Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà , ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà ».
(dal Vangelo di Luca 9,18-24)
La televisione ogni tanto, con operazioni “nostalgia”, ripropone programmi televisivi che in passato hanno segnato la sua evoluzione e anche il costume italiano. Uno di questi programmi, riproposto recentemente, è il gioco “Rischiatutto” che nei primi anni ’70 ideato e condotto dal “re” dei programmi televisivi che è Mike Bongiorno, aveva rivoluzionato il quiz televisivo. Anche se ero molto piccolo me lo molto bene ricordo questo programma che era basato tutto su domande difficilissime su argomenti molto specifici portati dai concorrenti.
Questa pagina di Vangelo mi ricorda proprio questo quiz televisivo, perchè la domanda che fa Gesù ai suoi amici è molto precisa e con il rischio forte di sbagliare la risposta.
E così a quanto pare accade. Alla domanda specifica “Voi chi dite che io sia?” la risposta “Il Cristo di Dio” non sembra trovare l’approvazione di Gesù che conoscendo bene i suoi discepoli e la mentalità nella quale sono immersi, sa che la risposta data non è pensata nel modo giusto. Anche se dire che Gesù è il Cristo è corretto dal punto di vista formale (perchè davvero Gesù è l’Inviato di Dio secondo le Scritture), quello che stanno pensando Pietro e gli altri non è la vera identità di Gesù. Egli infatti non è l’inviato divino venuto a distruggere il potere dei Romani e a stabilire la sovranità del popolo con la violenza e spada (come un po’ immaginavano i discepoli che hanno in mente dei modelli umani di Regno di Dio), ma è il Figlio dell’uomo, cioè un uomo nella sua piena condizione divina, così come Dio ha pensato ogni essere umano e che Gesù è venuto a rivelare in modo definitivo proprio sulla croce
Lo stile di Gesù per costruire il Regno di Dio non è quello del potere delle armi e del denaro, ma il potere dell’amore totale, pronto a dare persino la vita pur di far vincere l’amore di Dio.
Solo chi comprende questo ha compreso chi è Gesù e può rispondere correttamente alla domanda “chi sono io per voi” con una risposta esatta fatta non tanto di parole ma con la vita.
Chi sono io per voi? Chi sono io per te?
Su queste domande a livello comunitario e personale si gioca la nostra vita di fede e di conseguenza la nostra azione nel mondo. E’ davvero un “rischiatutto” perchè è assai facile credere di dare risposte esatte e invece trovarsi fuori pista nel cammino cristiano
Se per noi Gesù è il potente che è venuto a cancellare tutto il male del mondo immediatamente, a separare in modo chiaro e immediato cattivi da buoni usando noi cristiani come suoi soldati, alla sbagliamo completamente strada e rischiamo davvero di vanificare l’azione di Dio nella storia.
Per salvare il mondo con tutte le sue fragilità , contraddizioni, limiti dobbiamo fare proprio come Gesù, cioè dare la vita e prendere la nostra croce, che significa amare anche a costo di perdere. E scommettere su quello che Gesù ha sperimentato su di se, cioè la resurrezione, possibile sempre per tutti, anche se non sempre immediatamente verificabile.
Pietro e gli altri danno una risposta corretta nella forma ma sbagliata nelle intenzioni, e così Gesù ordina loro di tacere e di non divulgarla, ma nello stesso tempo non li caccia dal “programma”, come invece avviene nei quiz, dove chi perde lascia la trasmissione. Gesù li tiene accanto a se per essere ancora una volta loro maestro con le parole e l’esempio. Così Gesù vuole fare con noi se accettiamo di rimanere discepoli e se riconosciamo che non abbiamo mai finito di imparare chi è lui e chi siamo noi, quale è la sua azione nel mondo e quale la nostra.
Giovanni don
Per salvare il mondo con tutte le sue fragilità, contraddizioni, limiti dobbiamo fare proprio come Gesù, cioè dare la vita e prendere la nostra croce, che significa amare anche a costo di perdere.
Giusto, don Giovanni. "Prendere la propria croce", "amare anche a costo di perdere". Frasi durissime se lette con la logica umana, ma assolutamente veritiere se vogliamo davvero essere seguaci di Gesù. Alternative non ve ne sono. Sappiamo che sarà difficile, sappiamo che cadremo. Ma sappiamo anche la cosa più importante. Cioè che affidandoci a Lui ci rialzeremo e porteremo la nostra Croce. Sempre. Aiutaci, Signore, a portare la nostra Croce.