Cristo Re
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perchè ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perchè ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
(dal Vangelo di Matteo 25, 31-46)
Il Vangelo in una mano, così potremmo riassumere il Vangelo vissuto da Madre Teresa di Calcutta che proprio con le 5 dita della mano riassumeva la sua spiritualità : “I do it for Jesus”, “io faccio questo per Gesù”.
Nei giorni scorsi un giovane amico, frate Antonio, è stato in visita nella nostra comunità parrocchiale. Durante la sua testimonianza a messa, a tutti noi ha ricordato alzando la mano, le 5 parole fondamentali di questa pagina del Vangelo di Matteo: “Lo avete fatto a me”.
Antonio, che oggi ha 29 anni, dalla città di Napoli, già a 14 anni si innamora dei poveri e proprio attraverso una prima esperienza di servizio a Lourdes seguita dall’incontro con le suore di Madre Teresa, decide di fare della sua vita un servizio ai poveri come povero. Mi ha personalmente colpito la sua testimonianza di grande ricchezza interiore dentro una forte scelta di povertà personale esteriore, per essere non solo “con” i poveri ma “come” loro.
La grande pagina del Vangelo sul giudizio finale, che molti artisti hanno tradotto in grandiose immagini pittoriche (non ultima il capolavoro di Michelangelo del Giudizio Finale nella Cappella Sistina) prima ancora di dirci “cosa” dobbiamo fare per essere salvati, ci rivela “come” trovare Dio nella vita. Anche se non sempre in modo esplicito e consapevole, ogni uomo cerca Dio, e quindi cerca il senso profondo della vita e della propria esistenza. Ogni uomo ha scritto dentro questo desiderio di orientare al bene più grande ogni suo progetto e azione. Il Vangelo ci dice che Dio stesso è sceso per mostrarsi nell’uomo Gesù, ed essere così più vicino ad ogni essere umano, non in maniera astratta e indiretta, come lo era stato prima con i suoi inviati e profeti (vedi tutta la storia di Israele raccontata nella Bibbia prima di Gesù). Hanno fatto fatica i contemporanei e gli stessi apostoli a riconoscere Dio in Gesù di Nazareth, e tante volte erano scandalizzati dal suo modo di fare. Eppure è proprio nel bambino povero nella mangiatoia prima e poi nell’uomo nudo e morente sulla croce che Dio si mostra con il suo vero volto, il volto più immediato e riconoscibile nell’amore. Questo modo di mostrarsi di Dio continua anche dopo la morte e resurrezione di Gesù, in ogni uomo della terra a partire proprio dal più povero, dall’assetato e affamato, dal nudo, dallo straniero, dal malato e persino dal carcerato. E’ questo il volto di Dio che possiamo vedere: è Dio alla portata di mano, potremmo dire. Con la mano aperta possiamo dare da mangiare e bere, possiamo vestire, accogliere, assistere e sostenere. Con la nostra mano arriviamo a toccare Dio stesso, così come ha scelto Lui di mostrarsi a noi.
“Lo avete fatto a me”, sono la sintesi del Vangelo con le 5 parole che sono 5 come le dita della nostra mano aperta nel dare e le 5 dita della mano del povero aperta nel ricevere. Sono 5 le dita di ciascuna mano che stringe un’altra in segno di amore e sostegno e pace.
Dio è davvero a portata di mano, anche se a volte, proprio come ci avverte il brano del Vangelo, possiamo perdere più volte l’occasione di incontrarlo, magari alla ricerca di cose grandi, di un contatto con Dio superiore e lontano, oppure distratti nel cercare un altro dio, come il denaro e il potere. “Lo avete fatto a me” oppure “non lo avete fatto a me”, con quella parolina in più, “non”, che rovina tutto e ci porta fuori strada.
Meno male che Dio ci mette accanto testimoni di fede e di vita cristiana che ci fanno comprendere la concretezza e bellezza degli insegnamenti di Gesù, facendoci capire che per quanto possiamo essere distratti e lontani dal Vangelo, Dio stesso ci viene a cercare e ci riporta “a portata di mano”, la Sua!
Giovanni don