi. A cominciare proprio dai soldi buttati per uccidere esseri umani.

    http://frewslvb.blogspot.it/2012/05/ridurre-gli-sprechi-basta-aborti-pagati.html

    Per chi desidera fare qualche cosa … se non altro per non essere ricordato come un corresponsabile.

  7. «Non è forse ora il mondo intero il suo santuario? Non si realizza forse la santità proprio nella quotidianità vissuta rettamente; il nostro culto non consiste forse nel divenire capaci di amare nella vita quotidiana e divenire così simili a Dio, andando con ciò incontro al vero sacrificio? Può ancora esserci una sacralità diversa da quella della sequela di Cristo nella sobria pazienza della vita quotidiana, un tempo sacro diverso da quello dell’amore vissuto per il prossimo, quando e dovunque le circostanze della nostra vita lo richiedono?»
    Sono le domande che si pone Benedetto XVI a pag. 62 del 11.ro volume della sua Opera Omnia “Teologia della Liturgia al Capitolo II: Tempo e spazio nella Liturgia.
    Ecco come si risponde!
    «Chi pone queste domande […] dimentica tuttavia un aspetto essenziale del limite permanente dell’esistenza umana in questo mondo, dimentica il “non ancora che fa parte dell’esistenza cristiana […]. L’evento Cristo e lo svilupparsi della Chiesa da tutti i popoli […] costituiscono una prima e importante transizione, un passo verso le promesse dell’A.T. Ma è evidente che la speranza non è ancora pienamente giunta al traguardo.»
    […] «Per questo i Padri hanno descritto gli stadi del compimento non semplicemente nella contrapposizione tra Antico e Nuovo Testamento, ma nel triplice passo di ombra – immagine – realtà : nella Chiesa del N.T. all’ombra è subentrata l’immagine. “La notte è avanzata, il giorno è vicino (Rm 13,12). Ma per ora – come s’esprime Gregorio Magno – ci troviamo soltanto al momento dell’aurora, in cui tenebre e luce si mescolano. In essa, il sole comincia a sorgere, ma non si è ancora completamente levato. Così, il tempo del N.T. costituisce un particolare stato “intermedio , una mescolanza di “già e “non ancora , in cui le condizioni empiriche continuano a valere e, tuttavia, sono state già infrante ed aperte, e bisogna aprirle sempre di nuovo in vista della definitività , che in Cristo è già entrata in scena.»
    Questa mescolanza è riferita a tutto il tempo umano e cioè a tutto quello che è successo, succede e succederà per tutti i secoli dei secoli.
    Cristo è nato “prima di tutti i secoli e verrà alla fine dei secoli.
    Chi vive l’umanità dell’uomo nei secoli dei secoli in un modo diverso ha l’orologio guasto!

  8. “Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perchè senza di me non potete far nulla…
    Senza il legame con l’Amore infinito le nostre riserve si esauriscono in fretta e cadiamo nel nulla, quel nulla che in Auschwitz ha il suo monumento più grande.

    Giustissimo, don Giovanni. Senza di Lui siamo nulla e qualsiasi cosa facciamo porta solo odio, dolore, distruzione. Perchè senza Dio si è senza Amore. Ed è impossibile compiere cose positive senza Amore. Che il Signore accresca la nostra Fede e accresca in noi la volontà di diffondere presso tutti i nostri fratelli questo meraviglioso Dono.

  9. Bisogna convincersi e prendere coscienza, con grande coraggio, che tra la Città del Sole di Tommaso Campanella ed il Paradiso di Dio Padre Onnipotente Creatore e Signore del Cielo e della Terra, c’è l’Incarnazione, la Vita, la Passione e la Morte di Cristo Gesù!
    Se tra la idealità della Città del Sole e la realtà del Paradiso non ci fosse differenza, perchè Dio avrebbe incarnato il Figlio in Gesù Cristo e lo avrebbe condotto alla Morte?
    Bisogna convincersi e prendere coscienza, con grande coraggio, che Cristo è Risorto.
    E invece? Cosa vorremmo fare noi? Incarnarci, vivere, morire e risorgere… senza patire?
    Mi sembra una idea un po’… fumettistica della Creazione.
    Cerchiamo la PIENA UMANITA’ negli altri senza accettare la VERA UMANITA’ in noi.
    Bisogna convincersi e prendere coscienza, con grande coraggio, che esiste il PECCATO. D’altronde… come si può dire… anche a Dio si potrebbe applicare il detto napoletano: “ca’ nisciuno è fesso”!
    E Auschwitz mi insegna a temere di me, prima di condannare i suoi aguzzini.

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